La storia di Paula, ventinovenne uruguaiana che ama Ferrara, la pallamano e… Pepe. Ecco come ho ‘sedotto’ Josè Mujica
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Ha un maglione giallo canarino che spicca, Paula Gambera, ventenne alta, bruna, con gli occhi scuri e sorridenti. Nessuno fa caso a lei, però, nell’aula affollata dell’Università di Ferrara. Ovviamente: perché sul palco c’è José Pepe Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay. Mujica è uno dei personaggi più citati, ammirati e postati di questi ultimi anni per le sue scelte di sobrietà fatte anche al culmine della carriera politica. Con un passato da guerrigliero tra i Tupamaros ai tempi della dittatura, incarcerato per dodici anni e poi tra i fondatori del Movimento di partecipazione popolare, diventa deputato, poi senatore e quindi ministro attento a uno sviluppo sostenibile ed equo. Eletto capo di Stato, è l’unico al mondo che rinuncia al ‘superfluo’ (il 90%) dello stipendio, preferisce all’auto presidenziale il vecchio Maggiolone celeste e decide di continuare ad abitare nella vecchia fattoria, dove coltiva fiori con la moglie senatrice Lucia, anziché trasferirsi nella Residencia de Suárez al centro del quartiere elegante di Montevideo.
Eppure se non ci fosse questa ragazza nata ventinove anni fa in Uruguay, Mujica non sarebbe in giro per l’Italia e a Ferrara mercoledì 9 novembre 2016. In comune Pepe e Paula hanno le origini uruguagie e il fatto che nello stesso anno 2010 ricevono incarichi importanti per la loro esistenza: Pepe quello di capo di uno Stato dell’America latina (1 marzo 2010-1 marzo 2015), Paula quello di portiera della squadra di pallamano femminile Ariosto Ferrara. Mentre lui diventa sempre più popolare, lei difende la porta della squadra estense e fuori dal campo racconta di questo connazionale politico incredibile alle compagne della palestra Boschetto e al loro dirigente sportivo ferrarese Giovanni Sirotti. Il dirigente si appassiona sempre di più alla personalità del presidente latino-americano e Paula si innamora sempre più di questa città padana.
“A Ferrara – racconta Paula – mi sono fidanzata e ho deciso di non spostarmi più”. Nel 2006, appena diciannovenne, è arrivata in Italia per difendere la porta della squadra di Conversano. Le vicende sportive la fanno andare via dalla cittadina pugliese vicino a Bari per approdare a Mantova. Ci sta un anno e nel 2010 cambia squadra entrando a far parte dell’Ariosto Ferrara, serie A1. L’attività sportiva continua, ma il suo pensiero si concentra su un progetto di vita. “Qui – dice Paula – voglio viverci. Così ho cercato e trovato lavoro, come impiegata di un’azienda che ha la casa madre in Spagna e dove la mia conoscenza linguistica è utile”. Essere madrelingua uruguagia le torna utile dentro l’ufficio, ma anche fuori per leggere e tradurre il libro che nel frattempo viene pubblicato in Spagna “Una oveja negra al poder” (Una pecora nera al potere). Su quelle pagine due giornalisti di Montevideo raccontano le lunghe chiacchierate fatte con il presidente “fra gli uffici presidenziali e in mezzo alla campagna, in scenari tanto differenti come la Casa Bianca, il Vaticano, la fattoria di Mujica e le periferie di Montevideo o una piccola casa ristrutturata, dove nessun incontro si concluse mai prima dell’alba”. Un libro appassionante per chi ammira un personaggio così fuori dal comune e infatti lei se lo fa portare dal papà, Fernando Gambera, che in Uruguay è alla guida di una confederazione sindacale e che appena può viene a trovare la figlia in un altro continente. Nel 2014 quando Fernando viene nella sua valigia c’è quel libro con autografo e dedica di Mujica per il dirigente sportivo Sirotti.
E che cosa poteva desiderare di meglio il dirigente sportivo per conoscere tutti i particolari della storia di un uomo così speciale? Peccato solo che del libro non esista la traduzione italiana… E da qui, da questo limite, scatta la scintilla che accende una lampadina, poi un’altra e un’altra ancora. Sirotti butta lì questa riflessione all’amico e socio di diverse imprese Riccardo Bizzarri, commercialista a Ferrara e sindaco del piccolo comune ferrarese di Masi Torello dal 2014. Bizzarri coinvolge un altro amico comune, Gabriele Manservisi, che da dieci anni è titolare dell’azienda editoriale Lumi, con sede a Bondeno, che stampa la rivista “Sport comuni”, ha acquisito il periodico storico di Cento “Il Centone” e fondato il trimestrale di tematiche salutistiche “Informa”.
“Era il novembre 2015 – racconta l’editore Manservisi – e da quel momento abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto: pubblicare la biografia di Mujica in italiano”. La traduttrice ce l’hanno in casa, perché Paula parla correntemente uruguagio e italiano, e viene affiancata da Carolina Bizzarri, figlia del sindaco, nata a Ferrara nel 1994 e reduce da quattro mesi trascorsi fra scuola e famiglia in una cittadina spagnola vicina a Madrid, durante il quarto anno di liceo all’Ariosto di Ferrara. Così due ragazze di 17 e 28 anni si mettono al lavoro, mentre Bizzari, Manservisi e Sirotti avviano le trattative per l’acquisto dei diritti dalla casa editrice spagnola, quelle per la foto di copertina, gli accordi per la distribuzione in tutte le librerie nazionali e così via. Ci investono tempo e denaro senza dirlo troppo forte, perché anche a loro sembra incredibile che non si sia fatta avanti nessuna casa editrice più importante e strutturata. “Abbiamo messo in pratica le dritte che Mujica dà – dice ridendo Sirotti – perché lui ricorda sempre che dal piccolo nascono le grandi cose e questo ci ha spronati ad andare avanti”.
Un progetto che è talmente in linea con la filosofia di Pepe Mujica che, quando lo invitano a venire a presentare il libro in Italia, lui accetta. E da lì parte la nuova macchina organizzatrice per portarlo a Roma da Papa Francesco, nelle scuole di Milano, Bologna e Ferrara e nelle università. Il vero problema si rivela essere quello dell’ampiezza delle sale destinate ad accogliere gli incontri. “Ovunque – racconta il sindaco Bizzarri – gli spazi si rivelano troppo piccoli per fare entrare tutti”. E la direttrice del dipartimento di Economia e Management dell’Università ferrarese, Simonetta Renga, ci tiene a sottolineare durante l’incontro cittadino: “A Ferrara l’ateneo è riuscito a fare partecipare e a mettere a sedere 680 persone riservando l’aula magna per l’incontro con un centinaio di poltrone, ma accogliendo molto più pubblico in tante altre aule e spazi dotati di maxischermo in modo che quante più persone possibile potessero seguire l’incontro in diretta”.
Alla fine dell’incontro nell’ateneo ferrarese sono i due giornalisti uruguaiani Andrés Danza ed Ernesto Tulbovitz che si fermano a firmare le copie del libro. In braccio ad Andrés si intrufola una bambina piccola, sua figlia. Accanto a loro Carolina, la figlia adolescente del sindaco e traduttrice, e un’altra ragazza che ha 29 anni e si rivela essere la vicesindaca di Masi Torello, Serena Poltronieri, nata nel paese e militante in consiglio comunale da dieci anni. Per Mujica la felicità consiste nel fare attività gratificanti e dedicare più tempo a famiglia, passioni, relazioni, no? E questo sembra che faccia ognuno dei suoi sostenitori ferraresi accogliendolo, ospitandolo e condividendo ogni momento di questa esperienza esaltante con parenti e amici più prossimi. I giovani diventano supporter strategici per i più anziani e un uomo di 81 anni come Mujica affronta la folla di ragazzi accalcati per ascoltarlo dicendo “mi sento un po’ come i Rolling Stones… sono vecchio ma attraggo i giovani: è un mondo alla rovescia!”.
Una volta si diceva che piccolo è bello. Mujica e il gruppo di editori-tifosi ferraresi fanno rovesciare tante cose e il piccolo diventa grande, quasi incontenibile. Con cinquemila copie per la prima stampa di un libro che ha un editore piccolo piccolo.
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Giorgia Mazzotti
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