L’Etichetta a semaforo penalizza anche le produzioni tipiche di Ferrara
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Da Cia
Fondamentale la trasparenza e la tracciabilità dell’etichettatura sugli alimenti, ma il sistema adottato in alcuni paesi europei non aiuta a orientarsi verso scelte alimentari consapevoli e una dieta equilibrata a sostegno della salute
Ferrara– L’Italia è fortemente schierata contro l’adozione dela cosiddetta “Etichetta a semaforo”, che identifica i nutritivi negli alimenti, attraverso il gialo, il rosso e il verde. In base alla quantità di calorie, grassi, zuccheri e sale contenuti in 100 gr di prodotto cambia, dunque, il colore sull’etichetta. E se si supera la soglia di tolerabilità scatta il rosso, uno “stop”, che indica un presunto rischio per la salute del consumatore. Un sistema che, in apparenza, potrebbe dare, anche a colpo d’occhio, un’indicazione chiara sula qualità di ciò che arriva sule nostre tavole. Non è così per Cia – Agricoltori Italiani Ferrara, pienamente concorde con il rifiuto del ministro del’Agricoltura Maurizio Martina, di adottare questa etichettatura, perché non obiettiva e addirittura penalizzante, soprattutto per molte produzioni Dop e Igp.
«Se l’Italia scegliesse di imporre l’etichetta a semaforo per i prodotti alimentari, il pane ferrarese, la salamina da sugo e il pampapato avrebbero certamente un bel bolino rosso, e i consumatori potrebbero evitare di sceglierli, spaventati da una segnalazione di potenziali rischi per la salute – dice Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara. Un’informazione alimentare fuorviante, che non tiene minimamente in considerazione la tipicità agroalimentare e non considera il grande valore nutrizionale della nostra dieta mediterranea, anzi la squalifica. Questa etichetta veicola, dunque, parametri discutibili che, in Gran Bretagna, dove viene usata da alcuni anni, hanno già provocato dei danni al nostro sistema agroalimentare. I prodotti Dop e Igp maggiormente esportati come Parmigiano Reggiano, Olio Extra Vergine di Oliva e Prosciutto di Parma hanno, infatti, etichette che virano sul rosso, tanto che un’indagine di Nomisma ha stimato un calo di vendite e la perdita di quote di mercato di queste eccelenze italiane. Paradossalmente, però, per un calcolata strategia di marketing basate sule porzioni, alcune etichette come quelle delle barrette al cioccolato hanno il semaforo verde».
Cia Ferrara si batterà in tutte le sedi, insieme a Cia Nazionale, per contrastare questa forma di etichettatura, e difendere la tipicità e le eccellenze del sistema agroalimentare Made in Italy.
«Cia ha sempre promosso la massima trasparenza del’etichetta, – conclude Calderoni – perché un consumatore ha il diritto di sapere da dove proviene quello che mangia e naturalmente cosa contiene esattamente. Ma non può essere un giudizio di valore, in base a parametri che non tengono conto della complessità di un regime alimentare come quello mediterraneo. Bisogna, piuttosto, impegnarsi a educare le persone, in particolare i bambini, a nutrirsi in maniera equilibrata. Devono sapere che mangiare un intero Pampapato o un chilo di pane non è un’abitudine corretta, ma questo non può essere un’etichetta a dirglielo, soprattutto se bola come dannosi alcuni preziosi nutrienti che fanno parte della nostra cultura alimentare e agricola».
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