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Da ufficio stampa Fondazione Meis

I volti di dieci ebrei ferraresi condannati dalla Shoah a una morte atroce – nelle camere a gas, per dissenteria in un penitenziario, di freddo e stenti nei sotterranei di un convento – sono al centro di un’installazione che ne racconta le storie in pochi metri quadrati, quasi sottovoce, ma con una forza e un’efficacia espressiva che il pubblico ha premiato.

Dal 24 gennaio ad oggi, sono, infatti, già oltre duemila i visitatori accorsi al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Via Piangipane 81, a Ferrara) per conoscere “TOUCH – Toccare alcune storie di cittadini ferraresi ebrei deportati”. E altri ancora potranno lasciarsi coinvolgere da questa esperienza così intensa fino a domenica 26 marzo, giorno di chiusura della mostra promossa dal MEIS e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Ferrara.

Allestita dai fotografi Piero Cavagna e Giulio Malfer, la narrazione di TOUCH ha per protagonisti Albertina Bassani Magrini, Silvio Finzi, Silvio Magrini, Amelia Melli, Zaira Melli, Germana Ravenna, Marcello Ravenna, Lindo Saralvo, Maria Zamorani e Renato Castelfranchi. Ovvero dieci dei circa centocinquanta cittadini ebrei ferraresi che, tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944, rimasero vittime dello sterminio nazista.

A dare voce a ciascuna delle loro biografie sono un breve testo in prima persona e una foto, ricoperta da uno strato di inchiostro termo-cromico nero, ma non per questo consegnata all’oblio: strofinando le superfici scure che nascondono le immagini, il calore delle dita dei visitatori le riporta alla luce, almeno temporaneamente.

TOUCH può essere visitata gratuitamente dal martedì al giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, il venerdì dalle 10 alle 15 e la domenica dalle 10 alle 18.

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