All Night (Parov Stelar, 2012)
Brimful Of Asha (Cornershop, 1997)
In questi giorni di rigido isolamento domestico, messo in atto per scongiurare il più possibile la diffusione del virus, corriamo tuttavia il rischio d’incorrere in una patologia non pericolosa come il covid19, ci mancherebbe, ma certamente invalidante e di non facile guarigione: la cosiddetta febbre di feisbuc, o sindrome di Zuckerberg.
Dunque, come possiamo tutelarci dalla sindrome di Zuckerberg?
Si tratta di una malattia altamente contagiosa, si trasmette via web e non esistono difese autoimmuni. La sintomatologia è nota: voglia irrefrenabile di controllare la propria pagina facebook ad ogni ora della giornata; leggere ogni stronzata venga pubblicata e pubblicarne di proprie; ciondolare su e giù col cursore per vedere se qualche preziosa stronzata ci sia eventualmente sfuggita; commentare su ogni argomento da grandi esperti e con perfetti sconosciuti; litigare con questi perfetti sconosciuti come se non ci fosse un domani; chiedere l’amicizia ad altri perfetti sconosciuti che rimarranno tali anche dopo anni; masturbarsi coi like ricevuti; eccetera.
Le conseguenze della malattia sono abbastanza serie: fancazzismo cronico generalizzato, inconcludenza, apatia, atrofia muscolare, stitichezza, atonia sessuale e, nei casi più gravi, principi di autismo e inedia.
Esistono in circolazione vaccini da somministrarsi tutti i giorni nel tempo libero, che però spesso vengono purtroppo ignorati: libri, bricolage, collezionismo, ballare i brani dei due video, un buon film, autoerotismo, lavare i piatti…
Passeggiate all’aperto, uscite con amici, sport e giochi erotici col partner sono per ora vietati. Ma saranno, una volta cessata l’emergenza, valide alternative in grado di creare gli anticorpi necessari a difesa da eventuali ricadute.
Comunque, nei casi più gravi esiste un’infallibile terapia d’urto che è la seguente: mandare tutti gli amici di facebook a cagare e lanciare il portatile dalla finestra!
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Carlo Tassi
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