La tradizione della Natività: rilettura del Presepio e di altre tradizioni natalizie dall’Antichità fino a “Natale in Casa Cupiello”
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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife
Al via domani, giovedì 18 dicembre, alle ore 16.30, il nuovo ciclo di Anatomie della Mente. Conferenze dei Giovedì di Psicologia, che per l’ottavo anno torna a calcare le scene del Teatro Anatomico e della Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea (
La tradizione della Natività. Rilettura del Presepio e di altre tradizioni natalizie dall’Antichità fino a ‘Natale in Casa Cupiello’ a 30 anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo. E’ questo il titolo del primo appuntamento, che vedrà come relatore Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara e organizzatore dell’iniziativa
Ci offre un’anticipazione Caracciolo: “Perché Natale si festeggia il 25 dicembre? Il Mistero della Natività di Gesù Cristo affonda le sue radici storiche nelle feste romane dell’antichità (Lupercalia), in cui pure il culto era basato sulla Grotta dove alcuni animali – fra cui Pico il picchio, Fauno Luperco e la famosa lupa – nutrono i gemelli Romolo e Remo, e in cui si festeggiavano con un rito di purificazione tutti i nuovi nati. Solo nel III secolo dopo Cristo però le autorità della Chiesa Cattolica fissano nel Calendario Liturgico la stessa data di fine dicembre come Festa della Natività (Natale). Solo con il Papa Sisto III (432-440 d.C.) si fissa con certezza la prima celebrazione della Messa di Natale a mezzanotte. Da qui l’uso di costruire tettoie in legno con greppie e mangiatoie (Praesepe in latino deriva proprio da qui) in cui si iniziarono a porre statue lignee della Natività, usanza che fu recuperata da S.Francesco nel presepe vivente di Greccio del 1223.
Dal 1700 in poi la tradizione popolare napoletana ha costruito una vera e propria arte presepiale in cui alle statuette dei personaggi della Sacra Famiglia si aggiungono una miriade di altri personaggi della vita quotidiana (pastori, zingare, ambulanti e bottegai) e di oggetti concreti (il fiume, il pozzo, il mulino, la fontana, l’osteria). Ciascuno di questi elementi assume al di là del valore artistico un significato simbolico spesso collegate ad un augurio per il nuovo anno imminente.
‘Natale in Casa Cupiello’, scritta da Eduardo De Filippo in tre diverse versioni nel periodo 1930-35, è entrata ormai a pieno titolo nelle tradizioni natalizie, in relazione anche alle diverse celebri rappresentazioni televisive, mediante la celebre battuta ‘Te piace o’Presepe?’ rivolta dall’anziano protagonista, Luca Cupiello, al figlio Tommasino, ottenendone solo in extremis, quasi in punto di morte, un tiepido assenso dopo tanti ostinati e sprezzanti ‘No, nun me piace!’.
Il presepe di Eduardo in Casa Cupiello rappresenta la tradizione delle usanze natalizie, tramandate assieme a tanti valori familiari di padre in figlio, ma rimanda anche al rispetto e alla gratitudine per le persone anziane e per il loro mondo, così diverso da quello odierno. Nel caso di Eduardo, e dei fratelli Peppino e Titina De Filippo, la vicenda allude anche alla loro difficile vicenda familiare, per i tempi scandalosa, di figli illegittimi – i cosiddetti figli di N.N. – del grande autore teatrale Edoardo Scarpetta, il cui ruolo di padre fu esercitato in modo assai atipico e frammentario con i De Filippo, vissuti sempre con la sola madre che, appunto, diede loro il cognome, pur essendo la loro paternità acclarata e di dominio comune. Ma la vicenda fu spiegata ad Eduardo solo ad una certa età, ed è a questa situazione traumatica che dobbiamo l’ispirazione per una serie di capolavori teatrali di Eduardo che hanno proprio al centro della trama il tema del mancato riconoscimento della paternità, da ‘Filumena Marturano’ a ‘De Pretore Vincenzo.
In ‘Natale in Casa Cupiello’ ritroviamo dunque l’elemento psicobiografico della vita di Eduardo nel difficile rapporto fra padre e figlio e nella misteriosa tradizione della Natività”.
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