L’INTERVISTA
Ferrara protagonista in Europa, col metodo Cosquillas il teatro è modello innovativo per l’apprendimento
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Il progetto europeo di apprendimento alternativo Leonardo Theatre è al secondo anno di realizzazione e nel 2015 verrà sperimentato all’interno delle scuole e degli istituti ferraresi, promuovendo il teatro come strumento formativo, utile in particolare a debellare l’abbandono scolastico in età adolescenziale. Si tratta di un modello innovativo a livello europeo di matrice tutta ferrarese: ideato una decina di anni fa dal Teatro Cosquillas e sperimentato per la prima volta alla scuola media De Pisis nel lontano 2008, viene approvato dalla Commissione europea, grazie alla collaborazione della Città del Ragazzo come partner titolare del progetto, nel novembre 2013. Ora il metodo Cosquillas viene insegnato ed esportato anche all’estero, ai partner del progetto che sono Irlanda del Nord (The Cedar Foundation), Turchia (Bogazici University), Germania (Evangelische Akademie Bad Boll) e Polonia (Grodzki Theatre Association).
Partecipare al progetto si presenta come una grande opportunità per tutte le scuole e gli istituti della città, in particolare per proporre un’alternativa didattica a quei ragazzini con storie difficili, di disagio e di fallimenti scolastici alla spalle. Per l’importanza e la delicatezza del tema, abbiamo voluto ripercorrere il lungo percorso che ha portato all’affermazione del modello a livello internazionale, intervistando gli ideatori, il regista Massimiliano Piva e la pedagogista Alessia Veronese del Teatro Cosquillas, e coloro che per primi hanno creduto e sperimentato il loro metodo: l’ex-preside della scuola media De Pisis Giovanni Fioravanti e il direttore dell’istituto professionale Città del Ragazzo Giuseppe Sarti.
Partiamo dal principio. Alessia e Massimiliano, come è nato il metodo Cosquillas e come si sono svolte le prime sperimentazioni in ambito scolastico?
Il Progetto di apprendimento alternativo attraverso il teatro è stato elaborato nel tempo e sperimentato per la prima volta nel 2008 alla scuola media De Pisis, grazie alla disponibilità del preside di allora, Giovanni Fioravanti e la collaborazione della professoressa Simonetta Sandra Maestri. Quell’anno abbiamo lavorato con un gruppo di una dozzina di ragazzini di terza media con disagio sociale: facevano fatica a stare in classe, a stare seduti, non avevano mai scritto nulla e avevano dietro di sé storie drammatiche.
Come funziona il vostro metodo di apprendimento alternativo?
Occorre trovare un filo che leghi l’attività teatrale alla programmazione scolastica. Quella volta siamo partiti facendogli vedere il film “Central du Brasil” sui ragazzini di strada, uno spunto per cominciare ad enucleare alcuni temi. Poi il metodo prevede sempre un momento in cui ci si concentra su attività teatrali mirate alla costituzione del gruppo e alla consapevolezza di sé, per poi tornare allo spunto iniziale e contestualizzare alcune tematiche come, in quel caso, la povertà, l’analfabetismo, i vantaggi dell’apprendimento, le droghe. Alla fine ogni ragazzo ha scelto un argomento da portare all’esame: il Brasile in Storia e in Geografia, le droghe in Scienze, brani attinenti per Musica, realizzazione delle scene per Arte, ecc. E poi, importantissima, la scrittura del copione, ma non da soli, con modalità condivise.
Ha funzionato?
Benissimo. I ragazzi sono arrivati molto preparati ed è emerso che, grazie al lavoro teatrale di gruppo, avevano appreso tutte le tematiche e non solo il singolo argomento scelto. Ascoltando i propri compagni, avevano imparato moltissime cose, senza far fatica. Ma la cosa più bella è che hanno aumentato molto la stima di sé: si sono esibiti davanti ai loro compagni di classe e di fronte alla commissione d’esame, sono stati applauditi e apprezzati e, dopo la rappresentazione, sono venuti da noi e ci hanno detto: “Hai visto, anche io sono come gli altri”, “Adesso hanno capito che anch’io so fare delle cose”. Addirittura gli è stato chiesto di replicare davanti ai genitori, momento molto commovente.
Proporre a questi ragazzi una metodologia di apprendimento basato sul teatro funziona perché permette loro di imparare divertendosi, di muoversi incanalando le energie fisiche, di ‘sfamare’ il loro bisogno di sentirsi uguali agli altri e capaci. Solo se si intercetta quel bisogno e ci si lavora, si può poi puntare a raggiungere obiettivi più prettamente scolastici.
Quanto durano questi laboratori?
Dipende. Il primo anno è stata un’esperienza molto intensiva: il laboratorio si è tenuto da gennaio a giugno, quattro volte la settimana, per quattro ore, tutte le mattine. Una vera e propria alternativa all’apprendimento in classe. Il secondo e terzo anno, invece, abbiamo lavorato con un’intera classe terza: gli incontri erano di due ore, si svolgevano una volta la settimana, il lavoro è stato molto meno approfondito, siamo riusciti solo a toccare alcuni temi.
Com’è nata la collaborazione con la Città del Ragazzo e come si è sviluppato il progetto Leonardo Theatre?
Qui alla Città del Ragazzo noi abbiamo sempre proposto laboratori pomeridiani per ragazzini che presentano qualche difficoltà o che hanno alle spalle diversi fallimenti scolastici, proponendo le nostre tecniche per un lavoro sul gruppo e sulla consapevolezza di sé. Ma l’idea era quella di attivare il nostro progetto sull’apprendimento alternativo. Grazie alla fiducia e all’apprezzamento del direttore dell’istituto, nell’ottobre del 2013 siamo riusciti finalmente ad ottenere i finanziamenti europei del progetto Leonardo da Vinci (ora Erasmus Plus), nell’ambito del Lifelong learning programme.
Approvato dalla Commissione europea, il metodo Cosquillas diventa un modello innovativo per l’apprendimento alternativo e viene esportato all’estero. Una grande soddisfazione…
Assolutamente sì, anche perché i nostri partner sono Paesi come la Turchia, la Germania, la Polonia, e l’Irlanda che fanno esperienze importanti di teatro a diversi livelli, ma nessun progetto aveva mai incluso l’aspetto dell’apprendimento scolastico, quindi noi siamo stati di fatto i primi.
Cosa comporta il progetto per voi del Teatro Cosquillas?
Comporta stare in contatto con i partner per trasmettere il nostro metodo e formare gli insegnanti dei diversi gradi delle scuole. Siamo andati in Turchia e in Germania, la prossima formazione sarà in Polonia in aprile.
Come viene recepito il metodo da parte degli insegnanti?
Facendo la formazione agli insegnanti ci siamo resi conto di quanto abbiano bisogno anche loro di condividere un momento, di relazionarsi come persone, spogliati del solito ruolo. Solo provandolo su di sé potranno poi a trasmetterlo anche ai ragazzini più difficili e demotivati. E questo Beppe sarti lo sa perché è stato coinvolto personalmente nel laboratorio per la formazione degli insegnanti…
Davvero direttore?
Sì, passavo per verificare come si stava svolgendo la formazione e mi hanno coinvolto: è stata un’esperienza forte, ho provato sulla mia pelle quanto sia difficile mettersi a nudo davanti ai colleghi e a stabilire una relazione autentica, a fidarsi dell’altro.
Al direttore della Città del Ragazzo Giuseppe Sarti chiediamo quali sono, secondo lui, gli elementi vincenti del metodo Cosquillas.
Abbiamo sempre investito in questo modello perché di volta in volta ne abbiamo constatato l’efficacia, sia per la disabilità che per gli aspetti legati all’apprendimento. Per spiegare quanto funziona, più che grandi discorsi io faccio sempre un esempio: avevamo un ragazzo, purtroppo non è più con noi, che in seguito ad un grave incidente stradale aveva compromesso l’area cerebrale della memoria e non si ricordava nulla di ciò che aveva appena detto e rifaceva le stesse domande reiteratamente; ma quando faceva teatro con Massimiliano e Alessia, non sbagliava una battuta. Questo mi fa dire con assoluta certezza che non si apprende solo con il cervello ma anche con il cuore, e che la motivazione, il desiderio, è una leva straordinaria per l’apprendimento. Stessa cosa per quei ragazzini che soffrono un forte disagio a seguito di una serie di sconfitte scolastiche e che sembrano destinati al fallimento: abbiamo riscontrato che lavorare con il teatro li porta a riscoprire sé stessi, a governare le proprie emozioni, a saper stare in mezzo agli altri e sviluppare un progetto di vita nuovo.
Il teatro è uno strumento potente che aiuta a tirar fuori tutte quelle capacità e abilità che sembravano sopite. Far star bene i ragazzi e farli lavorare in gruppo è una precondizione affinché si crei un ambiente di apprendimento. Il beneficio è evidente soprattutto per i ragazzi che hanno fallito nel modello di scuola tradizionale; ma anche per i liceali e per chi ha capacità eccezionali a livello cognitivo, questa comunque è un’esperienza formativa fondamentale perché aiuta a conoscersi e a superare quei piccoli blocchi che bene o male ognuno di noi ha. Infine, tema purtroppo molto attuale, lavorare insieme e condividere esperienze ed emozioni, aiuta al riconoscimento ed al rispetto reciproco, indispensabili per la convivenza pacifica di persone di diversa etnia, credo religioso e cultura.
Qualche parola sulla realizzazione del progetto europeo…
Considerando il metodo Cosquillas una buona prassi, abbiamo ritenuto utile diffonderlo partecipando ad una linea di finanziamenti europei per la formazione professionale e il trasferimento di buone prassi. Abbiamo preventivamente lanciato la proposta ad eventuali partner a livello europeo ma, per evitare di cadere nella trappola del fare le cose sempre con gli stessi soggetti, a volte in modo un po’ forzato, ci siamo rivolti a realtà totalmente nuove che ci sembrava avessero il profilo adatto per la nostra proposta. Abbiamo avuto una buona adesione, più che sufficiente per poter partecipare al bando e siamo stati finanziati per un progetto biennale, con una quota complessiva di € 300.000. Il progetto è partito a novembre 2013, quindi ora abbiamo terminato la prima annualità e siamo in attesa dello sblocco della seconda parte dei finanziamenti.
Come vi siete trovati con i vostri partner?
Si tratta di target completamente diversi dal nostro e questo è la prova che il metodo è trasferibile geograficamente e anche adattabile ai contesti: lavoriamo con l’Università di Istanbul, con un’Accademia universitaria tedesca, una scuola polacca di formazione superiore, una fondazione irlandese che si occupa solo di disabili, anche molto gravi.
Quale lavoro è stato fatto il primo anno e quale in previsione per la seconda e ultima annualità?
Il nostro compito è diffondere la metodologia agli altri partner che dovranno poi implementarla nei loro percorsi specifici. Nel 2014 tutti i partner, noi compresi, abbiamo fatto la formazione ai formatori. Nel 2015 dovremo fare tutti un salto di qualità e sperimentare il metodo nelle scuole e negli istituti, in modo che questo metodo si integri nei programmi e diventi uno strumento didattico come gli altri, coinvolgendo i consigli di classe e in particolare gli insegnanti delle discipline più culturali, di ambito civico e sociale.
Come era partito con l’esperienza alla scuola De Pisis…
Esatto, come era partito in via sperimentale.
A proposito di De Pisis, abbiamo incontrato l’allora preside Giovanni Fioravanti, l’apripista della sperimentazione, per ascoltare anche il suo punto di vista da esperto dell’apprendimento, di istruzione e formazione.
Innanzitutto, ci tengo a congratularmi con gli ideatori e con la Città del Ragazzo per aver raggiunto un risultato così importante, ampliando la progettualità a livello europeo. Per quanto riguarda l’esperienza del 2008, occorre partire dal contesto territoriale in cui la scuola De Pisis si trovava.
[1. CONTINUA]
Per saperne di più visita il sito del progetto Leonardo Theatre [vedi]
Alcune esperienze di percorsi didattici realizzati attraverso il metodo Cosquillas, nell’ambito del progetto europeo Leonardo Theatre, sono state documentate e sono visibili su Youtube:
primo video [vedi]
secondo video [vedi].
Le foto dei ragazzi documentano il laboratorio teatrale e lo spettacolo di fine anno, realizzato con Metodo Cosquillas alla Città del Ragazzo (a.s. 2013-2014).
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Sara Cambioli
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