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Da: No Salvabanche

La notizia di pochi giorni fa sul rimborso dei primi 10 bondisti Carife ha suscitato troppo facili entusiasmi e rischia di far calare l’attenzione su un problema che non è affatto risolto. È importante dunque fare chiarezza su alcuni aspetti tecnici del rimborso che vengono spesso omessi ma che invece sono determinanti e che suggeriscono che la battaglia deve continuare.
Per chiarezza riportiamo di seguito alcuni punti per noi fondamentali che grazie al prezioso lavoro di inchiesta dell’Associazione Vittime del Salva-banche siamo in grado di rendere noti.
1) L’indennizzo automatico disciplinato dal cd ‘decreto rimborsi’ non è calcolato sul capitale inizialmente investito ma sul nominale delle quote residue al netto dei rimborsi ricevuti ratealmente.
Facciamo un esempio per chiarezza: se in seguito all’acquisto di 30.000 euro di obbligazioni sono già state rimborsate 3 quote per 12000 euro totali, l’indennizzo sarà calcolato su valore nominale residuo di 18.000 (netto 80% di 18000 euro= 14.440 euro di rimborso circa).
2) Su 12500 obbligazionisti espropriati dal decreto salva-banche solo 4000 potranno accedere all’indennizzo automatico. Il decreto sul rimborso, che già escludeva un’ampia platea di bondisti (come chi abbia acquistato presso altri istituti bancari, chi abbia acquistato dopo il 12 giugno 2014, chi abbia un reddito 2014 superiore a 35mila euro o un patrimonio mobiliare superiore a 100mila euro) ha ricevuto un’interpretazione ulteriormente restrittiva dal Fitd, come da tempo denuncia l’Associazione Vittime del Salva banche che continua a sollecitare il Ministero dell’Economia e Finanza affinché si possano allargare i criteri di accesso al forfait. L’interpretazione del Fitd, ha nei fatti escluso ulteriori 1500 bondisti, quelli che hanno acquistato allo sportello di una delle 4 banche obbligazioni, ma non in contropartita diretta. Vale a dire tutti coloro a cui il funzionario della banca ha fatto acquistare le obbligazioni al cliente attraverso un operazione sul mercato secondario senza utilizzare titoli che la banca stessa aveva in portafoglio (distinzione puramente tecnica). Ma fatto ancora più incomprensibile con questa interpretazione sono stati esclusi tutti gli intestatari che si sono aggiunti in un secondo momento. Vale a dire che nel caso di un padre che abbia aggiunto dopo l’acquisto di 100mila euro di subordinate i nomi della moglie e dei suoi tre figli al dossier titoli, verrà rimborsato solo il padre e non il resto della famiglia (SE rientrerà nei parametri di reddito ed altro) per 16mila euro, cioè solo il 16% dell’investimento (100mila diviso 5 persone=20mila 80% di 20mila = 16mila).
Come ha giustamente denunciato l’Associazione Vittime del salva-banche in una lettera inviata al Ministro Padoan, si tratta di aspetti meramente tecnici legati esclusivamente alla discrezionalità del bancario e su cui il risparmiatore nel momento dell’acquisto non poteva avere nessun controllo che tuttavia vengono strumentalmente utilizzati per ridimensionare drasticamente la platea di risparmiatori che possono accedere all’indennizzo.
3) Rispetto all’arbitrato come continua a denunciare l’Associazione Vittime del Salva banche non c’è ad oggi nessuna informazione perché il regolamento che era stato varato è stato bocciato dal Consiglio di Stato che lo ha rinviato al Mef.
4) Ad oggi tutti gli azionisti sono esclusi da qualsiasi forma di risarcimento.
5) Sulla vendita delle 4 new bank ad oggi si hanno solo poche indiscrezioni giornalistiche. Sembra tuttavia certo che non si otterranno dalla vendita le risorse necessarie a coprire il prestito che le principali banche italiane attraverso il Fondo di Risoluzione istituito dalla Banca d’Italia hanno messo a disposizione (in cambio di importanti vantaggi fiscali) per ripatrimonializzare le 4 new bank. Mancano all’appello 1,7 miliardi di euro che dovranno essere coperti dalla Cassa depositi e Prestiti ovvero con i soldi dei contribuenti. Si tratta di un’ipotesi tutt’altro che remota da tempo denunciata dall’Associazione Vittime del salva-banche e solo di recente balzata agli onori della cronaca. È un aspetto particolarmente importante che la dice lunga sulla logica seguita dallo Stato: il denaro pubblico può servire per tutelare gli investimenti bancari mentre non può essere utilizzato per salvare migliaia di famiglie da un terribile dissesto economico.
Per tutte queste ragioni continueremo a lottare. Insieme all’Associazione Vittime del Salva banche daremo battaglia finché non sarà restituito anche l’ultimo centesimo.

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