Un progetto a cura di Fabio Mangolini e Francesco Monini
Hanno collaborato Fabrizio Bonora e Marcello Brondi
Prosegue su Periscopio – e vi terrà compagnia ogni giorno per almeno un mese – la ‘Lo Cunto de li Cunti’: Il riferimento è naturalmente al grande Giambattista Basile (pseudonimo anagrammatico: Gian Alesio Abbattutis, Giugliano in Campania, 1566 – 1632), il primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare.
Siamo partiti da una idea semplice, essenziale, quasi elementare: presentare al pubblico (quello di Ferraraitalia e quello più vasto di You Tube) brevi ‘letture ad alta voce’ . Adottando però una formula inedita. A differenza delle tantissime (e lodevoli) esperienze del genere, e che si sono decuplicate durante questo tempo di clausura virale, qui troverete solo Racconti di Qualità interpretati da Lettori di Qualità (almeno, questa è stata la nostra ferma intenzione). Abbiamo scelto racconti brevi (non più di 10 minuti di lettura, a volte molto meno), racconti classici e contemporanei, editi o inediti. E abbiamo affidato la lettura a voce alta a professionisti o semiprofessionisti. Vedrete anche che ogni video rispetta un format particolare, anche l’abbigliamento degli attori-lettori, il bianco o il nero, alludono a qualcosa: al pubblico svelare questo piccolo segreto.
Agli Autori, agli editori e agli interpreti abbiamo chiesto e ottenuto una liberatoria. Crediamo infatti che il lavoro culturale (la scrittura come lo stare in scena) debba essere adeguatamente compensato: oggi in Italia questo non succede, ed è uno scandalo per un Paese che dovrebbe essere un faro dell’Arte, della Cultura, della Bellezza. Quando questo quotidiano avrà un minimo di portafoglio a disposizione, dare il giusto compenso a chi produce e veicola cultura sarà la prima cosa che faremo: ci prendiamo questo impegno già da oggi.
Intanto: buona visione, buon ascolto, buona lettura.
(I Curatori)
Francesco Minimo, Chi ha dormito nel mio letto, letto da Marcello Brondi
CHI HA DORMITO NEL MIO LETTO?
Chi ha bevuto dal mio bicchiere? Chi ha mangiato nella mia scodella, chi si è seduto sulla mia poltrona, chi ha usato il mio spazzolino, chi ha fumato la mia pipa. E soprattutto (quella cosa lo faceva veramente imbestialire) chi ha dormito nel mio letto.
Tutte le notti era la stessa storia.
Piano, ragioniamo, mi chiamo Filippo Torelli e questa è la mia casa, di mia esclusiva proprietà, me l’ha lasciata mio zio. Sono figlio unico, niente moglie e niente figli. Cioè a dire che nessuno, dico nessuno, può vantare un qualche diritto sulla mia bellissima casa. Ora, date un’occhiata ai catenacci, alle chiavi (ma chiavi sul serio, non delle yale da due soldi), controllate le sbarre di ferro, le inferriate doppie, i cancelletti di maglia d’acciaio davanti alle portefinestre; insomma, credetemi, in casa mia non entra nemmeno un topino, figuratevi un ladro, un intruso, un vagabondo. Eppure non si riesce a stare in pace. Tutte le notti è la stessa storia.
Ma non era un problema solo del fu ingegner Filippo Torelli. Gli altri la pensavano esattamente come lui. Anche gli altri, una trentina o qualcuno in più, gridavano, minacciavano, sbattevano i piedi. Ognuno protestava il suo sacrosanto diritto sul proprio bicchiere (e tutti il medesimo bicchiere), e sulla scodella, la poltrona, lo spazzolino da denti, il vecchio letto di noce. Al numero civico 43 di via Fondobanchetto tutte le notti c’erano discussioni. E non era la solita animata, rissosa, tipica assemblea di condominio, vi giuro, era mille volte peggio.
Fino a mezzanotte filava tutto liscio. Era una zona tranquilla della città, la più antica, il cosiddetto “castrum byzantinum”. Ma ecco, a mezzanotte in punto, l’ora canonica dei fantasmi, iniziava la baraonda. Che durava per ore. Le voci si spegnevano, di colpo, solo con il primo raggio dell’aurora.
Se pensate che tutti i fantasmi, tutte le anime dei trapassati, siano presenze diafane, timide e discrete, malinconiche e amanti del silenzio, siete fuori strada. Questo non era comunque il caso dei proprietari della casa di via Fondobanchetto 43. La casa, dall’anno di costruzione ad oggi, era stata ripetutamente oggetto di atti di successione, e donazioni, compravendite, addirittura di un paio d’aste giudiziarie a seguito del fallimento del proprietario.
Non si scappa, de jure tutti i fantasmi inquilini erano titolari del medesimo titolo di proprietà. Il punto era fargli capire che tale titolo, esclusivo fin che si vuole, poteva e doveva essere esercitato in comunione con tutti gli altri aventi diritto. Macché, abituati in vita a disporre di quel bene – dico la casa e tutto ciò in essa contenuto – in modo totale, senza restrizioni di sorta, non gli entrava in testa che il loro nuovo status imponeva un diverso comportamento.
Io, vivo e vegeto se dio vuole, visitando per conto di una stimata agenzia immobiliare la casa infestata (così era rinomata per quel fastidioso baccano notturno e per questo preciso motivo non trovava punto un acquirente), mi sono apposta trattenuto oltre il tramonto, per tutta la notte, fino all’alba.
Per spiegare la situazione. Per farli ragionare.
Sono un buon parlatore, un ottimo agente, ma non c’è stato verso. Allo scoccare della mezzanotte, non un minuto più tardi, una donna dalla voce stridula si è messa a gridare come un’ossessa: Chi ha mangiato nel mio piatto? Alla sua, si è sovrapposta la voce per me irriconoscibile dell’ingegner Torelli (da vivo ci frequentavamo, era persona mite e dai modi cortesi) sbraitando: Chi ha bevuto dal mio bicchiere? E una terza, totalmente fuori di sé: E chi ha dormito nel mio letto?
Niente. Non mi hanno fatto nemmeno parlare.
Francesco Minimo, Chi ha dormito nel mio letto, tratto da: Noi fantasmi. Racconti quasi fantastici, inedito, 2018
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Cover: elaborazione grafica di Carlo Tassi
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