LADRI DI POLLI TRA ETICA E PROPAGANDA:
In margine al polverone sui furbetti
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Messa al bando, ostracismo, Filottete che nella tragedia di Sofocle viene abbandonato dai suoi compagni in un’isola perché infetto. Liberarsi delle mele marce. Ma quando le mele sono marce e, soprattutto, chi stabilisce che le mele sono marce?
In psicologia per valutare gli stadi dello sviluppo morale si utilizza il ‘Dilemma di Heinz’, ideato nel 1969 dallo psicologo statunitense Lawrence Kohlberg.
La moglie di Heinz è malata di cancro e potrebbe essere salvata da un farmaco trovato da un farmacista della città. Questi con il farmaco vuole fare soldi e quindi lo vende a una cifra molto elevata che Heinz non può pagare. Di qui il dilemma: rubare il farmaco o veder morire sua moglie.
In base alle risposte date, Kohlberg identifica 3 livelli di ragionamento morale: pre-convenzionale, convenzionale e post-convenzionale.
Il ragionamento del primo livello muove dal rispetto delle regole per evitare la punizione: “Non devo rubare il farmaco altrimenti andrei in prigione”.
L’aspettativa sociale caratterizza il secondo livello, quello convenzionale, occorre rispettare le leggi per contribuire al buon funzionamento della società e delle istituzioni: “Bisogna sempre rispettare le leggi”.
In fine il terzo livello che, secondo le ricerche di Kohlberg, è raggiunto da pochi. Nel livello post-convenzionale entrano in gioco i principi etici, quelli universali di libertà, equità e solidarietà, giustizia e uguaglianza, rispetto della dignità di ogni essere umano. Occorre rispettare le regole della società, consapevoli che sono il frutto di un contratto sociale, ma alcuni valori, come il diritto alla vita e alla libertà vengono prima e quindi non possono mai essere messi in discussione.
Pertanto il furto di Heinz è giustificato dal fatto che c’è una vita umana in pericolo e questo trascende gli interessi personali del farmacista sul farmaco.
Il dilemma di Heinz ci torna utile per ragionare di condanne e richiami etici verso quei deputati e amministratori pubblici che hanno intascato il bonus Iva sulla base di una legge che glielo consentiva. Ora, sulla consistenza morale di questa messa al bando delle mele marce è legittimo nutrire profondi dubbi.
L’etica che è stata richiamata non è certo quella del terzo livello di Kohlberg, perché se così fosse tutto il governo Conte uno, sulla base del principio che il diritto alla vita e alla libertà viene prima di ogni altra considerazione ed interesse, avrebbe dovuto già dimettersi. Il riferimento è chiaramente alle vicende della Mediterranea e della Diciotti, della Sea-Watch e dell’ Open Arms, senza tralasciare tutta la gestione dell’immigrazione.
L’etica che si rivendica ora per pochi manigoldi beccati con le mani nella marmellata, non vale per la maramalderia con cui gli stessi che erano al governo ieri e che lo sono ancora oggi hanno giocato con la vita di migliaia di persone. E la maramalderia non è venuta meno perché i Decreti sicurezza del Conte due sono sempre gli stessi di prima.
E allora è davvero fuori luogo, da parte di forze politiche che l’hanno spudoratamente violata, l’uso della parola ‘etica’ per deprecare il comportamento di alcuni eletti che avrebbero dovuto condursi con “disciplina e onore”, secondo il dettato dell’articolo 54 della Costituzione. A meno che l’etica non sia relativa e ci sia qualcuno che di volta in volta decide cosa è etico e cosa no.
Dietro tutto il fumo e le nebbie sollevate a favore dell’opinione pubblica e a vantaggio dei propri incassi elettorali, si nascondono le condotte, ben più eticamente deprecabili, di quei legislatori che per incompetenza o per astuzia hanno concepito norme ‘ad usum furbini’.
Il fatto è che l’opinione pubblica non ha bisogno dell’etica, non è abituata a praticarla e neppure la pretende da chi governa, le basta la ‘giustizia imminente’, la stessa che da bambini rivendicavamo venisse applicata dagli adulti nei confronti dei nostri compagni che sbagliavano.
La giustizia imminente si riferisce all’idea che una sanzione di tipo espiatorio segna necessariamente ed automaticamente il misfatto. All’errore deve corrispondere il castigo. Un modo di ragionare addirittura precedente ai tre livelli di Kohlberg. Un uso infantile della giustizia che nulla ha a che fare con l’etica, ma solo con la volontà di impressionare il popolo, di recuperare credibilità attraverso l’elementare principio che chi sbaglia paga. Continuare a nutrire l’illusione che eliminare le mele marce, che isolare Filottete nella sua isola restituisce purezza e trasparenza cristallina, credibilità e dignità a chi occupa le istituzioni, lealtà e onestà alla politica.
Tutto questo è lo spettacolo da mettere in scena per il pubblico, offrirgli la catarsi della punizione del colpevole perché il popolo lo reclama.
Altro non è che iniettare dosi di veleno populista nella vita sociale e politica, negli stessi rapporti tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario che ne escono confusi ed offuscati. Accrescere il capogiro e il disorientamento, fino a perdere la rotta, fino a smontare del tutto la democrazia rappresentativa per uno Stato a furor di popolo, semmai in cambio del diritto ‘costituzionale’ di partecipare per via digitale.
Un popolo costretto ad avvilirsi nelle beghe da retrobottega della politica, vedere usurpata la parola “etica” per dei ladri di polli, mentre vengono oscurate le vere questioni etiche.
Con il rischio che, nella distrazione, prodotta ad arte, qualcuno coltivi il progetto non solo di indebolire la democrazia svuotando il Parlamento, ma anche lo Stato di Diritto, conquista della ragione e della civiltà, per rendere inevitabile, anzi auspicato, il ritorno allo Stato Etico di Hobbes e di Hegel.
Lo Stato Etico come necessità, perché unico depositario del bene universale del popolo. Lo stato che pretende di educare i cittadini, che stabilisce quali sono i comportamenti edificanti a prescindere dai diritti delle persone. Pericolose repliche di una storia che abbiamo già conosciuto. I prodromi ci sono tutti.
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Giovanni Fioravanti
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