L’INCHIESTA
Partigiani oggi, nuove testimonianze: “Senso di responsabilità e coraggio per risollevare il Paese”
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3. SEGUE – Continuano ad arrivare in redazione testimonianze che riattualizzano i valori della Resistenza e indicano il significato dell’essere “partigiani oggi”. E noi continueremo puntualmente a darne conto su queste pagine. Abbiamo chiesto a uomini e donne di generazioni diverse, con storie, percorsi, esperienze, formazione differenti di esplicitare i princìpi inderogabili per i quali è necessario impegnarsi e gli ostacoli che si frappongono alla loro applicazione. Nella colonna a destra della home, in alto, abbiamo inserito un logo che riporta il titolo dell’inchiesta; cliccandolo si accede a una videata che visualizza tutti gli interventi pervenuti, nella loro versione integrale.
Licia Vignotto, giovane giornalista e operatrice culturale spiega di aver “pensato a lungo sul tema del valore da difendere, ma l’idea del ‘valore’ non mi piace, come non mi piace l’idea della ‘difesa’. Ci si difende dagli aggressori ma a me sembrano tutti vittime: i ricchi e i poveri, i benestanti e i malestanti. Provo pena – pena sincera – per chi si comporta in modo stupido e nocivo, per gli arrivisti e i carrieristi, per gli avidi, per gli arroganti, per i disonesti. Non c’è niente da difendere, caso mai da diffondere: responsabilità”.
“Sarebbe sufficiente che la gente cominciasse a guardarsi in faccia e a leggere i valori dentro l’Etica del volto e della responsabilità”, fa eco Raffaele Rinaldi, direttore dell’associazione Viale K. Il quale segnala “la mancanza del coraggio necessario a declinare i valori nella tutela della dignità e nella lotta per la libertà della persona, soprattutto dei più deboli. Paradossalmente – rileva – si salvano i valori e si ammazzano le persone. Sappiamo scegliere i valori come i prodotti al supermercato, soprattutto quando si possono applicare forti sconti sull’impegno attivo che ne deriva. Preferiamo la penombra dell’ignavia all’esposizione del partigiano”.
“Mi piacerebbe vedere finalmente una guerra senza armi, una guerra di cervelli che vogliono il meglio per tutti, quel famoso ‘bene comune’, allontanando tutte le nefandezze presenti – afferma la giornalista marchigiana Cristiana Carnevali -. Ma certe volte mi sento impotente di fronte a tanti nani, saltimbanchi e ballerine che popolano la nostra società, occupando posti di rilievo, non soltanto in politica, con incapacità evidenti e soprattutto senza il benché minimo rispetto per Italia e italiani. Per questo restiamo partigiani anche oggi e i valori che perseguiamo sono sempre gli stessi”.
Francesca Succi, giovanissima giornalista particolarmente nota come blogger, introduce un originale punto di vista: “Come donna e giovane sono una guerriera, ogni giorno. Combatto per la libertà, la credibilità, la solidità e la condivisione immacolata. Il mio nemico è rappresentato dallo stereotipo, dalla menzogna, dall’ignoranza e dalla mancanza di tempo. L’unica adeguata difesa è l’energia, che parte dall’interno per confluire esteriormente, producendo risultato”.
Amara la riflessione di Mario Rebeschini, fotografo di pace in tempo di guerre: “Quando in un’assemblea infuocata all’università si voleva creare un momento di attenzione – ricorda – dal megafono si gridava: ‘Attenzione compagni, attenzione, prende la parola un partigiano, il compagno L.P’. Ed ecco L.P. dire parole di condivisione alle nostre battaglie con le raccomandazioni di un padre che stimi. Ma chi ha il coraggio, oggi, di prendere un megafono per ricordarci con forza i grandi valori della Resistenza e il sacrificio di quei milioni di uomini e donne che hanno garantito a tutti un’esistenza degna d’essere vissuta? Poveri partigiani, poveri noi, mi viene da pensare, ma non lo dico a nessuno”.
3. FINE
Cliccando i nomi in grassetto è possibile leggere l’intervento integrale
Leggi la prima puntata dell’inchiesta
Leggi la seconda puntata dell’inchiesta
Leggi i nostri articoli del progetto Treccani “Voci di Resistenza” di Giuseppe Muroni

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Sergio Gessi
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