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di Diego Remaggi

“Ogni capitale ha il suo odore. Londra sa di pesce fritto, Parigi di caffè, Mosca di eau de Cologne a buon mercato. Berlino sa di sigari e cavolo lesso”. A dirlo fu Ian Fleming nel lontano 1963 e purtroppo è ormai una considerazione troppo datata da ritenere buona 5 decenni dopo. Oggi, ad esempio, nella capitale mitteleuropea si respira profumo di kebab più di ogni altra cosa, ma per Sissel Tolaas, artista olfattiva berlinese madrina di tantissimi “odori delle città”, le essenze sono molte, molte di più. “Ogni città ha una propria identità, così come gli umani. E ogni città ha un profumo unico e riconoscibile” spiega Tolaas, metà norvegese e metà islandese, artista esperta, conoscitrice di chimica, linguistica, matematica e arti visuali. “L’odore dipende da elementi come il clima, la geografia, la demografia, ecc. All’interno di una città ci sono poi diversi profumi che vanno da quartiere a quartiere, Neukolln a Berlino non è come Charlottenburg, sono cose totalmente diverse”. A Neukolln ci sono sapori etnici di difficile comprensione, ma soprattutto complessi da isolare e da analizzare. “Il profumo è davvero complesso in questo quartiere, ci sono moltissimi cibi e spezie, odori di corpi umani, certo, di deodoranti, che rendono indistinguibili gli altri e finiscono con l’annientarli”.

Forse poco conosciuta sulle riviste patinate, forse poco celebre in ambienti strettamente accademici e dal rigoroso senso della professione, Sissel Tolaas è una delle maggiori esperte mondiali di odori. Lei li colleziona, li separa e li ricrea come fosse il suo unico scopo vitale. Ma soprattutto è un’artista che da oltre venti anni è riuscita a classificare più di 6500 odori in contenitori ad aria compressa. Tra le imprese che la hanno vista vincitrice vi è stata sicuramente la ricostruzione dell’odore della Prima Guerra Mondiale realizzato per il museo di storia militare di Dresda, successo a cui ha fatto seguito un progetto intitolato “Smellscapes” che finora ha coinvolto 35 città, da Parigi, a Londra, a Città del Capo a Kansas City.

Il lavoro di Sissel è iniziato più di dieci anni fa, un susseguirsi di piccole collaborazioni con piattaforme creative, consigli cittadini, università e fondazioni private che ha portato alla creazione di una vera e propria banca dati di essenze proprie di città diverse tra loro e persino lontanissime. Si tratta di un modus operandi lento e decisamente capzioso, solamente per recuperare il volto olfattivo di Città del Messico, Tolaas ha passeggiato per giorni e giorni attraverso 200 quartieri differenti cercando di distinguere gli odori essenziali per poi riproporli. “Il primo strumento che uso è il mio naso”, dice Tolaas, ovviamente. “Devo essere sicura che un certo odore sia permanente e quindi devo tornare in certe zone in giorni diversi dell’anno. In questo modo acquisisco le informazioni necessarie per poter definire un preciso odore ambientale da portare in laboratorio, se ci sono delle piante selvatiche ovviamente le raccolgo e sintetizzo per avere poi un odore più completo. Tolaas utilizza una sorta di macchina degli odori chiamata Headspace, sviluppata da professionisti nel campo delle fragranze, per ricreare sinteticamente le essenze floreali talvolta troppo rare per essere costantemente a disposizione, ma allo stesso tempo molto difficili da realizzare con formule instabili e complicate.

Ogni odore viene poi conservato un tubo di vetro chiamato tennex e inviato alla International Flavors & Fragrances, un’azienda americana specializzata in profumi, con base a New York, che analizza il contenuto del tubo e ne estrae una formula con cui poi Tolaas lo ricrea in laboratorio. “L’importante – afferma l’artista delle essenze -, è riprodurre certi odori nel modo più fedele possibile. Sembra facile ma richiede moltissimo lavoro, a partire dalle molecole”. Per Berlino, Tolaas ha dovuto analizzare gli odori di due anni diversi e poi riunirli, un doppio lavoro quindi, difficile perché si è trattato di dover mettere insieme due città profondamente cambiate. Le fragranze metropolitane possono riflettere l’identità di un luogo e farlo riscoprire, intatto, dopo migliaia di anni, entrando a far parte di un sorta di storia cittadina dal rigore scientifico.

Tutto questo però per Tolaas prima di tutto è un gioco e, meglio ancora, un’arte. “Riscoprire l’efficienza dei sensi è una cosa sorprendente, troppo spesso viviamo in un mondo sterile, senza odori, vuoti. Il nostro corpo ha la possibilità e i mezzi con cui esplorare il mondo a costo zero, così a me piace insegnare alla gente come usare questi meravigliosi strumenti e capire il mondo. Qualsiasi cosa sia necessaria per dare vita a una nuova esperienza sensoriale umana, io la realizzerò”.

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Redazione di Periscopio



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