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Davide Fratini è un ferrarese come tanti. Da tredici anni, però, organizza una manifestazione non comune. E’ il “Trofeo della Solidarietà”, in svolgimento a Corlo sino a questa sera. Tutto è cominciato, durante un allenamento, da un pensiero condiviso fra lui e i compagni della sua squadra amatoriale, su quanto fosse bello il calcio e quanto fossero fortunati a poterlo praticare. Era il 2001 e già all’epoca la compagine del Csi (fondata per divertirsi e non per ottenere il risultato a tutti i costi) associava all’impegno sul campo uno slancio solidale, donando sangue presso i centri specializzati. Ma scattò allora il desiderio di fare di più.
Organizzarono così un torneo locale, con la consapevolezza di non avere chissà quale appeal su cui puntare: poche squadre, poco pubblico e autotassazione per racimolare un gruzzolo da dare in beneficenza. La prima beneficiaria fu l’Ado, scelta dai componenti poiché “era tangibile l’impegno e l’utilizzo dei soldi che venivano donati”. Circa 600 euro depositati nelle casse dell’associazione, non male come inizio.
Da quel momento, la manifestazione si ripeté ogni anno, acquisendo via via più sponsor e dando visibilità a un numero crescente di associazioni cui era possibile donare i profitti del torneo (quest’anno le squadre sono 9, con triangolari il mercoledì e giovedì e finali il venerdì, un unico tempo da 35 minuti), provento della messa in vendita delle maglie autografate (donate direttamente dai club di serie A), dei compensi della lotteria e degli incassi dello stand gastronomico. In particolare su quest’ultimo, al prezzo totale del pasto offerto viene applicata una piccola “tassa” che va direttamente in beneficenza.

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Davide Fratini

Di fronte a me ho il fondatore, impaziente di darmi qualche dettaglio sulla nascita del progetto che, da tempo, porta avanti con tanta voglia e partecipazione emotiva: “Dico sempre che nella vita ho avuto periodi buoni e meno buoni, ad oggi sono fortunato: ho la salute, ho i genitori vivi – e questa cosa è fondamentale – e un contesto favorevole pur non sguazzando nell’oro; è in situazioni come queste che, guardandoti attorno, realizzi che non tutti sono nelle tue condizioni. E’ in quest’ottica che è nato il nostro trofeo: aiutare gli altri adesso – che è nelle mie possibilità – sapendo che prima o poi anche io potrei aver bisogno di loro, un giorno o l’altro”. La vita vista come una giostra dunque, fatta di alti e bassi, aiutando con generosità e non per secondi fini: “Negli episodi negativi della mia vita ci sono state persone che mi hanno aiutato, adesso tocca a me. In quei momenti sono stato sostenuto, e credo che quando si passi dalla sofferenza sia più facile dar vita a manifestazioni così perché o nasci con una forte sensibilità o non ti passa per la testa di aspirare a mettere in piedi un movimento del genere. Non lo porteresti avanti altrimenti, perché non hai “dentro” il dovere di esserci per qualcuno che ora non se la passa bene: quando vedi persone che ti sorridono, non si sentono sole, non c’è nulla che ripaghi l’emozione che provi in quell’istante”.

Negli anni poi, questo appuntamento di solidarietà si è confermato: “E’ difficile portare avanti con costanza e convinzione un proposito del genere, azioni come queste proseguono senza che nemmeno io sappia il perché. Credo che il tam-tam fra le persone e una crescente mobilitazione di sponsor sempre più importanti abbiano dato un contributo fondamentale comunque…”
Il tutto grazie alla presenza costante del volontariato, motore insostituibile: “E’ la colonna portante del mondo, ne sono “stra-convinto”. Dove non arriva lo Stato, arriva il volontariato, solo che quest’ultimo non fa rumore come la cronaca che conosciamo già. Il mondo si appoggia sul volontariato, pensiamoci… Anche le istituzioni ci son sempre state vicine (partecipano anche loro al trofeo) tanto che quest’anno abbiamo il patrocinio del consiglio dei ministri.”

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La maglia autografata di Totti, donata per la raccolta di fondi da destinare in solidarietà

Con il passare del tempo il trofeo è divenuto un appuntamento per le associazioni locali, nazionali e alcune internazionali, mi spiega Fratini: “Avendo conosciuto altre realtà ho deciso di allargare i destinatari dei flussi economici guadagnati dall’evento poiché credo che un po’ debba arrivare a tutti. Mi rifaccio alle parole di Papa Roncalli – “il Papa Buono” – che diceva che il Padre Nostro era per tutti e questo tutti per me è cercare di vincere l’egoismo, per far sentire importanti le associazioni e creare sinergie tra di loro. Si cresce confrontandosi, bisogna ascoltare e condividere con gli altri proposte e cambiamenti.”
Da queste parole si capisce anche come Fratini, proveniente da una famiglia cattolica, sia portatore di un’idea ben precisa di religione, quella del “tirarsi su le maniche e lavorare”: “Sono una persona concreta che alle preghiere preferisce rispondere coi fatti, pur non disprezzando la figura di chi prega, come mia madre, molto devota.”

Altro aspetto fondamentale è la “credibilità” e la trasparenza dell’evento che rendono il tutto più supportabile, come spiega l’ideatore: “Ormai le persone si fidano poco: qui invece ci si può informare di come operano le associazioni che collaborano con noi presso i loro stand nell’area adiacente al campo, sentire direttamente dai loro rappresentanti quali benefici può comportare una donazione. E’ tutto trasparente e così le persone sono invogliate ad aiutare di più: di solito non si dona perché non si sa dove vanno a finire i soldi spesi…” Meccanismo applicato anche allo stand delle divise da calcio dove chi decide di fare un’offerta per una maglia riceve indietro una ricevuta che certifica il bonifico a favore di una delle associazioni.

Ogni anno grandi ospiti del mondo dello sport hanno deciso di farsi porta voci di questa manifestazione: ieri sera era presente Rino Gattuso, campione del mondo nel 2006 con l’Italia di Marcello Lippi: “Gattuso ha voluto visionare tutto il materiale, è venuto anche gratuitamente. Si è dimostrato ben disposto a darci una mano. Come ospite si è accomodato al tavolo con i ragazzi disabili perché deve capire concretamente l’operato per cui viene organizzato tutto questo” spiega Fratini.

Tornando alle pagine d’archivio, “un momento particolarmente emozionante fu quando il giovane tenore Ludovico Creti cantò Pavarotti alla celebrazione dei 10 anni dell’iniziativa” (a Ostellato davanti a 1000 persone, era il 2010), lesse la lettera del capo dello Stato e consegnò la medaglia di rappresentanza a Davide Fratini: “In quel momento eravamo tutti uguali, una comunità, non avevo ‘vinto’ io. Non c’è chi è più bravo o meno: la manifestazione è aperta a tutti ed è bello ci sia questa mescolanza. Addirittura, in passato, vennero persone che avevano avuto problemi con la giustizia e se ne andarono via con un bel sorriso perché avevano trovato accoglienza”.

Al termine dell’intervista volgiamo lo sguardo al futuro: “Vorrei che questo impegno si mantenesse e si tramandasse, non so ancora in che modalità e a chi, ma ho già chiesto a qualche ragazzo che gioca nella mia squadra, vediamo se riesco a convincerlo…”.

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Alessio Pugliese



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