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Da organizzatori

Oggi i ragazzi delle classi terza, quarta e quinta dell’Istituto Tecnico Superiore di Portomaggiore hanno incontrato Ivan Grozny Compasso, scrittore eclettico e giornalista freelance, che ha collaborato con molte importanti testate quali “La Repubblica” e “La Gazzetta dello sport”, nonché conduttore radiofonico e collaboratore Rai, da sempre sensibile alle forti tematiche internazionali che riguardano il Medio Oriente e l’America Latina.

Grozny ha tenuto una lezione frizzante e coinvolgente sul rapporto, spesso censurato perché “scomodo”, tra politica, guerra e sport, da cui è tratto il suo libro “Ladri di sport” (2014).

Grozny ha ripercorso la storia del rapporto tra razzismo e calcio nel mondo, dalla colonizzazione dell’America Latina del XVI secolo ad oggi, sottolineando il contributo di personaggi-chiave del processo di lotta contro il razzismo (come Pelè, Socrates, Mandela, ecc), per difendere il valore umano e universale dello sport, contro la strumentalizzazione politica e finanziaria dei governi.

“Il calcio non è solo un’arma di distrazione di massa, ma è un catalizzatore che abbatte barriere e crea relazioni impossibili. Ancora oggi in molte parti del mondo, per troppi bambini lo sport rappresenta un potentissimo atto di resistenza; è la vita”, dice Grozny, raccontando agli studenti la sua pericolosa esperienza durante l’assedio di Kobane in Siria, o nei campi profughi in Iraq, dove i bambini non rinunciano a giocare a calcio nemmeno per le strade minate e sorvegliate dai cecchini, tra le macerie delle loro case devastate dalle bombe.

“Il razzismo c’è e ci sarà sempre; non ha colore politico né di pelle.

Ed ecco il messaggio finale che Grozny ha voluto lasciare ai ragazzi del Montalcini: siate tifosi ‘accaniti’ e consapevoli della vita e dell’umanità, perché l’unica variante della vita che valga veramente la pena di dare è l’amore.

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