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Da: Giulia Bassi.

La diffusione dei messaggi privati contenuti in una chat, al di là degli aspetti giuridici,è cosa a mio avviso riprovevole. Non tanto per la testata che li pubblica, perché un giornalista, quando è in possesso di una notizia, non la tiene per sé (a meno che non vi siano violazioni della privacy o di altre norme penali), quanto piuttosto per chi ha “passato” la notizia, generalmente per interesse personale o comunque per fini che non mi sembra il caso di definire nobili e neppure elevati. Riprovevole mi pare anche la speculazione politica che alimenta certa cronaca cittadina e sollecita una deplorevole curiosità morbosa, da voyeurs intenti a guardare in casa altrui dal buco della serratura. Ma si sa, la politica, come diceva un ex ministro socialista (Rino Formica) è “sangue e letame”, anche se il secondo termine era stato pronunciato in maniera più esplicita.Purtuttavia, al di là del comportamento moralmente discutibile di chi diffonde i contenuti di messaggi non destinati alla sfera pubblica, trovo che la presunta “rivelazione” di opinioni che esponenti,consiglieri e militanti leghisti si scambiavano reciprocamente,si sia rivelata un boomerang per chi voleva metterne a nudo difficoltà, contraddizioni o ingenuità.Ci troviamo di fronte, a mio avviso, ad una vera e propria “eterogenesi dei fini”,ovvero all’applicazione del principio formulato da Wilhelm Wundt, secondo il quale le azioni umane possono produrre fini diversi da quelli desiderati dal soggetto che compie l’azione.Chi pensava di mettere nei pasticci la Lega,infatti, ha reso in buona sostanza un favore oggettivo a quelli che pensava di incastrare.Che cosa è emerso, alla fin fine, dai messaggi che sono stati “rivelati”? Che la Lega non è certo composta da “yes men”, da “spingibottoni” o da persone disposte a comportarsi in maniera “bulgara”, allineate e coperte, men che meno pronte ad eseguire ciecamente gli ordini di chi è al vertice.Persone che, invece, hanno dimostrato di sapersi esprimere in maniera aperta e franca,e se vogliamo anche un po’ rozza e ingenua, a volte disdicevole ma sicuramente priva di quelle ipocrisie che caratterizzano i professionisti della politica, adusi da anni a gestire il potere calibrando gesti e parole,sempre attenti a dosare ogni virgola.Ma il non usare un linguaggio “politically correct” è a mio avviso un merito. E anche una certo modo “rustico” di esprimersi è preferibile alla terminologia felpata, da sepolcri imbiancati, di cui ha dato prova tanta parte della nostra classe politica, così esperta nell’utilizzare il “manuale Cencelli”. Meglio il “vaffa” di Grillo o il “celodurismo” di Bossi che il linguaggio criptico, da iniziati ,dei reduci del compromesso storico. D’altronde un valente giornalista come Giorgio Bocca disse di apprezzare il vento nuovo, rozzo e un po’ barbaro, della nascente Lega, che spazzava via lo stagnante e mortifero puzzo di una classe politica che aveva prodotto il disatro morale e civile di tangentopoli.Quando in un partito o in un movimento il dibattito viene soffocato, ci si esprime soltanto alla democristiana (salvo poi accoltellare politicamente gli “amici” come facevano i vecchi notabili DC) e il confronto risulta troppo educato e superficiale, la democrazia si riduce ad una commedia formale che non produce nulla di buono, come l’acqua stagnante che fa morire i pesci e marcire i pali.Meglio,in fondo, un po’ di sincera,franca e “barbara” rozzezza che i veli ipocriti e il linguaggio paludato del “politicamente corretto” che hanno da tempo stancato gli Italiani, inducendoli a scelte elettorali sgradite all’establishment culturale e politico che ancora vorrebbe dettare legge. Fra il Conte Zio che voleva “troncare e sopire” e la franchezza di Renzo Tramaglino, preferisco lo stile naïf e le espressioni, forse un po’ “country” ma sincere, del secondo.
Aggiungo che, se fossero disponibili i discorsi privati fra gli espomenti della sinistra prima della scelta di Modonesi a candidato sindaco, ne avremmo lette delle belle.Ma quelli sono furbi: mica usano le chat…La lunga consuetudine con l’esercizio del potere li ha resi “scafati” e ben attenti a non commettere passi falsi, come accade invece agli ingenui neofiti della Lega, che a volte sembrano “dilettanti allo sbaraglio”. Se il caro Aldo è arrivato a dire in pubblico che certe affermazioni di una sua collega “assessora” circa le “percezioni soggettive” del degrado in zona GAD erano “cavolate” (ma il termine utilizzato era più volgare), non oso immaginare quali fossero i toni e i termini delle conversazioni private fra Modonesi,Fusari,Calvano & Co. Forse erano anche stati a lezione dal Prof. Franz… In ogni caso, visto che i voti si contano e non si pesano con la bilancia dei nuovi illuminati, saranno per fortuna i cittadini a giudicare che cosa preferiscono. E tutti, visto che viviamo in una democrazia, dovranno alla fine inchinarsi al volere del popolo e non a quello dei “salotti buoni” che pretendono senza alcuna giustificazione, di avere il monopolio dell’etica,dell’educazione e della civiltà.

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