L’INTERVISTA
Il Vintage a Ferrara: tutta un’altra storia
Tempo di lettura: 6 minuti
La storia è ciclica, si ripete; e con essa corsi e ricorsi di vario tipo. Sono le “fluttuazioni cicliche” di cui parlava Hobsbawm, e che possono calzare a pennello a più di una idea, di una categoria.
É il caso dell’ottica adottata da Officina del Vintage, mercato ed esposizione del vintage alla sua seconda edizione, ambientato nei suggestivi Imbarcaderi del Castello Estense. Svoltasi nel fine settimana e organizzata da Giorgio Paparo, ha visto confermati gli ottimi numeri dell’anno scorso, circa 4000 presenze.
“Vintage – spiega Paparo – è per definizione un prodotto creato e utilizzato almeno venti anni prima del momento contingente. Il passato è una perenne fonte di ispirazione. Ora sono gli anni Ottanta a essere tornati di moda. Prima di loro, del revival sono stati protagonisti gli anni Settanta e prima ancora i Sessanta. Questa è la magia del vintage, la sua storia: creare novità con materiali e oggetti del passato; reinventare ciò che già è stato, dargli nuova vita e talvolta nuova forma. Che è cosa differente dall”usato’, da cui si distingue non perché, e non solo, perché è già stato utilizzato; e che non è puramente rétro, ovvero un oggetto creato a modello di un pezzo d’epoca, ma perché è unico e irripetibile nel suo genere, perché divenuto simbolo e icona di un periodo, caratterizzandolo e connotando momenti e situazioni cristallizzate in un eterno attimo di tempo.”
Nel percorso sotterraneo allestito per l’occasione si incontrano tessuti pregiati, capi che hanno fatto la storia della moda; originali oggetti di design, pezzi di arredamento, cartoline, poster; libri di musica e litografie; romantiche cloches che si contendono la scena con scanzonati floppy anni Settanta, mentre da una mensola occhieggiano fedore composte e sorprendenti tube dal sapore steampunk. Ma anche pantaloni a zampa d’elefante, giacche con frange stile texano e giacche tempestate di paillettes posati accanto a mobili di legno antico decorati – “Sono vissuti d’epoca, ritrovamento prezioso nella casa di mia madre”, spiega Monica, una delle espositrici.
Officina del Vintage è il frutto di una ricerca, di un viaggio che ha preso inizio molto tempo fa dalla personale collezione di bottoni dell’artista di origine romana: vere opere d’arte, metallo e stoffa, cesellature e incisioni, forme geometriche e fiori, alcuni dei quali montati su anelli, che porta a scoprire nelle fiere di settore in tutta Italia. Paparo, che nasce grafico, comincia ad affiancare alla propria attività lavorativa l’esposizione pubblica dopo averla scoperta e apprezzata in altre città del Paese: “In molti luoghi il vintage era una realtà da molto tempo consolidata. Proprio girando l’Italia ho capito che nel vintage c’erano possibilità di scoperta e ricerca. E soprattutto che era arrivato il momento giusto per fare tesoro delle esperienze vissute, da me e da chi condividesse in parte questa mia storia personale, per creare qualcosa che coinvolgesse l’esperienza che avevo accumulato per portarlo a Ferrara, creando una esperienza che la raccontasse in una mostra-mercato in cui il pezzo importante viene scoperto ed esposto, ma anche che fosse occasione di confronto e scambio. Non mi definisco purista del vintage, ma cultore e appassionato del vintage di ricerca.”
La sua fonte di ispirazione è da sempre la strada, lo street style che si rivela fecondo di idee e ispirazioni, in cui si riversa il mondo, in cui è possibile osservare tutto e tutti. La strada come sinonimo di vita vissuta. Non alla ricerca di un bello assoluto e quasi statico, canonico; ma piuttosto di un dettaglio, di una particolarità, di un colore che colpisca la curiosità e la fantasia e rende un oggetto unico, della storia di un capo, di ciò che c’era prima che nascesse in quanto oggetto, ma che già esisteva nella sensibilità e nella mente di chi l’ha concepito.
Questo è anche il caso del vintage dei remakers, che utilizzano tessuti e materiali di una volta per ricollocarli in creazioni contemporanee. Rivisitandoli, stravolgendoli, cambiando prospettiva: a una giacca, le cui maniche complete di bottoni divengono tasche per una borsa originale; piuttosto che a lampade i cui steli sono costituiti da vasi di vetro; o ancora abiti in cui protagonista di ago e filo non è stoffa, ma carta da parati. Come se gli oggetti potessero avere una seconda possibilità; non solo di mostrarsi, ma anche di vivere una diversa funzione in cui l’ecosostenibilità è la punta di diamante di un processo in cui il materiale non viene scartato, ma riciclato. E come se l’artista, sorta di prestigiatore, estraesse da uno di quei magnifici cappelli a falde larghe un coniglio dietro l’altro.
“L’importante – aggiunge Paparo – è che sia vero vintage, ed è proprio per questo che anche lo scorso anno abbiamo proposto prima l’informazione su questo tema a ogni singolo espositore, tenendo alla specifica di questo concetto, per una consapevolezza condivisa tanto dall’espositore, quanto dal pubblico che prende coscienza di ciò che vede. E del fatto che l’arte non è puro e semplice frutto di una mente edonista o vanitosa, né faziosa; ma, al contrario, di un ricercatore che mette a disposizione una collezione e una ricerca personale. É il caso di Betty Concept, che utilizza tessuti storici per creare revival.”
Informazione che ha dato i suoi frutti: “Abbiamo notato che nel pubblico di questo anno c’era maggiore consapevolezza; se l’anno scorso il sentimento predominante nei visitatori era la curiosità, quest’anno possiamo dire sia stata la ricerca, già sapientemente dosata e seminata. Le borse sono indubbiamente l’articolo che ha riscosso grande successo, seguite a ruota dagli occhiali da sole. La grande novità è stato l’avvicinamento all’artigianato, all’hand-made: questo è il caso di Ricicli.”
Unitamente alla fiera mercato, il corredo necessario di appuntamenti e incontri aggiuntivi per immergere il visitatore in una vera e propria cornice culturale che fosse non semplice sfondo ma complemento, accessorio, intrattenimento: film e musica Northern Soul, dedicato alla musica popolare nera degli anni Sessanta, lo spettacolo teatrale Sono Fred dal whisky facile dedicato alle canzone di Fred Buscaglione, sino alle sigle dei cartoni animati cult anni Ottanta interpretati dai Raggi Fotonici; incontri con artigiani, designer e artisti che raccontano il processo realizzativo degli oggetti e come utilizzare materiale di recupero per le proprie creazioni; passeggiate alla ri-scoperta di itinerari tra architettura e urbanistica razionalista del primo Novecento. E ancora fotografia, stile e moda delle acconciature femminili, dalle seducenti flappers degli anni Trenta ai caschetti e alle cotonature degli anni Sessanta. Per terminare con un candido set fotografico i cui protagonisti sono due sedie dal sapore medievale, un austero telefono in bachelite e due drappi rossi che corona la fine del percorso in cui il tempo, fermato ad almeno vent’anni prima, mostra che il passato, prima o poi, ritorna sempre.
Le foto della seconda edizione dell’Officina del Vintage a Ferrara sono di Giorgia Pizzirani
Sostieni periscopio!
Giorgia Pizzirani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it