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Il tema è delicato e in genere viene affrontato in sede privata, mentre ci sarebbe tanto bisogno di trasparenza. In premessa si potrebbe riprendere il principio sancito dalla Unione Europea: “chi inquina paga”. Però sappiamo bene invece (Coase ne ha fatto un teorema) che chi inquina accetta di smettere se ha dei vantaggi e che chi è inquinato è disposto a pagare per stare meglio. Insomma non c’è giustizia in temi ambientali. Invece si potrebbe fare di più valutando delle compensazioni per chi subisce.
Si ritiene possa essere utile allora esprimere qualche considerazione sul complesso tema delle compensazioni, spesso presenti nei bilanci alla voce “esternalità”, su cui si ritiene e si rileva sia crescente l’attenzione e la necessità di un maggiore approfondimento.
Naturalmente si è consapevoli della complessità del tema, della aleatorietà di elementi oggettivi, della articolazione ampia di posizioni e di impostazioni, così come della problematicità e delicatezza dell’argomento. Lo scopo dunque è solo quello di porre il tema a chi potrà, con migliori elementi, portare contributi e valutazioni.
Va ricordato che il sistema tariffario non prevede l’introduzione di costi finalizzati ad attività di compensazione per impatti ambientali, né forme di incentivi per adeguamenti territoriali; esso è semplicemente orientato alla determinazione delle componenti dei costi del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani che costituiranno la tariffa da applicare in un determinato territorio.
Si evidenzia tuttavia che, in fase di costruzione di un impianto di smaltimento dei rifiuti, la necessità di realizzare opere aggiuntive finalizzate a mitigare le pressioni ambientali che l’impianto produce, fanno normalmente parte dei costi di realizzazione dello stesso impianto e che le misure di mitigazione ambientale in genere vanno a beneficio dell’area di influenza.
Le compensazioni ambientali non sono e non devono però essere il frutto di una semplicistica contrattazione economica tra l’amministrazione che potrebbe ospitare un impianto di smaltimento e il gestore dell’impianto stesso. Servono dunque criteri comuni di valutazione e di equità sociale e territoriale per corrispondere ai disagi e ai costi esterni generati dalla realizzazione dell’impianto, in quanto la stima dei costi esterni dovrebbe tenere conto dei reali impatti prodotti. Ma serve soprattutto considerare tra i destinatari i cittadini stessi.
Si potrà affrontare allora il tema degli “oneri accessori per interventi di mitigazione permanenti” che interessano il territorio in cui l’impianto si colloca (come la riorganizzazione del sistema viario, la creazione di aree a verde, altri interventi di mitigazione dell’impatto ambientale sul territorio).
In prospettiva è auspicabile che si vada verso una metodologia di calcolo semplificata e verso la definizione di uno standard, regionale o ancor meglio nazionale, di regolazione delle compensazione, fissando valori differenziati rispetto a diverse soluzioni impiantistiche e/o delle tipologie di rifiuti smaltiti e/o della provenienza dei rifiuti.
Il tema potrebbe essere allargato a molti altri settori di cui non ho esperienza, ma che facilmente si possono intuire.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it