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La tragedia della Shoah ha toccato il cuore di moltissimi poeti e autori e quindi sono innumerevoli le poesie e i testi dedicati allo sterminio ebraico. La sottoscritta, negli ultimi anni, soprattutto su questa testata giornalistica, ha pubblicato decine di articoli sugli ebrei e sulla Shoah e, per non ripetermi, quest’anno la mia scelta è caduta sulla struggente e veritiera poesia della scrittrice Joyce Lussu, datata 1944: non esiste nulla di più emozionante e terribile, nella Giornata del Ricordo della Shoah, per non dimenticare. Sì, perché non si può dimenticare lo sterminio di oltre un milione e mezzo di bambini. Un bambino di soli tre anni e mezzo a Buchenwald, con il numero ventiquattro di scarpe, che non potrà più indossare le sue scarpette rosse, praticamente nuove. Lui non sapeva nemmeno cosa significasse essere ebreo, come tutti i bambini nei campi di sterminio. La demenziale politica nazista nei confronti dei bambini fu ancor più crudele e devastante poiché erano proprio i bambini i primi ad essere eliminati.

C’è un paio di scarpette rosse 

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”

C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald.
Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane a Buchenwald.
Servivano per fare coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas.

C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni, forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni,
ma il suo pianto lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono.

C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald,
quasi nuove,
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole…

Esisterà mai una Giornata della Memoria senza atti di antisemitismo, dichiarazioni deliranti a carico di certi personaggi, senza dimenticare i patetici negazionisti? Purtroppo la cronaca ne è piena, dandoci la dimostrazione che la macchina della menzogna e dell’odio verso le diversità è ancora troppo potente. Gli odiatori del popolo ebraico vanno considerati degli Ignorantoni con la i maiuscola, come gli autori della lettera anonima di carattere antisemita recapitata giorni fa al Meis (Museo Ebraismo e della Shoah) di Ferrara a dimostrazione che non è vero che nella nostra città non succede mai niente…

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000


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