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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


 

-Apri la porta al nonno; dai sbrigati è già qui ,ed è un po’ di tempo che sta aspettando!- disse mia mamma. Corsi velocemente al portone e, appena aperto, buttai le braccia al collo del mio nonno.
-Piano ,piano, attento sono ormai un vecchietto, così mi butti per terra…dai fammi entrare che qui fa freddo!- disse sorridendo .
E io con un occhio rivolto al suo viso e con l’altro al borsone di pelle scura, cercavo di indovinare già il contenuto del mio regalo!
-Dai andiamo su al caldo, lo so che hai una fretta indiavola di vedere cosa ti ho portato-continuò a dire sempre sorridendo il nonno.
-Ooh, finalmente, dai siediti qui …vedi? Ho già gli occhi chiusi-, dissi protendendo le mie braccia in avanti per accogliere il dono tanto atteso. -Dai non ce la faccio più!-
Il nonno estrasse dal borsone un grosso pacco di forma quadrata legato con un fiocco rosso e lo appoggiò sulle mie gambe.
-Non sarà mica un libro!- dissi fingendo un certo disappunto.
-No ,no, tranquillo; anche per quest’anno rimarrai il solito somarello-
-Ma se a scuola ho tutti otto e nove!- protestai
-Se lo dici tu… apri il pacchetto adesso-
Le mie manine da bimbo lottarono col nastro rosso finché intervenne il nonno per dare lo strappo definitivo e immediatamente la carta regalo cedette lasciando intravvedere…
-Ma cosa è?-,sussurrai sorpreso
Sembrava una specie di libro, ma molto più grande e con pagine molto più spesse.
-Dai sfoglialo – mi incoraggiò il nonno.
Girai la copertina in cuoio marrone scuro e allora capì che si trattava di un album; sì proprio un album di fotografie. Ero abituato ai regali insoliti del nonno; erano regali che non si capivano subito è vero, insomma non erano i soliti giochi, ma questa volta proprio non mi capacitavo :un album di foto come regalo di compleanno per un bambino?
Il nonno questa volta non aspettò neppure un attimo, prese l’album, lo mise sulle sue ginocchia e cominciò a raccontare.
“Mancavano a pochi giorni al Natale; ero molto più giovane di adesso, diciamo circa l’età di tuo papà ,e stavo facendo la mia solita lunga camminata ad un ritmo abbastanza sostenuto come del resto facevo tutti i giorni. Ero completamente immerso nei miei pensieri quando, ad un certo punto, mi sentii investire alle spalle da non so bene che cosa. Fatto sta che mi trovai col sedere per terra. Mi girai di scatto per vedere cosa mi aveva colpito e vidi un ragazzone grande e grosso vicino a me anche lui disteso per terra come un salame.
Prima di poter aprire bocca sentii una voce dietro di me che diceva:
“Signore, signore, mi scusi, si è fatto male? Oh, mi dica che non si è fatto nulla, la prego! Rimanga fermo sto arrivando ad aiutarla!”
E immediatamente un distinto individuo di una certa età si chinò verso di me e mi allungò una mano per aiutarmi a rialzarmi.
-Mi scusi ancora, ma si è fatto male? E tu Ale come stai?- disse rivolgendosi al ragazzo che intanto si era messo comodo, seduto sul terreno umido.
-E’ mio nipote ed è un testardo, vuole fare tutto da solo, io sono vecchio e non riesco più a stargli dietro; lui all’inizio mi sta vicino, ma poi si stanca di andare piano e …parte lui! Crede di poter andare dappertutto con quei suoi bastoncini, ma vai a farglielo capire che può essere pericoloso, niente un mulo non vuol sentire ragione!-
-Sa- riprese abbassando improvvisamente il tono della voce- non ci vede, non vede nulla dalla nascita…-
Allora compresi tutto.
Il ragazzo che mi era venuto addosso in quel momento si alzò e mi disse con voce gentile e ferma:
– Scusi signore, non l’ho vista, io non…-
-Ma certo, certo-, mi affrettai a rispondere ,- non è successo nulla Ale…ti chiami Ale vero? Sbaglio o sei anche tu un gran camminatore?-
Nacque da quell’incontro, anzi sarebbe meglio dire, da quello scontro, una bella amicizia. Io andavo quasi ogni giorno a prendere Ale a casa sua e insieme macinavamo diversi chilometri raccontandoci durante il tragitto di tutto.
Lui voleva sapere ogni cosa di me, che lavoro facevo, se ero sposato, come era la mia casa, e così via finchè un giorno dissi:
-Ale, domani passiamo da casa mia così ti faccio vedere dove abito…e tutto il resto-
Il giorno dopo quindi, come promesso, al termine della solita camminata ci fermammo in via del Corso, dove c’era la mia abitazione.
-Ecco io abito qui. Ti piace?-
-Non so- rispose- fammi vedere-
E allora Ale cominciò a toccare i mobili, a seguire le pareti con la mano, insomma esplorò piano piano tutta la casa senza alcun timore.
-Dal profumo questa deve essere la cucina! – esclamò soddisfatto Ale.
-Certamente, e sta attento poichè ho messo intanto a cuocere una torta di mele nel forno! –
– Ok ,ma qui non ci sono mobili!- disse Ale entrando in cucina.
-Eh già non ci sono i mobili, c’è solo il tavolo, il frigo e il forno-,
-E…come mai?- chiese stupito il ragazzo.
-Vieni andiamo in salotto che ti faccio vedere una cosa, sono convinto che capirai-.
Entrammo in salotto e Ale si accomodò sul piccolo divano e io vicino a lui.
Quindi appoggiai sulle sue ginocchia un gran librone.
-Cosa è? – chiese Ale incuriosito
-Aprilo-
-Ma è un album mi sembra, ma sì queste sono fotografie!- disse immediatamente-e di chi sono?-
-Sono fotografie di Ferrara, sono fotografie bellissime. grandi, in bianco e nero. Ritraggono i punti più belli della città; sono prese da angolazioni inconsuete, e con una luce che conferisce alle immagini una tonalità quasi magica, sicuramente fuori dal tempo…adesso te le faccio vedere una ad una-
E presi così a raccontare ogni ritratto: quello del duomo in una giornata di pioggia, quella del castello coperto di neve; quella del parco Massari attraversato da un uomo in bicicletta come si vede nel film Il giardino dei Finzi Contini …Insomma una dopo l’altra le sfogliai tutte mentre Ale mi stava ad ascoltare, osservando attraverso le mie parole ogni singolo particolare.
-Sono bellissime…grazie- ,disse .
-Vedi Ale mi hai chiesto prima perché nella cucina non ci sono i mobili –
-Sì mi è sembrato strano infatti, neppure un pensile…-
-Bene, stai ad ascoltare un altro minutino-dissi proseguendo con il racconto
– Dunque eravamo sposati da poco io e mia moglie, e stavamo proprio andando a Bologna a comprare la cucina in un negozio vicino alla basilica di Santo Stefano. Come ogni primo lunedì del mese quella mattina c’era il mercato delle pulci e decidemmo di darvi una occhiata . Ci divertivamo infatti a girar per mercatini alla ricerca di cose vecchie con cui arredare con poca spesa la nostra casa. Passammo così vicino ad un banco su cui notammo subito un album di fotografie molto particolare.
Chiedemmo di poterlo osservare più da vicino. Appena aperto uscì immediatamente da entrambi una esclamazione di meraviglia.
-Ma è bellissimo!- dissi e cominciai a sfogliarlo pagina dopo pagina. Ricordo molto bene come se fosse oggi che ero completamente rapito da quelle immagini.
Mia moglie mi osservava intanto con una espressione ricca di tenerezza. Si avvicinò al proprietario di quell’oggetto così unico, e chiese il prezzo per quell’album.
-Eh signora questo album costa molto…sono fotografie di Ferrara, uniche , sono state fatte con una macchina particolare…pensi le ha volute un regista per studiare bene l’ambientazione del film… del film …beh ora non ricordo il titolo…ma…-
-Bene, ma quanto chiedete?- tagliò corto mia moglie
-Guardi ,siete così giovani…posso farle novecentomila lire, non una lira di meno- disse il venditore.
Erano gli anni sessanta e per quel periodo quella era sicuramente una bella cifra, ma mia moglie non si scompose, aprì la sua borsetta e prese la busta con il denaro messo da parte per la cucina e la consegnò a quell’uomo.
Io mi precipitai verso di lei per fermarla e dissi subito:- Ma cosa stai facendo? e la cucina?-
-Abbiamo già il tavolo, due sedie, il frigo e i fornelli ..abbiamo tutto quello che ci serve…questo è il mio regalo di Natale- e mi diede un bacio sulla guancia.

A questo punto al posto del racconto la stanza si riempì di un silenzio commosso.
Allungai la mia mano per abbracciare il mio nonno, incontrando alcune lacrime scendere piano dal suo viso.
-Abbiamo vissuto insieme dieci anni- riprese il nonno- poi un incidente…io mi salvai… mia moglie no…I mobili della cucina non li abbiamo più comprati, ci bastava il piano dei fornelli con il forno a gas …ci piaceva così…di sera vicino al camino spesso parlavamo delle nostre cose guardando le fotografie di quell’album…-
Il nonno smise il suo racconto ,mi guardò con un sorriso , io strinsi la sua mano, e lui la mia.

-Papà… ma è pronto!- gridò la mamma a gran voce- è la terza volta che vi chiamo, -dai ..lavarsi le mani che i cappelletti sono già nel piatto, e poi… ma cosa avete sempre voi due da raccontarvi…-
-Sì, sì, veniamo subito- disse il nonno dandomi il mio regalo …un album di fotografie in bianco e nero.

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Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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Roberto Paltrinieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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