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Lettera: Quando un artigiano si trova escluso da un Bando Comunale per i danni subiti dalla pandemia

Articolo pubblicato il 24 Febbraio 2021, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


 

Nel 2015 ho iniziato un’attività che – pur tra mille difficoltà e numerose crisi – mi ha sempre dato soddisfazione. Creo gioielleria alternativa, un settore di nicchia dell’artigianato.
In questi anni di attività ho sempre cercato di migliorare il mio lavoro, investendo per affinare le lavorazioni, migliorare la comunicazione, partecipare ad eventi e fiere in Italia e all’estero. In questo percorso di crescita quello che mi ha sempre contraddistinto e che fa parte di tutta la comunicazione del mio lavoro è la territorialità della mia azienda.  “Io sono di Copparo”, questo è quello che ho sempre detto orgogliosamente ai miei clienti, perché questo elemento identitario indica ciò che sono e anche un po’ di come lo faccio.
Quando il mio territorio mi ha chiesto di partecipare al settembre copparese ho sempre aderito con orgoglio, perché questa è la mia terra.
Nel 2020 la mia attività, come quella di tanti altri piccoli artigiani, ha sofferto un rallentamento importante a causa della chiusura delle fiere campionarie e dello stop ai market in tutta Italia.
Noi piccoli artigiani, abituati a farcela con le nostre forze, ad adattarci e a modificare costantemente il nostro modo di lavorare, non ci siamo lamentati per essere stati in larga parte  esclusi dagli aiuti statali durante l’emergenza sanitaria e le chiusure forzate.
Pertanto, quando ho appreso che il mio Comune avrebbe attivato un bando per aiutare le aziende in difficoltà, ho sperato di potervi partecipare.
Purtroppo la realtà a volte supera la fantasia: approfondendo  ho scoperto che il bando era rivolto solamente ad aziende il cui codice ATECO è stato selezionato dalla giunta, e tra queste anche attività che per decreto hanno tenuto aperto durante il lockdown.
Ma la mia (come altre) è esclusa.
Parlando con la mia associazione di categoria, di cui un assessore del Comune di Copparo fa parte, mi è stato riferito che non è stata nemmeno interpellata nella fase di ideazione del bando.
Il mio rammarico non è per non aver potuto richiedere un piccolissimo aiuto economico, ma perché nonostante gli sforzi che faccio quotidianamente per portare Copparo in Italia e un po’ anche nel mondo, per il mio Comune la mia azienda non abbia alcun valore.
Marco Pigozzi
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani