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Torna a Comacchio, dove ha fatto il parroco dal 1965 al ‘75 don Giuseppe Stoppiglia, fondatore e presidente dell’associazione Macondo [vedi], la cui sezione cittadina unitamente al comitato Piazza del popolo, è promotrice dell’appuntamento di venerdì. Alle 16.30, il prete operaio che lavorò alla metalmeccanica “Riva – Calzoni” di Bologna, divenne sindacalista e poi formatore dei dirigenti della Cisl, sarà alla biblioteca Muratori di palazzo Bellini per presentare il suo libro “Vedo un ramo di mandorlo…” (ed. Macondo). Ad accompagnarlo durante l’incontro sono il docente di filosofia Gianfranco Arveda, gli studenti universitari Giovanni Teofilo T. Cavalieri, Andrea Mantovani e Serena Maria Carli.

Nella prefazione di Leonardo Boff c’è una frase rivelatrice dell’intero significato degli scritti di Stoppiglia per il quale ogni incontro “fotografato” appartiene alla “ricerca laica dell’ amore di Dio dentro l’umanità”. Cuore e spirito sono le facce di un’identica medaglia, rappresentativi di una teologia narrativa, si legge nella presentazione, commovente quanto convincente. Il sacerdote fruga nella quotidianità, fa sue storie tragiche, dedicando particolare attenzione a quelle delle donne, ne esalta il superamento e invita al rispetto dell’universo femminile, passaggio indispensabile per raggiungere quello di se stessi.

C’è tenerezza per gli ultimi, gli abbandonati, i più poveri e durezza verso il sistema consumista tanto potente da risucchiare i giovani rubandone gli ideali e sprofondandoli in una crisi di valori che ormai pervade gran parte della società. Risultato: disincanto, solitudine, disorientamento. Tre parole che ben descrivono i convincimenti del sacerdote la cui guida fece cresce in molti giovani comacchiesi il senso della cittadinanza attiva e la consapevolezza di quanto sia importante mantenere e privilegiare salde relazioni umane.

La penna di Stoppiglia non risparmia critiche alla chiesa istituzionale che stringe l’occhio al potere e alleanze con i potenti. E, allineato al pensiero di Papa Francesco, ricorda come il perdono e la misericordia siano il cuore della sua missione.

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Monica Forti



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