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“Era come se si fosse lacerato un velo. Vidi su quel volto d’avorio l’espressione dell’orgoglio cupo, del potere spietato, del terrore vile – di una disperazione intensa e irreparabile”. Forse un ultimo barlume di coscienza in cui Kurtz rivive la sua esistenza prima di lanciare quel “grido che non era più di un sospiro”: “Che orrore! Che orrore!”

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La locandina di Tenebra

E’ Marlow che descrive la fine di Kurtz in “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad: è come la fine di un incubo. Ma se non fosse andata così? Se Kurtz fosse riuscito a fuggire, Marlow dietro di lui a inseguirlo? È questo lo spunto da cui sono partiti Natasha Czerok e Davide Della Chiara per ideare “Tenebra”, il loro nuovo lavoro dopo I.n.f.e.r.n.o.: un “dramma pop liberamente ispirato al testo del signor Joseph Conrad” prodotto da Teatro Nucleo in collaborazione con CrowdArts. Natasha e Davide sono in scena insieme a Lorenzo Magnani, che ha anche collaborato alla realizzazione delle musiche originali, in un certo senso le chiavi di lettura di quanto accade durante la performance.
Dopo averlo inseguito a lungo, Marlow ritrova Kurtz nel salotto di un appartamento fra videogiochi, sit-com e junk-food: simboli eletti a rappresentanza del benessere frutto di un nuovo imperialismo senz’anima. Al centro Natasha e Davide portano l’avidità: l’avidità innanzitutto di Kurtz che lo porterà alla pazzia, ma anche l’avidità di Marlow nel conoscere la tenebra di Kurtz.

Il primo studio di “Tenebra” andrà in scena da oggi a sabato 7 novembre al Teatro Julio Cortazar alle ore 21.30 (per maggiori info clicca qui). Prima della prima abbiamo fatto qualche domanda ai registi-protagonisti, Natasha e Davide.

Da dove nasce la scelta di “Cuore di tenebra” di Conrad?
La risposta alla domanda è intrinseca allo spettacolo. Ci siamo chiesti da dove partire per analizzare il “nostro” problema con l’Africa e “Cuore di Tenebra” è la lente di ingrandimento che abbiamo usato. Un testo reazionario e rivoluzionario insieme, se pensiamo che venne pubblicato a episodi su una rivista, il “Blackwood Magazine”, letta dalla borghesia conservatrice inglese di fine Ottocento. La denuncia che traspare dalle parole di Conrad è insidiosa, perché non esprime un giudizio diretto in un’unica direzione, ma pone molti dubbi: il testo, infatti, è stato severamente criticato da alcuni intellettuali africani, Chinua Achebe in primis. Sono però proprio questi dubbi a rendere “Cuore di tenebra” interessante per noi donne e uomini bianchi del terzo millennio. Conrad mette a nudo i nostri vizi e i nostri demoni, primo tra tutti l’avidità.

Già il celeberrimo “Apocalypse Now” era un’attualizzazione di “Cuore di tenebra”, come critica al nuovo imperialismo statunitense, nel vostro “Tenebra” quali legami avete trovato con l’attualità? O meglio quali imperialismi prendete di mira?
Eni è tra le principali compagnie petrolifere presenti in Nigeria e a Ferrara pare ci sia un serio problema con i nigeriani che girano in bicicletta… Assistiamo a una lunga serie di situazioni paradossali, di cui siamo perfettamente coscienti e complici. L’imperialismo che prendiamo di mira è quello che tutti noi ci portiamo dentro, quando ci chiudiamo nei nostri salotti per godere di un ‘benessere-maleavere’ che vediamo sempre più pericolosamente minacciato.

Come avete lavorato sul testo e sui personaggi? C’è qualche aspetto che avete privilegiato?
Per quanto riguarda “Cuore di Tenebra”, il testo in inglese ci sembrava suonasse meglio, per questo abbiamo deciso di muoverci su entrambe le lingue: l’originale inglese e la traduzione italiana. Abbiamo inserito anche alcuni testi più didascalici e di attualità, e una chiave di lettura fornitaci da Kipling con il suo poema “Il fardello dell’uomo bianco”.
Per quanto riguarda i personaggi, ci siamo concentrati sul conflitto tra i due protagonisti del romanzo, Marlow e Kurtz, configurandone i vizi e le banalità a scapito degli aspetti epici ed eroici.

Dopo il lavoro site specific “I.n.f.e.r.n.o.”, una nuova collaborazione alla regia fra te, Natasha, e Davide…
Il laboratorio teatrale “Succede Qui” dal quale è nato “I.n.f.e.r.n.o.” era l’inizio di un percorso che stiamo sviluppando e di cui “Tenebra” è uno step ulteriore. Per esempio, da quel laboratorio ci siamo avvicinati a nuovi allievi e compagni di lavoro, tra cui Lorenzo Magnani che in “Tenebra” cura la parte tecnica e sonora in scena, sue anche le letture dei testi off.

Anche in questo caso lo spettacolo ha il proprio luogo di rappresentazione migliore fuori sale non convenzionali, in spazi ampi e senza palco.
Sì, è vero. Non abbiamo potuto evitare di immaginare il salotto di Kurtz in mezzo a un grande parcheggio, a una piazza o in un distributore di benzina. Detto questo, il teatro si presta a situazioni polimorfe, perché non sfruttarle? In questo senso, ci interessa studiare allestimenti che possano incontrare il più ampio range di pubblico possibile.

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Natasha e Davide.© Erika Palmieri
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Una scena di Tenebra.© Erika Palmieri
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Federica Pezzoli



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