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Arrivo nel paradiso terrestre un po’ preoccupato. Come accoglierà l’isola della giovinezza il senior in cerca dell’Eden? Superate le soglie di Ibiza ecco che si profila all’orizzonte Formentera tra un luccichio di cristallo e un mare di cui non ricordo avere mai visto una simile trasparenza. Profumi di terre mediterranee si spandono per l’aria; gli occhi sono feriti da una insostenibile brillantezza e il cuore si apre a speranze crudeli che ti portano a stagioni irrimediabilmente passate ma ancora cariche di illusioni.
Giovani gentili dagli occhi scherzosi ti chiedono cosa desideri al bar del porto. E t’accorgi che tutti parlano, forse sono, italiani. Vicino a noi i seniores, tanti, ti scrutano perché sanno che fra poco ti stupirai: senza alcuna remora o vergogna della tua età. Il percorso verso il centro del paese si svolge tra laghi dagli incredibili riflessi rossi, saline bianche e in fondo una striscia di mare il cui colore ha la stessa tonalità di quelli dipinti da de Pisis o da De Chirico. Un silenzio stupefatto accompagna il fruscio dei pini. E attorno dune selvagge che sembrano svelare e nascondere la vista del mare.
Se qualcosa di vicino all’idea dell’Eden si è potuto concepire, questa è la più vicina. Nella scoperta delle meraviglie che mi riserverà questa vacanza – e non ultima la quieta presenza accanto ai giovani che riempiono le spiagge – dei miei coetanei, ecco profilarsi una folta presenza di naturisti: pochissimi i giovani, molti, quasi tutti agés, che disvelano una non comune indifferenza all’estetica del corpo. Un solo imbarazzo quando giocano a palla o a racchette e il corpo lasciato libero ha sussulti che meglio di questi appunti ha descritto Almodovar in Carne tremula.
Ci rechiamo, quando il tempo lo permette (una novità sottolineata dagli abitanti increduli dopo mesi di siccità da ben due giorni di pioggia e di vento collerico) alle spiagge di Ses Illetes che non lasciano dubbio che lì è stato concepito l’idea del paradiso terrestre. E ti prende sconcerto e amarezza pensando che seppure in un paesaggio meno mediterraneo le nostre spiagge comacchiesi avrebbero potuto avere lo stesso fascino e la stessa moralitá indotta dal rispetto del paesaggio. Avere spianato dune, abbattuto pinete, costruito immondi condomini che solo a pensarli gridano vendetta, hanno ridotto quei luoghi, che avrebbero potuto competere con il paesaggio delle foci del Rodano o con questa devozione alla natura che ritrovo qui a Formentera, alla crudeltà della speculazione più bieca. E si parla di parco del Delta quando ormai il paesaggio è stato fondamentalmente distrutto.
Così non ci rimane che recarsi nelle “isole da sogno” (da pronunciarsi così come lo fa Crozza imitando Briatore) a vedere ciò che avrebbe potuto essere il nostro paesaggio. E, ancora, mi stupisco come i giovani vacanzieri, il novanta per cento dei quali sono italiani, dimostrino un rispetto verso la natura che sembra immune dal loro comportamento in patria. Non è forse perché trovano appagante la cura con cui i giovani operai spagnoli raccolgono carte, puliscono e si rivolgono con rispetto alla natura? E tornerò in patria con questa sensazione mentre la campagna elettorale si esaurisce nei gridi, negli insulti, nelle consuete cose che rendono così invivibile il nostro tempo.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it