Una volta, nell’autunno del 2000, ho accompagnato la scrittrice e professoressa Roseda Tumiati (ci ha lasciato nel 2005) a Cesenatico, perché desiderosa di rinfrescare i ricordi delle tante estati passate sulle spiagge adriatiche, ma anche di visitare la casa di Marino Moretti, oggi museo ben curato che ne racconta la vita e le opere.
Devo confessare che non avevo mai sentito parlare di Moretti fino a quel giorno. Ma ho avvertito subito cosa significasse per Roseda la poesia morettiana: mentre Giorgio Bassani restava sicuramente il suo scrittore più amato, apprezzava di Moretti il suo modo di scrivere e l’amicizia dimostratale nel tempo, come si evince dalla prefazione del libro di Roseda Tumiati Il mondo gelatina.
Quel giorno, a Cesenatico, accanto alla casa morettiana, c’era anche, guarda caso, un certo Beppe Grillo, ma parlare di lui e del suo soggiorno a Cesenatico sarebbe tutta un’altra storia da raccontare. Tornando a noi, era davvero commovente vedere Roseda Tumiati di fronte a Cunegonda, l’amata tartaruga di Moretti che ha accompagnato il poeta durante tutta la sua vita. Cunegonda è stata in un certo senso una tartaruga vip, in quanto ha preso parte alla storia della letteratura italiana, seppure da un punto di vista ‘raso terra’; non si trova però nessun accenno di questo rettile saggio e fedele in nessuna delle opere letterarie del maestro. La Cunegonda è morta dieci anni fa, proprio a fine marzo. Era ultracentenaria, aveva 150 anni, potremmo dire che si è trattato dell’ l’unico esempio di ‘bene culturale vivente’ ultracentenario in Italia.
Roseda Tumiati amava Moretti forse perché si identificava in lui, possedendo la sua stessa malinconica ironia. Quel giorno ha spesso citato, con uno sguardo ammiccante, una sua famosa poesia dedicata a Cesena:
Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
sono a Cesena e mia sorella è qui,
tutta d’un uomo ch’io conosco appena,
tra nuove gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me così parla, così
senza dolcezza, mentre piove:
«La mamma nostra t’avrà detto che…
E poi si vede, ora si vede e come!…
Sì, sono incinta…Troppo presto, ahimè!
Sai che non voglio balia? che ho speranza
d’allattarlo da me? Cerchiamo un nome…
Ho fortuna: è una buona gravidanza…»
Ancora parli, ancora parli; e guardi
le cose intorno. Piove. S’avvicina
l’ombra grigiastra. Suona l’ora. È tardi.
E l’anno scorso eri così bambina! »
Carl Wilhelm Macke, giornalista pubblicista indipendente, è segretario generale dell’associazione “Journalisten helfen Journalisten” con sede a Monaco di Baviera. Amante da sempre dell’Italia, è un cultore della letteratura emiliano romagnola contemporanea. Vive tra Monaco di Baviera e Ferrara.
Sostieni periscopio!
Carl Wilhelm Macke
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it