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L’immaginario poetico di Silvia Belcastro “Nella città di formiche di luce”

Articolo pubblicato il 8 Giugno 2018, Scritto da Redazione di Periscopio

Tempo di lettura: 2 minuti


di Loredana Bondi

Ho assistito recentemente alla presentazione del libro di poesie di Silvia Belcastro ”Nella città di formiche di luce” (Kolibris edizioni) presso il caffè letterario di Via Ripagrande a Ferrara.
Davvero una bella esperienza: una giovane donna che affronta il mondo della poesia nei suoi meandri più impervi, fantasiosi e reali insieme, traducendo sensazioni, esperienze e ricordi che aleggiano in un clima di sopravvivenza, nella continua lotta fra la triste verità e la bellezza del vivere.
In effetti, il tempo che passa mi fa sempre più sentire quanto la poesia sia un compendio di musica, di suono, di parola e movimento che s’innescano in uno strano e magnifico preludio di bellezza, amore e di senso della vita…basta ascoltare ogni suo suono che muove i sentimenti fin giù nell’anima.
Ecco la sensazione che succede leggendo, ma soprattutto ascoltando la poesia di Silvia… Nella città di formiche di luce… questa donna sa penetrare in fondo all’anima lasciando intatti la bellezza, le immagini e suoni dei luoghi come la sua Ferrara, dei luoghi di vita e di sogno, dove frammenti di luce “…sconosciuta, scintilla d’acqua e fuoco insieme” appaiono come il vero mistero della vita pieno di attese e di speranze, che aspettiamo, senza che mai si annunci…
In “Nella città di formiche di luce” è rappresentata una trilogia di passaggi: dalla dolorosa scoperta dell’io sommerso, della diversità, della chiusura verso ciò che sta fuori e la fatica quasi eroica di fuggire per cantare, come dice Orlando un canto… di ricordi come ferite… poi vi porrò un seme, lama tagliente, da cui prenderanno il volo mille colombe, ad un volo per la prima volta, verso la città. Qui si aspetta… un riflesso di luce sconosciuta…una scintilla d’acqua e fuoco insieme, quel mistero egoista che si rimpinza di attesa e di speranze, senza annunciarsi mai… Pare addirittura l’evocazione di una vita vissuta mille e mille anni che tenta di scoprire il significato del proprio esistere. Un epilogo di questo cammino sta tra il rosso del corallo che richiama la speranza e quello… straccetto logoro di felicità che il tempo le ha lasciato.
In questa città delle formiche di luce, in fondo, c’è la storia di un’umanità che cerca di comprendere il non senso dell’immane dolore che ci circonda, per trovare qualche frammento di luce in tanti piccoli segni e cantarne la bellezza, scoprendo le voci, i suoni e colori che stanno nell’aria e provare a vivere.
Davvero un percorso poetico che vale la pena scoprire.

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Redazione di Periscopio



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani