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da: ufficio stampa Leonardo Rosa

Se non sono Fiorini, non fioriranno

Spett.le redazione,

il giudice D’Ancona ha reintegrato il dipendente di Basell Luca Fiorini a seguito di un licenziamento definito “di natura antisindacale”. Noti esponenti politici, unitamente ad alcuni organi di stampa, hanno sottolineato come questo risultato sia stato raggiunto anche e soprattutto grazie alla fortissima mobilitazione che si è innescata per il salvataggio del sindacalista, con la Cgil e la sua leader Camusso in prima fila per difendere a gran voce il proprio esponente.
Fini qui i fatti. Nutrendo stima e rispetto nella magistratura sono convinta che sia stato fatto rispettare un diritto, sono pertanto felice per la battaglia vinta da Luca Fiorini. Esiste, però, un problema di fondo che esula dalla vicenda in questione, risultandone il drastico rovescio della medaglia.
Mi chiedo cosa faccia il sindacato, così duramente impegnato in prima linea per il caso Fiorini (che se non fosse stato reintegrato avrebbe chiesto a Basell un indennizzo di 24 mensilità, pari a oltre 60mila euro, come riportato dai giornali ndr) per i tanti lavoratori che non hanno la fortuna di trovarsi nelle condizioni del suddetto.
Mi riferisco ai più giovani, ma non solo. Chi oggi ha venti, venticinque, trent’anni e anche oltre, affronta il grandissimo problema di trovare un’occupazione. Nella nostra provincia una percentuale da terno al lotto riesce a trovare un contratto da dipendente a tempo indeterminato. La stragrande maggioranza si deve accontentare di uno stage, modo più elegante per chiamare un apprendistato a titolo meramente gratuito.
Quelli mediamente fortunati ottengono un contratto di collaborazione, altri vengono obbligati ad aprire una partita Iva. Per quasi tutti loro paghe da fame, ferie inesistenti o non pagate, richieste perentorie di disponibilità per i fine settimana e ben oltre gli orari canonici, accumulando più lavori per provare a vivere senza il fondamentale contributo di genitori e nonni. Protestare? Ipotesi impraticabile, perché inimicarsi i datori/committenti significa perdere anche quel misero contratto. Un mutuo, una casa, dei bambini? Sogni che vengono regolarmente rimandati fino a quando si è troppo logori per desiderarli ancora. Senza contare l’ulteriore paga che riguarda il lavoro femminile con tassi di occupazione ulteriormente negativi e ingiustificabili, ma regolarmente presenti, disparità salariali. L’unico sogno concreto è chiudere il libro delle speranze locali e trasferirsi all’estero.
Quelle che ho raccontato sono le testimonianze di tanti (troppi) giovani, ragazzi e soprattutto ragazze, che provano a chiedere qualcosa che dovrebbe essere sancito dalla nostra Costituzione. Ci sarebbe un intero sistema da riformare per non rischiare di apparire totalmente anacronistici e tutelare solamente pochi privilegiati. Situazioni che abbiamo tutti regolarmente sotto gli occhi e che, forse, solo i sindacati non riescono a vedere perché troppo impegnati in qualche guerra di principio riservata a sempre meno eletti.

Paola Peruffo
Consigliere Comune di Ferrara

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