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E’ la prima volta che esce dalla Colombia, la prima volta che vola in Europa e la prima volta che racconta in pubblico la sua esperienza: artigiana specializzata nella lavorazione di oggetti da regalo fatti con bucce d’arancia, diventa poi responsabile della produzione e del controllo qualità del laboratorio “Piel Acida” (oggi Sapia) di Bogotà. E’ appena stata a Ferrara, ospite della cooperativa di commercio equo Altra Qualità con cui collabora dal 2003.

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Bamboline in buccia d’arancia lavorata a mano da Sapia

Prima di raccontare dell’incontro con Jazmin Zetabobo Molina, occorre premettere che adoro quel profumo assolutamente inconfondibile di buccia d’arancia che pervade lo show-room di Altra Qualità e che accoglie il visitatore in ogni momento dell’anno. Non è Natale per me se non mi reco lì per annusare i vestitini arancio di quei deliziosi angioletti e le decorazioni fatte con stelline giallo oro. Dolce, intenso e speziato, quello per me è “il profumo”. E come si sa, i profumi sono spesso legati alle storie, le definiscono. Non potevo quindi perdermi l’incontro con una delle artigiane di “Piel Acida” che, nella mia romantica immaginazione, deve avere il dono più unico che raro di mani profumate all’aroma di buccia d’arancia.

 

L'artigianato profumato di Jazmin, oggetti fatti con bucce d'arancia
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decorazione

Jazmin, Jaz per gli amici, è una bellissima giovane donna con lunghi capelli neri e occhi intensi e seri. Appare fin dall’inizio una persona molto sobria, responsabile, semplice ed elegante insieme (notiamo immediatamente che indossa un meraviglioso anello di cui le chiederemo dettagli a incontro finito).

 

 

 

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Jazmin nel 2004 a Piel Acida, mentre prepara stelline di buccia d’arancia per l’essiccazione

Quando comincia a raccontare la sua storia, capiamo subito le ragioni di tale serietà e maturità: Jazmin ha solo 32 anni ma metà della sua vita l’ha spesa tra lavoro e figli. Ha iniziato a lavorare a 17 anni dopo essere rimasta incinta, ha un ragazzo di 15 e una bambina di 6 anni da crescere da sola, lavora otto ore al giorno ma ce ne mette due ad andare al laboratorio e due a tornare, che insieme fanno 12, questo significa che si alza alle 4 della mattina e non rientra prima delle 7 di sera quando è già buio, dopodiché si dedica a verificare che i compiti siano stati fatti bene e che tutto sia pronto per l’indomani, un po’ di tele e alle 11 nanna. Insomma, giornate piene e non facili, ma Jazmin si dice molto fortunata ed è contenta perché ha un lavoro in regola (cosa che in Colombia non è la norma) in un’impresa che da sempre valorizza il fattore umano e premia impegno e capacità: Jaz ha iniziato come tutti a Piel Acida con la lavorazione della buccia d’arancia, nel corso del tempo è divenuta una delle artigiane più esperte e, nonostante non abbia un elevato livello di scolarizzazione, quando la cooperativa si è ampliata, è diventata responsabile della produzione e del controllo di qualità dei fornitori, i cosiddetti “satelites ossia singole persone (generalmente donne capofamiglia, spesso abbandonate dai mariti) o gruppi informali o famigliari, che assemblano e realizzano i prodotti a casa loro o in piccoli laboratori, ricevendo rigorosamente la stessa paga oraria dei dipendenti, calcolata sommando costo orario e contributi, cosa non comune per i lavoratori informali.

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Laboratorio Piel Acida 2004: Jazmin e Ana Maria Pedrahita, una delle fondatrici

Con grande umiltà e onestà, Jazmin ci dice però di dover tutto a Javier (uno dei due fondatori, insieme ad Ana Maria Pedrahita, di Piel Acida); da lui ha imparato tutto quello che sa, in materia di gestione della produzione, di distribuzione del lavoro ai “satelites”, di logistica, gestione degli ordini, e grazie a lui ha deciso di rimettersi a studiare, magari specializzandosi in amministrazione.
Chiediamo a questo punto a David Cambioli, presidente di Altra Qualità di raccontarci qualcosa su questo Javier e sulla nascita della cooperativa Piel Acida/Sapia: “Javier Cardenas è un tipo molto in gamba, si è laureato in Ingegneria gestionale nel 1999, e, subito dopo, ha proposto alla sua amica Ana Maria Pedrahita, amica di famiglia poco più grande di lui, di affiancarla nell’attività artigianale che lei aveva da poco avviato per dare un’opportunità lavorativa alle donne in difficoltà.

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Spremitrice ambulante d’arance, Bogotà

Ana Maria (che dei due è l’artista) ha avuto l’idea del tutto originale di riciclare le bucce d’arancia delle spremitrici ambulanti che, in ogni periodo dell’anno e ad ogni angolo di Bogotà, dissetano i passanti, lasciando però tonnellate di bucce d’arancia inutilizzate. Dall’idea alla realizzazione: hanno creato un’impresa, assumendo tre donne in difficoltà tra cui la giovane Jazmin e seguendo tutto il processo, dalla raccolta delle bucce, all’essiccazione, alla lavorazione a mano. Per la raccolta, si sono accordati con le venditrici di spremute che puliscono le bucce e le asciugano, e che vengono pagate a peso (questa retribuzione è diventata la principale fonte di sostentamento per alcuni venditori di arance); poi hanno impiegato dei ragazzi che hanno il compito di passare con bici complete di portapacchi per ritirare i sacchi.

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Spremitrice ambulante che pulisce a asciuga la buccia d’arancia per Piel acida

Per intagliare le varie forme (cuore, stella, pupazzo, ecc.) inizialmente facevano tutto a mano, poi hanno ideato e messo a punto una macchina che si aziona con un semplice pedale, funziona benissimo e fa risparmiare tempo e fatica. Anche per l’essiccazione hanno trovato con il tempo un metodo più efficace: anziché lasciare le bucce al sole, girarle e rigirarle (cosa lunga e rischiosa perché se pioveva dovevano buttare via tutto, e Bogotà è una città piovosa), hanno costruito degli essiccatoi. Insomma, per farla breve, Javier, Ana Maria ma anche altri che nel frattempo si sono aggiunti al gruppo, sono molto attivi, pieni di idee e di risorse; con loro abbiamo sviluppato già da qualche anno “El otro plan Colombia” [vedi], un progetto che mira a coinvolgere anche altri piccoli artigiani colombiani da inserire nel circuito equo solidale. Sì è costituito così un nucleo di piccole imprese, di laboratori, di persone con cui sviluppiamo nuovi prodotti e Sapia ci fa da intermediario e promotore. Già da qualche anno la produzione di Sapia si è allargata anche ad altri materiali naturali oltre alla buccia d’arancia (foglie di mais, semi di tagua, cotone, pasta di mais) e gli artigiani con cui collabora lavorano nuovi materiali di riciclo, come la camera d’aria di bicicletta con cui realizzano borse e portafogli, o la gomma che si trova all’interno dei tappi di birre o bibite, che tingono e trasformano in originali orecchini e collane.”

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Anello in resina indossato da Jazmin, realizzato a mano da Ecuilibrio diseño, laboratorio che impiega anche ragazzi disabili

A proposito di bigiotteria, il tuo anello? E’ bellissimo, da dove viene? “Questo anello è di “Ecuilibrio diseño”, un nostro nuovo produttore, è in resina naturale ed è stato fatto completamente a mano”, ci dice Jazmin, e aggiunge: “Si tratta di una coppia di designer, marito e moglie, che realizzano collane, anelli e bracciali coloratissimi, aiutati da alcuni ragazzi disabili: il processo di lavorazione dura ore ed ore, e ogni oggetto viene levigato sei volte prima di essere pronto per la vendita. Questi gioielli stanno avendo un enorme successo, soprattutto in Europa, gli ordini crescono ma la produzione non riesce a stare al passo; noi di Sapia stiamo cercando di aiutarli ad acquistare una levigatrice, per dimezzare il tempo di lavoro e anche i costi degli oggetti.”

Li potremo acquistare anche noi questi gioielli? chiediamo a Cristina Bergamini, designer. “Certo, abbiamo già alcuni dei loro pezzi e ordineremo anche questi ultimi; in più, stiamo sviluppando con loro una nuova linea di bigiotteria realizzata in resina e tagua insieme.”

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Jazmin e David Cambioli durante l’incontro a Ferrara del 26 maggio scorso

Non solo equi e solidali quindi, ma attivissimi e brillanti. Essendo cresciute insieme, Sapia e Altra Qualità si stimolano a vicenda, sviluppano continuamente nuovi progetti e si divertono a sperimentare nuovi materiali. L’incontro con Jazmin e David ci offre anche uno spaccato diverso della realtà dei due Paesi, sul quale fermarsi a riflettere: la Colombia allora non è solo guerriglia e traffico di droga, ma anche artigianato vitale e lavoro giustamente retribuito, e l’Italia non è solo mafia e sommerso ma anche apertura, collaborazione e contaminazione. Fosse tutta così! Ma forse, seguendo questi esempi virtuosi e sinergici, ci si potrebbe pian piano arrivare…

Si ringraziano Beatrice Bonadiman e David Cambioli per aver tradotto per noi dallo spagnolo all’Italiano.

Per saperne di più:

  • la fondatrice Ana Maria Pedrahita spiega il processo di lavorazione delle bucce d’arancia [video in inglese]
  • sito di Sapia  [vedi]
  • sito di Altra Qualità [vedi]
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Deborah Milano



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