I bambini hanno qualcosa da dire. Difficilmente vengono ascoltati. Se pensiamo ai continui insulti che sentiamo e leggiamo ogni giorno, i primi destinatari della lettera aperta dei bambini di Cocomaro di Cona dovrebbero essere quei politici e giornalisti in cerca di una effimera gloria mediatica. Sembrano convinti che un insulto rafforzi la loro opinione. ma le parolacce non spiegano un bel niente, alzano solo polvere. E ti fanno fare brutta figura.
La redazione
Siamo i bambini e le bambine della classe quinta della scuola “Bruno Ciari” di Cocomaro di Cona e volevamo informare i giornali che, dopo aver parlato della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (di cui il giorno 20 novembre ricorre il trentesimo anniversario), abbiamo discusso di quello che prevede l’articolo 12, cioè il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni su ogni questione che ci interessa. In questo momento a noi interessa molto dire quello che pensiamo sulla diffusione dell’uso delle parolacce.
Secondo noi le parolacce sono parole brutte, volgari, offensive, minacciose, dispregiative, fastidiose, provocatorie; altre volte sono parole normali che, chi le dice, le fa diventare offensive per il modo in cui le dice.
Ne sentiamo tante: per strada, nei campi di calcio, in palestra, allo stadio, nei locali pubblici, in autobus, in televisione, al cinema, in casa e, qualche volta, le diciamo anche noi a scuola.
Quando le sentiamo ci può scappare da ridere e certe volte non sappiamo cosa provare ma la maggior parte delle volte ci sorprendiamo, ci impauriamo, ci imbarazziamo, ci vergogniamo, ci spaventiamo, ci rattristiamo, stiamo male, siamo a disagio, siamo infastiditi.
Per noi le persone dicono le parolacce quando sono arrabbiate, per far arrabbiare qualcuno, quando non sanno come esprimere la rabbia, perché sono convinte di avere ragione, per sfogarsi, per insultare, per provocare, per spaventare, per minacciare, per litigare, per offendere, perché pensano di essere coraggiose, per sembrare più grandi o più forti, per non farsi vedere deboli, per comandare sugli altri, per farsi notare, per minacciare, per ridere o anche solo perché si dimenticano qualcosa.
Parlando insieme abbiamo capito che quando una persona dice tante parolacce vuol dire che non conosce tante parole, che non è capace di spiegare quello che prova, che non vuole ascoltare le ragioni dell’altro, che pretende di avere ragione a tutti i costi e che dimostra maleducazione.
Noi chiediamo a voi adulti di dire meno parolacce perché altrimenti ci insegnate a comportarci come voi.
A scuola abbiamo imparato a memoria questa filastrocca di Gianni Rodari che ci piacerebbe imparaste anche voi.
Abbiamo parole per vendere,
Parole per comprare,
Parole per fare parole.
Andiamo a cercare insieme
Le parole per pensare.
Abbiamo parole per fingere,
Parole per ferire,
Parole per fare il solletico.
Andiamo a cercare insieme,
Le parole per amare.
Abbiamo parole per piangere,
Parole per tacere,
Parole per fare rumore.
Andiamo a cercare insieme
Le parole per parlare.
I bambini e le bambine della classe quinta della scuola elementare ‘Bruno Ciari’ di Cocomaro di Cona (Ferrara)