LA STORIA
Galline ovaiole alla riscossa ovvero giovani allevatori crescono
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Meglio un uovo oggi che un giovane disoccupato domani. Ai tempi tribolati che stiamo vivendo, potrebbe essere questo adattamento del vecchio adagio il biglietto da visita di Edoardo Poli, ventitreenne di belle speranze – e ci mancherebbe altro, a quell’età – che, ‘scecherando’ l’aziendina agricola di famiglia, a suo tempo trasformata in boschetto planiziario con oltre sessanta specie di alberi e arbusti tipici della nostra pianura, alcune decine di galline baciate dalla buona sorte in quanto sottratte alla vita grama dell’allevamento intensivo, e una propensione imprenditoriale esaltata dalla mancanza di alternative, ha creato dal nulla un’attività ‘ovaiolica’ che si è allargata a macchia d’olio, a partire da un cartello affisso nel cortile di casa: “Vendo uova no ogm”.
E così, oltre ogni più rosea previsione, le pollastre razzolanti felici nel sottobosco a caccia di vermi, bacche, insetti, bisce e insomma di tutto quel che capita a tiro di becco, hanno attirato una clientela sempre più vasta e affezionata (pare che le uova di galline ruspanti siano decisamente più buone di quelle d’allevamento), creando al giovane Edoardo seri problemi di approvvigionamento.
Le spensierate pennute, incuranti delle necessità del padrone, faticano non poco – anzi non ce la fanno proprio più – a star dietro alla messe di richieste che fioccano da tutte le parti: i clienti a casa, il gruppo di acquisto solidale Schiaccianoci, altri gruppi che si stanno organizzando e premono alle porte e, ultimo ma non ultimo, il nascituro mercato di Slow Food che è ormai sui blocchi di partenza, in vista dell’inaugurazione prevista per sabato 18 ottobre nel cortile degli ex magazzini Amga, dietro ai Bagni Ducali.
Imponendo al novello imprenditore un allargamento dell’attività, che è in corso e sta vedendo l’ingresso di gallinelle di razze rustiche, adatte alla vita all’aria aperta, che entreranno in produzione nel giro, si augura, di alcune settimane; muta delle penne, sbalzi di temperatura e altri accidenti vari assortiti permettendo. Perché l’allevamento non è una fabbrica, in cui basta intensificare i turni per aumentare la produzione, ma è una delicata attività biologica soggetta a mille variabili; e ogni uovo, se ci si pensa bene, non è un uovo e basta: è un miracolo della natura.
In becco alla gallina, Edoardo!
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Deborah Milano
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