L’Emilia crocevia della droga, anche Ferrara nella rete del narcotraffico
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“Rimanendo invariato l’attuale trend ci porterà a mercati nei quali, progressivamente, i beni ed i servizi che acquisteremo ed il lavoro che avremo, ci saranno, in larga parte, forniti dalla emanazione di associazioni criminali. Dunque, il rischio è che la nostra democrazia liberale si trasformi in democrazia criminale, nella quale, le persone oneste che vogliono mettersi sul mercato ed iniziare una qualsiasi attività economica parteciperanno ad una gara truccata”.
Democrazia criminale: dovrebbe essere un ossimoro. Eppure è l’allarme lanciato nell’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia a inizio 2018. Basta riflettere solo un momento sulla capacità corruttiva che una liquidità “quasi illimitata” può garantire. Una liquidità assicurata dal narcotraffico, come sostiene l’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia (febbraio 2018): “l’economia illecita delle mafie si alimenta in primo luogo dei lucrosi proventi del narcotraffico”. Secondo i dati 2016 di Unodc – United Nations Office on Drugs and Crime – il giro di affari del narcotraffico supera i 560 miliardi di euro a livello globale e in Italia i 30 miliardi di euro, circa il 2% del Pil nazionale.
Ma cosa c’entra la ridente, benestante Emilia Romagna con questi loschi scenari del crimine internazionale? C’entra perché, come ha dimostrato il processo Aemilia conclusosi lo scorso ottobre, i nostri territori ormai sono ‘fortini’ conquistati alle organizzazioni mafiose e Bologna è “crocevia dei traffici di droga”.
‘Bologna crocevia dei traffici di droga’ è il titolo di un dossier, a cura di Libera Bologna e Libera Informazione, uscito nello scorso maggio, che evidenzia alcuni dei maggiori cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Il settore del narcotraffico, insieme a quello dei giochi e delle scommesse illegali, è una delle attività economico-criminali ad alta complessità organizzativa. Inoltre la portata degli interessi in gioco è tale da far prevalere, tra camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra, la convenienza di una spartizione concordata dei profitti illeciti piuttosto che puntare a posizioni monopolistiche che potrebbero determinare situazioni di contrasto” (fonte: relazione della Direzione investigativa antimafia al 1° semestre del 2016). Infine si è creata una sinergia tra diverse organizzazioni criminali con ramificazioni internazionali per la gestione delle fasi di approvvigionamento delle droghe che rende ancora più complesse le attività investigative. Per esempio, la ‘ndrangheta vive di rendita, non organizza neanche più i trasporti: è un broker. Le poche volte in cui sono direttamente gli ‘ndranghetisti a comprare, le condizioni sono di assoluto favore: possono pagare dopo oppure non pagare il carico se viene sequestrato, due privilegi enormi per il narcotraffico, perché si azzera il rischio d’impresa. È accertato poi che la ‘ndrangheta, per ridurre i rischi di sequestro della merce nei porti calabresi, sottoposti a pressanti controlli delle forze di polizia giudiziaria, si avvale sempre più di gruppi criminali stranieri che controllano le aree portuali di altre regioni italiane. Quali sono? Per esempio l’Emilia Romagna, dove c’è una nuova rotta marina tracciata dalla criminalità organizzata albanese: tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre 2017, in due distinte operazioni antidroga effettuate dai Carabinieri, sono state sequestrate complessivamente oltre 5 tonnellate di marijuana trasportate su gommoni e scaricate lungo il litorale di Ferrara e di Ravenna. Insomma, la costa adriatica romagnola, dopo quella pugliese e marchigiana, sta diventando di particolare interesse.
Premettendo che i sequestri operati dalle forze di polizia territoriali rappresentano, mediamente, una percentuale di circa il 15-20% del totale delle droghe immesse sul mercato nazionale, questi sono i dati dei sequestri di stupefacenti (sia pure provvisori) effettuati nella prospera Emilia Romagna nel 2017: 15.334,09 kg. Un dato decuplicato rispetto solo all’anno prima. E nel 2018, stando ai primi dati ‘in lavorazione’ alla Direzione Centrale per i servizi antidroga, “la situazione in regione sul narcotraffico è destinata a peggiorare e non si vede, allo stato attuale, nessuna ragionevole iniziativa per arginare un fenomeno criminale così devastante”. A scriverlo, nel dossier di Libera Bologna, è Piero Innocenti, ex dirigente della Polizia di Stato, direttore del Servizio Affari Internazionali e Servizio Operazioni Antidroga della Dcsa.
A Bologna nel 2017 alla data del 1 ottobre sono 1.281,835 i kg sequestrati, di cui circa 30 kg di cocaina, 12 kg di eroina e la parte restante di hashish (oltre 900 kg) e di marijuana. Sul dato del 2017 incidono però notevolmente i sequestri avvenuti sulle coste di Ravenna, di Ferrara e nel territorio di Parma: tre ingenti quantitativi di marijuana in buona parte di provenienza albanese per complessive 12,5 tonnellate circa destinate ai ‘rifornimenti’ di altre piazze.
E, infatti, se il primato 2017 spetta alla provincia di Parma con 8.323,390 kg di merce sequestrata, di cui 8.153 kg di marijuana, intercettati a febbraio, e la seconda posizione va a Ravenna con 2.561,541 kg – in prevalenza di marijuana (2,4 ton) ma anche 5,5 kg di eroina, 4,5 kg di cocaina e 236 piante di cannabis – la ‘nostra’ Ferrara si colloca al terzo posto con 2.243,621 kg di cui circa 1 kg di eroina, poco più di mezzo chilogrammo di cocaina, 912 piante e 147 persone denunciate all’autorità giudiziaria, di cui 71 stranieri (il 48%).
Cosa fare poi di questa enorma quantità di denaro a disposizione? Una volta soddisfatte le esigenze di finanziamento delle attività criminali tout court, le mafie hanno la necessità di ripulire i fondi illeciti per ricollocarli nell’economia legale, e parallelamente, quella di occultarne la provenienza delittuosa. L’ammontare delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio trasmesse alla Unità di Informazione Finanziaria (UIF) da parte di intermediari, professionisti ed altri soggetti obbligati nelle sole province dell’Emilia Romagna per l’anno 2017 è stato il seguente: Bologna 1.502; Modena 991; Reggio Emilia 830; Parma 804; Rimini 622; Ravenna 470; Forlì Cesena 482; Piacenza 382. Ferrara, questa volta, è fanalino di coda con 255 segnalazioni.
Le modalità di infiltrazione nell’economia legale sono diversificate. Accanto alle imprese mafiose, sorte ab origine da fondi illeciti, esistono e hanno ormai un ruolo di canale di riciclaggio privilegiato, soprattutto al Centro-nord, le imprese a partecipazione mafiosa, cioè quelle che pur essendo nate nel rispetto della legalità hanno visto in seguito una compartecipazione criminosa oppure hanno acconsentito all’entrata nella compagine sociale di ‘soci occulti’. C’è poi il settore degli appalti pubblici: l’organizzazione non si serve della forza intimidatoria di uomini armati, ma ricorre all’enorme quantità di denaro accumulato per foraggiare funzionari compiacenti e per pagare l’assistenza di soggetti che non appartengono direttamente al sodalizio criminale, ma che rivestono ruoli chiave nelle società, nella finanza e nel commercio. Aemilia docet.
Oggi inoltre la criminalità organizzata può giovarsi di opportunità e tecniche di riciclaggio mai sperimentate nel passato, favorite soprattutto dall’integrazione dei mercati, dalla liberalizzazione della circolazione dei capitali e dalle potenzialità offerte dal web: le valute virtuali, come per esempio bitcoin, forniscono un nuovo strumento di riciclaggio per i criminali, consentendo loro di far circolare e conservare fondi illeciti, nell’assoluto anonimato. Urge una regolamentazione legislativa del settore, possibilmente a livello internazionale, anche e soprattutto penale.
Ecco che dall’economia si passa alla democrazia. Dalla democrazia liberale alla democrazia criminale. E allora la domanda diventa: quanto il narcotraffico incide non solo a livello economico, ma anche a livello di democrazia?
E la risposta la si può leggere ancora nella relazione della Dna: “la partita del contrasto al narcotraffico rimane decisiva. Non solo perché è indispensabile frenare e contenere un fenomeno, quello della diffusione degli stupefacenti, che ha riflessi assai rilevanti su beni di primario rilievo costituzionale quali la salute e l’ordine pubblico”, ma perché “contrastando il narcotraffico, in modo adeguato, si prosciuga la principale risorsa finanziaria delle grandi organizzazioni criminali e, fra queste, di tutte le mafie e di vari sodalizi terroristici […] si diminuisce la forza, l’efficienza, la capacità criminale, la capacità corruttiva, in una parola, la ricchezza, di tali organizzazioni e di tutta la complessa filiera che vi gira intorno”.
Per leggere il dossier ‘Bologna crocevia dei traffici di droga’ clicca QUI
Di narcotraffico in Emilia Romagna si parlerà lunedì 26 novembre alle ore 21 a Factory Grisù nell’incontro “Droghe: tra narcotraffico e spaccio in Emilia-Romagna” organizzato da Libera Ferrara.
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Federica Pezzoli
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