(Pubblicato il 15 dicembre 2013)
LUDOVICO ARIOSTO
a 480 anni dalla morte
Ludovico Ariosto (1474-1533) nacque a Reggio Emilia, primo di dieci figli, da famiglia di nobili origini. Si applicò prima alla grammatica e poi (svogliatamente) studiò legge, quindi il padre Nicolò gli concesse di dedicarsi esclusivamente alle lettere. Alla morte di questi, l’Ariosto ebbe sulle spalle la responsabilità della sistemazione dei quattro fratelli e delle cinque sorelle, sicché fu costretto a passare al servizio di Ercole I e successivamente del cardinale Ippolito d’Este. Nel 1517 il cardinale partì per l’Ungheria ma Ludovico, forse anche per rimanere vicino alla donna amata (Alessandra Benucci), si rifiutò di seguirlo e Ippolito lo licenziò. L’anno dopo entrò fra gli stipendiati del duca Alfonso I, il quale lo inviò nel 1522 come Commissario ducale in Garfagnana. Ariosto tornò a Ferrara nel 1525, acquistò con i propri risparmi la sua “parva domus” in contrada del Mirasole (oggi via Ariosto), si sposò con la Benucci e attese con serenità alla revisione definitiva del suo capolavoro: l’Orlando furioso, pubblicato in quarantasei canti nell’ottobre del 1532.
«Le opere che precedono, accompagnano e seguono il Furioso, – scrive il filologo Marcello Turchi – convalidano l’asserzione critica che l’Ariosto è grande poeta di un sol libro, e che, negli altri che scrisse, in varia misura si manifestano tendenze del suo animo diversamente utili ad illustrare quell’opera che riassunse tutta la sua vita poetica e in cui in continuità riversò il senso della sua vita umana». Oltre al suo grande poema, Ludovico Ariosto compose le Liriche latine (1494-1504), le Liriche volgari (1493-1525): articolate in cinque canzoni, quarantun sonetti, dodici madrigali, ventisei capitoli e due egloghe, le sette Satire (1517-1525), le cinque commedie: Cassaria, Suppositi, Lena, Negromante e Studenti, le oltre duecento Lettere e i Cinque canti.
Strutturalmente derivato dall’Orlando innamorato del Boiardo ma impostato con diversa prospettiva ideologico/letteraria, l’Orlando furioso dell’Ariosto apparve in prima edizione di quaranta canti nel 1532. Tre linee di sviluppo sorreggono la trama del capolavoro: la pazzia di Orlando, la guerra fra cristiani e mori e le nozze di Ruggiero e Bradamante, su cui veleggiano episodi di geniale e inarrivabile lirismo come il viaggio lunare di Astolfo, l’amicizia e fedeltà di Cloridano e Medoro, l’amore di Fiordiligi e Brandimarte.
«La distanza e lo straniamento decisi dall’Ariosto – commenta il poeta Edoardo Sanguineti – sono distanza e straniamento operati, come del resto è noto, di fronte a un libro [l’Innamorato] in cui culminava, e non soltanto per l’ambito ferrarese, la metamorfosi cortigiana del poema cavalleresco in romanzo d’avventura. L’ironia tecnica dell’Ariosto è un’ironia che, con un solo movimento, liquida tutto il residuo cavalleresco, e instaura definitivamente l’avventura romanzesca».
Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013
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Riccardo Roversi
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