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“Comprate cappelli di paglia nel periodo invernale. L’estate sicuramente arriverà”, Bernard Baruch
Se un cappello di paglia è appeso, lì, ad attendere qualcosa o qualcuno, una ragione ci sarà pure. Forse ci ricorda semplicemente la necessità di prenderci un momento per riposare, di cogliere un attimo per pensare, di ritagliarci qualche minuto per riflettere, di strappare al lavoro ore preziose per stare con le persone amate e gli amici. Insieme.
Forse è stato semplicemente dimenticato, ignorato, abbandonato, magari dopo essere stato, a lungo, illuso sulla sua bellezza, la sua forza, la sua utilità, la sua necessarietà. Calzato da teste clandestine, stropicciato da mani voraci, spiegazzato dal vento inclemente, bruciato dal sole cocente, usato da ragazze avvenenti.
Potrebbe essere stato, anche solo per un giorno, l’ispirazione di un giovane cantante che ha deciso di lanciarsi nell’interpretazione dell’opera lirica di Nino Rota, “Il cappello di paglia di Firenze” e che, durante le sue prove all’aria aperta, completamente immedesimato nel ruolo di Fadinard, l’ha lasciato da solo per qualche tempo.
Potrebbe essere stato appoggiato al ramo di un albero per proteggerne linfa ed energia.
Potrebbe essere quello di un contadino, di un giardiniere, di un pirata. Potrebbe, invece, appartenere a una giovane fanciulla, o a un’elegante signora un po’ più attempata.
Potrebbe essere stato appeso per un attimo a quel ramo, in attesa di un breve riposo alla sua ombra grande e protettiva, per riprendersi dalla fatica della lunga giornata afosa.
Forse vuole solo ricordare che la calma e la serenità dei prati e dei campi sono sempre pronte ad accoglierci, e che dobbiamo immagazzinare calore ed energia soprattutto adesso, per prepararci adeguatamente al fresco autunno e al gelido dicembre.
Potrebbe essere lì, infatti, solo per prepararci all’inclemente stagione fredda, per ricordarci di comprare cappelli di paglia proprio durante l’inverno. Perché la calda e colorata estate sicuramente arriverà e presto.
Perché si trova lì, allora, quel cappello? Chi lo sa.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it