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I governi occidentali stanno dimostrando una certa preoccupazione per l’intensificarsi delle attenzioni russe nello scenario siriano. Putin infatti, che non ha mai nascosto il suo appoggio a Siria e Iran, sembra stia rifornendo di armi e soldati la Siria in funzione anti Isis che vuol dire necessariamente aiutare Assad, che al contrario ‘i nostri’ vogliono fuori dai giochi.

La fumosa coalizione a guida statunitense (ovviamente), a cui si aggiungono le azioni da ‘solista’ della Francia in funzione pro-popolarità del suo presidente, ha obiettivi che a volte possono apparire confusi. Il problema è che è difficile far coincidere tutti gli interessi in gioco. Assad dà fastidio perché appoggia l’Iran (sciiti) e gli Hezbollah e si rifiuta di riconoscere la supremazia sunnita nel Golfo. Gli americani appoggiano l’Arabia Saudita (sunniti) e le permettono di bombardare a loro piacimento lo Yemen. I sauditi, intanto e da sempre, grazie ai proventi del petrolio, foraggiano tutte le scuole islamiche e fondamentaliste, buone o cattive, nel mondo per portare la tensione fuori dal loro Paese e lontano da una monarchia anacronistica e di sicuro contraria ai principi della religione mussulmana. Sempre gli americani, complici gli europei che non vedono, sostengono le politiche israeliane nella zona permettendogli di avere e sviluppare energia atomica e campi profughi perenni, fonte di malessere e terrorismo internazionale.
La Turchia poi lascia passare di tutto dai suoi confini in direzione califfato e approfitta del caos per bombardare i curdi – impegnati a combattere l’Isis oltre che a rivendicare un suolo dove vivere – e il Pkk sia in Siria che in Iraq.

Nel garbuglio c’è appunto l’Isis, che nasce forse perché la solita coalizione internazionale (con la solita guida) ha bombardato altri dittatori che proprio “non potevamo più sopportare”: Saddam Hussein del resto aveva armi chimiche ed arsenali atomici… che però non abbiamo mai trovato e Gheddafi stava facendo soffrire troppo il senso di libertà e giustizia dei francesi… Così un gruppo di ultrafondamentalisti che taglia gole e picchia donne in strada trova terreno fertile e si crea un Califfato nei territori di conquista lasciati senza controllo dopo le bombe alleate e che probabilmente – se Assad non fosse stato graziato dalle attenzioni russe – avrebbe adesso molto più territorio ed abitanti.

La gente da quei posti scappa. Sono mussulmani, ma non vanno in Arabia Saudita o negli Emirati Arabi dove praticano la stessa religione, dove sono ricchi e hanno una scarsa popolazione, ma vanno in un’Europa sempre più povera, inconsapevolmente bisognosa di manodopera a basso costo, pregna di quella libertà e democrazia che, incredibilmente, finito lo stress del viaggio e dell’integrazione, ai mussulmani magari non piacerà più così tanto.

In Libia combattono da quando la guerra anti Gheddafi è finita e combattono anche grazie alle armi vendute dagli italiani. Dove ci sono guerre ci sono armi vendute da europei e americani, perché la libertà è anche poter vendere quello che ci pare a chi ci pare.

Assad incarna un interesse geopolitico, un crocevia dei giorni nostri come lo era una volta il muro di Berlino, come lo sono dal secondo dopoguerra i campi palestinesi. Hanno in comune le guerre che ne derivano, dichiarate o combattute in silenzio, gente che cerca di scappare, difficoltà per il pubblico nel capire chi siano i buoni e i cattivi, media che cavalcano l’onda ma non fanno informazione.
E noi, gente comune, poco imbarazzata di fronte alle nostre colpe, offesa da foto di bambini morti in maniera indegna, travagliata tra la scelta se sia giusto accogliere diecimila o quindicimila o centomila profughi. Tutto tranne che usare il buon senso di capire che tutte le guerre che stiamo vivendo sono state generate da altre guerre dove sono state vendute a caro prezzo cooperazione, sostegno e aiuti internazionali allo stesso prezzo di pistole e fucili.

La geopolitica è una scienza affascinante, anche se non tutti ne ammettono l’esistenza come scienza, che rappresenta gli interessi di nazioni che però, quasi mai, sono i veri interessi delle popolazioni.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it