L’APPUNTAMENTO.
Quando lo spot mette in scena l’anima. Oggi in biblioteca
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Poveri, ma belli. O forse soprattutto belli, in contesti fascinosamente poveri. Come succede con lei – giovane, sexy, elegante – davanti a un banco di frutta al mercato. Oppure un’altra fanciulla carina e flessuosa, in abito nero accanto a una donna siciliana in abiti scuri tradizionali. O ancora un’altra donna, bella e intensa, che passa davanti a un gruppo di uomini con le catenine del rosario al collo come ciondoli.
Basta vedere una di queste immagini evocative, immortalate nella luce pietrosa della Sicilia, per pensare subito alla moda di Dolce e Gabbana. Scene che rappresentano un’anima di autenticità forse un po’ rubata al diavolo, ma con quel respiro esclusivo che solo una foto d’autore come quella di Ferdinando Scianna può dare. O quella di altri professionisti di scatti e pubblicità, come Oliviero Toscani per Benetton e Tony Richardson per Tom Ford. Le modelle meravigliosamente siciliane di Scianna, negli anni, si sono via via succedute, accomunate comunque da un’equivalente bellezza corvina e mediterranea all’ombra di carretti colorati e fichi d’india: Marpessa (che, però, è olandese), Maria Grazia Cucinotta (messinese doc), Monica Bellucci (perugina), Bianca Balti (lombarda). Alla fine sono arrivati attori come Giuseppe Fiorello e Francesco Scianna, che in Sicilia ci sono nati. Con set che potrebbero essere la ricostruzione di film di Giuseppe Tornatore, in posa glamour dietro all’obiettivo di Giampaolo Sgura. Ritratti, foto di gruppo, scene di famiglia che tutte le volte comunque ti incantano. Le guardi e ti ipnotizza quell’idea di bellezza d’insieme che emana e pensi che una volta ti piacerebbe avere una foto così, mettere in posa in quel modo i tuoi amici, la tua famiglia, magari anche cani, gatti e colombe (che neanche hai, ma vorresti).
Un amico appassionato di fotografia di recente ha citato una frase di Richard Avedon, che in questo senso è illuminante. Il grande fotografo di moda rivela: “Da piccolo, la mia famiglia dedicava molta cura alle nostre foto. Le pianificavamo nei minimi dettagli. Creavamo vere composizioni. Indossavamo i vestiti della festa. Ci mettevamo in posa davanti ad automobili costose che non erano nostre, a case che non erano nostre. Ci facevamo prestare dei cani. In quasi tutte le foto di famiglia di quand’ero giovane compare un cane diverso. Mostrare che gli Avedon avessero dei cani, sembrava una finzione necessaria. Quando, di recente, ho riguardato queste foto, ho contato undici cani diversi in un solo anno. Eravamo lì, perennemente sorridenti, davanti a gazebo e automobili Packard con cani presi in prestito. Tutte le foto del nostro album di famiglia sono state costruite su una qualche menzogna riguardo a chi eravamo, e rivelavano la verità su chi volevamo essere“, (“Borrowed Dogs: Portraiture as performance”, 1986)
Di questo tipo di foto pubblicitarie qua e di altre del genere parlerà oggi, in biblioteca, Roberto Roda, studioso di usi e costumi e di antropologia culturale del Centro etnografico ferrarese.
L’appuntamento fa parte delle conversazioni del ciclo ‘Il presente remoto’ e vuole riflettere sul ruolo della fotografia pubblicitaria. In passato immagine ideata per rappresentare un prodotto da vendere, ma da circa trent’anni qualcosa di un po’ più complesso. “Oggi la pubblicità – si legge nella scheda di presentazione – può evitare di concentrarsi sulla raffigurazione del prodotto e attuare forme comunicative in cui il marchio produttore celebra se stesso. Lo stile di un fotografo può essere così importante da diventare il simbolo del brand, la sua anima. Oliviero Toscani per Benetton, Ferdinando Scianna per Dolce e Gabbana, Tony Richardson per Tom Ford e Sisley sono solo alcuni degli esempi più eclatanti che verranno analizzati durante la conversazione”.
“Fotografia, pubblicità, comunicazione. Quando lo stile del fotografo diventa lo stile del brand” è il titolo dell’incontro in programma oggi, venerdì 16 ottobre, alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea, via Scienze 17, a Ferrara. Ingresso libero.
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Giorgia Mazzotti
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