Le note magiche del prolifico Chailly, compositore che ha incantato il mondo
“MUSICI” FERRARESI DEL PRIMO NOVECENTO
LUCIANO CHAILLY
Nato a Ferrara, Luciano Chailly (1920-2002) è stato una delle personalità più prestigiose, per versatilità e prolificità, dell’ambiente musicale contemporaneo. Le sue composizioni sono conosciute e apprezzate, sia dai critici che dal pubblico, in tutti i paesi del mondo. Durante la sua invidiabile carriera si è esibito, oltre che in Italia, anche in Spagna, Finlandia, Olanda, Belgio, Francia, Svizzera e, fuori dall’Europa, in America, Turchia e Marocco.
Diplomatosi in violino a Ferrara all’età di ventun anni, si è successivamente laureato in Lettere all’Università di Bologna e quindi ulteriormente diplomato in composizione al Conservatorio di Milano nel 1945. Ha persino frequentato un corso di perfezionamento nientemeno che con il celeberrimo maestro tedesco della “Gebrauchsmusik” (musica d’uso), il grande Paul Hindemith.
Da sempre estimatore di Girolamo Frescobaldi, Chailly ha composto oltre quattrocento lavori (fra editi e inediti), a partire dalla sua prima opera, Lucia, scritta all’età di quattordici anni, per poi approdare alle sue principali composizioni nel campo sinfonico e della musica da camera: Hochetus et Rondellus (1945), Suite (1946), Musica per quartetto (1948), Toccata (1948), Musica di strada (1949), Musica del silenzio (1949), Lamento dei morti e dei vivi (1949), Uxor tua (1950), Ricercare (1950), Due pezzi per violino e orchestra (1951), Cantata (1952), Lamento di Danae (su testo di Salvatore Quasimodo, 1955) e la serie delle nove Sonate Tritematiche (1951-1955).
Nel settore dell’opera lirica si è messo in luce con Ferrovia sopraelevata (basata su un racconto di Dino Buzzati), Una domanda di matrimonio (dall’omonima commedia di Cechov), Il canto del cigno (ancora da Cechov). Luciano Chailly, che anni orsono è stato anche direttore artistico della Scala, ha composto le colonne sonore di numerosi documentari televisivi e cinematografici, con una delle quali ha conseguito il premio internazionale “Fiera di Milano”. Suo è pure il volume I personaggi, dato alle stampe nel 1972.

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Riccardo Roversi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)