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di Alessandro Lorusso*

1000 biglietti finiti in 4 minuti: Bologna, Teatro L’Arena del Sole.
Chi lo avrebbe mai detto che Leopardi potesse attirare così tante persone?

A rispondere è Alessandro D’Avenia, scrittore e insegnate di liceo, che il 6 febbraio è riuscito a riempire tutto il teatro per presentare uno spettacolo dal titolo ‘L’arte di essere fragili – come Leopardi può salvarti la vita’. L’iniziativa, nata sull’onda della pubblicazione dell’omonimo libro uscito ad Ottobre 2016 per la Mondadori, fa parte di un tour che ha già visto numerose tappe in diverse città come Milano, Palermo, Torino e Verona. Il segreto di tanta popolarità sta nella capacità che ha Alessandro D’Avenia di farsi ascoltare dal pubblico, rovesciando un presupposto molto comune alla nostra società dei consumi, quello dell’esibizione della propria forza o bellezza, a favore dell’esaltazione di quello che potrebbe essere ritenuto un difetto, appunto, la fragilità.

Proprio con queste premesse, l’incontro è iniziato con D’Avenia che, parlando soprattutto ai giovani, ha cercato di rompere il ghiaccio riuscendo a cogliere un bisogno nascosto ma chiaramente presente in tutti gli adolescenti, di poter arrivare a rivelarsi per quello che realmente si è, non per ciò che gli altri vorrebbero che si fosse. Al posto del successo, dell’esibizione in sé, lo scrittore suggerisce “per salvarsi la vita” l’amore per l’infinito e per la propria fragilità.

L’emblema di tutto ciò – secondo D’Avenia – è il Leopardi che spesso nella scuola viene, a suo parere, ‘banalizzato’ nell’unica caratteristica con cui viene riconosciuto, il pessimismo. Nello spettacolo sul recanatese invece l’autore recupera una dimensione di solidarietà umana che può insegnare ancora a noi oggi come si debba affrontare la sorte avversa e l’infelicità. A dimostrazione di questo, negli ultimi anni della sua vita, ormai cieco e inabile, il poeta dell’Infinito riuscì a trovare un amico: Antonio Ranieri. Quest’ultimo lo prese a cuore e gli lesse tutte i componimenti desiderati, e raccolse le sue ultime ispirazioni.

Lo spettacolo è continuato con questo scrittore che, leggendo qua e là dei brani del Leopardi, alternava la spiegazione a osservazioni psicologiche, coinvolgendo moltissimo gli spettatori. Ciò che più di tutto ha incontrato il gusto del giovane pubblico è stato quando D’Avenia ha chiaramente insistito sulla fragilità come quell’arte di mostrarsi senza veli a se stessi ma anche agli altri, come una capacità che si acquisisce in realtà soltanto se si ha una grande forza d’animo e se si riesce a riconoscere l’importanza della sofferenza. “L’unico modo per sognare e riconoscere l’infinito, è proprio avere limiti” dice D’Avenia “per questo, un autore come Leopardi riuscì a vedere oltre, anche stando dietro alla siepe, riuscì a vedere i colori anche con la sua cecità e non rimase mai solo”.

L’incontro si è concluso con l’invito di D’Avenia a guardare le stelle tutte le notti dell’anno in quanto “la parte più vera di noi è una casa da poter abitare ovunque, con le fondamenta al contrario, appese a una stella, non cadente ma luminoso riferimento per la nostra navigazione nel mare della vita”.

Alla luce di questo, stupisce o no che i biglietti dell’incontro si siano esauriti in 4 minuti? Un invito – si spera – per Ferrara.

Alessandro D’Avenia in scena il 6 Febbraio al Teatro L’Arena del Sole di Bologna:
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*Alessandro Lorusso è uno studente della classe I B del Liceo Ariosto di Ferrara

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Redazione di Periscopio



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