da: Azienda Casa Emilia-Romagna (Acer) Ferrara
Il quartiere Barco di Ferrara viene costruito negli anni quaranta a ridosso degli insediamenti industriali che si sono sviluppati al di là della strada statale per Pontelagoscuro. Porta la data del 1941 l’atto di acquisto delle aree da parte dello IACP di Ferrara, come dello stesso anno è il primo finanziamento per la realizzazione di alloggi popolari da assegnare alla popolazione operaia.
La localizzazione dell’insediamento, determinata dalla disponibilità di terreno edificabile a prezzi contenuti, così come dalla volontà di minimizzare i tempi dello spostamento casa-lavoro, denuncia l’intenzione di costruire un quartiere operaio come isola autonoma rispetto alla città, sulla scorta delle esperienze delle numerose Company Towns realizzate in Europa e in Italia in quegli anni: insediamenti costruiti in comunicazione diretta con i distretti industriali, separati dalla città e autosufficienti per quanto riguarda la dotazione di servizi.
La struttura insediativa del quartiere Barco è caratterizzata dalla presenza di edifici molto distanziati tra loro, di altezza non superiore ai 2 piani, che ospitano 4 unità, di cui le due al piano terreno sono dotate di ingresso indipendente. L’immagine nel complesso è quella di un sobborgo giardino, realizzato in conformità all’ideale della casa individuale con spazio verde di pertinenza, propagandato dal movimento per le Garden Cities, e le palazzine hanno il carattere “domestico” delle abitazioni unifamiliari.
La necessità di un intervento sull’area del Barco si manifesta intorno agli anni settanta, viene infatti classificata dal PRG del 1975 come soggetta a ristrutturazione urbanistica, ma è solo venti anni dopo che il Consiglio Comunale adotta il piano particolareggiato progettato da Alfredo Lambertucci e Carlo Melograni.
Il piano prevede la realizzazione, su un area di 8 ha., di 530 alloggi in luogo dei 200 esistenti, previsioni poi riviste da una successiva variante che riduce il numero degli alloggi a 366. Il disegno complessivo dell’intervento ricalca l’impostazione rigidamente geometrica, caratterizzata da due assi perpendicolari, sulla quale si è sviluppato il quartiere esistente. Ognuno dei quattro quadranti è suddiviso in isolati rettangolari di uguali dimensioni, occupati da edifici residenziali a corte di 3 piani, inoltre lungo l’asse longitudinale del quartiere in corrispondenza delle due testate sono localizzati quattro edifici a torre di sei piani; l’incrocio dei due assi viene riconfermato come “centro” del quartiere, e gli spazi per il commercio e di servizio presenti vengono integrati da un centro sociale con funzioni di biblioteca di quartiere.
Il Piano è stato attuato per stralci successivi.
Il primo, partito nel 1995, si è concluso nel 2005 ed ha portato alla realizzazione di centosettanta nuovi alloggi e la quasi totalità dei servizi di quartiere previsti. Per il primo stralcio sono stati spesi diciotto milioni di euro.
Il secondo stralcio, anch’esso concluso, coincide con il programma “Contratti di quartiere 2” e ha portato alla costruzione di altri settantasei nuovi alloggi e di una ulteriore quota di servizi. Per il secondo stralcio sono stati stanziati poco più di sette milioni di euro.
Sempre con il programma “Contratti di quartiere 2” è stato attuato, ad opera del Comune di Ferrara, la riqualificazione dell’asse stradale di Via Bentivoglio, che collega il quartiere con il centro urbano.
Con la conclusione del secondo stralcio i nuovi alloggi realizzati sono duecentoquarantesei, i due terzi del totale.
Gli interventi del terzo e conclusivo stralcio per centoventi alloggi sono finanziati con fondi del programma NAPS e NAPS2, fondi L. 560/1993 derivanti da vendite di alloggi ERP; tra questi la riqualificazione dei 64 alloggi lungo l’asse Grosoli -Casazza di cui è stato completato un primo stralcio di n. 36 alloggi.
Si tratta di palazzine di quattro alloggi su due piani nelle quali si è intervenuti in modo limitato nella disposizione dell’alloggio, principalmente sul bagno, e inserendo un piccolo ripostiglio, prima assente; sono alloggi prevalentemente con una camera da letto (3 una letto+ 1 con due letto per ogni palazzina).
Circa la composizione del finanziamento è importate evidenziare la presenza di una quota importante di risorse locali derivanti da vendite, impiegate soprattutto per la realizzazione delle centrali e delle reti di distribuzione del calore ,che hanno rappresentato un investimento significativo in quanto sono predisposte già in questa fase per alimentare tutte le 16 palazzine di 64 alloggi, che avranno quindi solo due punti centralizzati di produzione del calore e che sarà possibile gestire in remoto.
I vantaggi di questo sistema sono sintetizzabili in: riduzione dei consumi e possibilità di controllo del funzionamento dell’impianto e della sua manutenzione (i due fattori sono legati), che invece con l’impianto autonomo è totalmente affidata ai residenti.
La realizzazione di quella che di fatto è una piccola rete di teleriscaldamento è una scelta di grande rilevanza perchè è il primo step di un progetto complessivo che prevede, in partnership con Hera che gestisce a Ferrara il teleriscaldamento cittadino, l’allacciamento di tutto il quartiere alla rete:non solo quindi gli interventi appena
presentati, che sono già predisposti in tal senso, ma anche i primi interventi, conclusi prima del 2002, nei quali sono presenti le cosiddette caldaiette autonome, e che saranno oggetto quindi di un intervento di ricentralizzazione con una forte valenza sperimentale.
Le caratteristiche di risparmio energetico degli alloggi sono rilevanti: siamo infatti in classe B; nella ristrutturazione infatti è più difficile raggiungere il risultato della classe A, ma qui è evidentemente molto significativa la differenza tra prima (classe G) e dopo (classe B) in termini di consumo energetico.
La parte impiantistica ha il suo cuore in un impianto centralizzato con contabilizzazione autonoma dei consumi. Questa della centralizzazione è una strategia consolidata per ACER (ora obbligatoria per legge ma siamo partiti nel 2002 a non fare più impianti autonomi nei nuovi fabbricati) che in Via Gatti Casazza-Grosoli abbiamo spinto dalla scala del fabbricato, a quella del comparto.
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