LA VIGNETTA
Il sistema della frittura mista
Delle sardine in piazza apprezzo una cosa su tutte:
la buona fede!
Purtroppo, la buona fede da sola non basta a cambiare le cose per davvero… specie se si va in piazza per manifestare contro qualcosa e non si ha ben chiaro dove si voglia stare con esattezza!
La cosa che apprezzo meno delle sardine in piazza, in effetti, è la fumosità delle idee!
Tutti siamo capaci di dire “W la democrazia! W la libertà… Abbasso il fascismo, abbasso il sovranismo, abbasso il populismo…” (ammesso e non concesso che essere populisti significa esattamente andare in piazza a fare le sardine, chi non è d’accordo mi dica dove sta la differenza e soprattutto cosa significa “populista”, grazie)
E poi?
Servono proposte, idee concrete su temi concreti… Senza questo la destra vincerà a mani basse!
Alla gente non interessa sentir parlare di fascismo e antifascismo. Spiace dirlo, ma alla gente, alla stragrande maggioranza di essa, non interessa granché nemmeno di ius soli, accoglienza, eccetera. Sembra che i cavalli di battaglia dell’attuale attivismo di sinistra siano antifascismo e integrazione, solo questo!
La sinistra che ho conosciuto io, quella con cui sono cresciuto, difendeva il lavoro, i diritti dei lavoratori, combatteva lo sfruttamento e lottava per l’uguaglianza sociale. Era contro i potentati economici e le lobby, promuoveva la difesa del potere d’acquisto dei salari, tutelava i piccoli risparmiatori, sosteneva l’impresa pubblica e lo stato sociale… e naturalmente era antifascista!
Peccato che questa sinistra (direi l’unica sinistra che io conosca) sia evaporata miseramente!
Queste sardine, oltre ad essere antifasciste e cantare ‘bella ciao’, cosa pensano di tutto il resto?
Oltre a riempire le piazze per fare rave party pacifisti e raccontarsela, queste sardine sono capaci di mettersi contro l’establishment, quello vero, e magari sporcarsi le mani con azioni di protesta vera?
Stiano attente le sardine che il mare è pieno di squali, sia che nuotino a destra sia che nuotino a sinistra!
illustrazione di Carlo Tassi
(tutti i diritti riservati)

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Carlo Tassi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)