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«Per essere poeti, e sentirsi tali, non è necessario portare il ‘peso’ degli anni e della memoria, struggersi nella nostalgia o addirittura nel pessimismo. Basta amare la vita, sentirla, in tutte le micro e macro emozioni che ci riserva, anche e soprattutto nella quotidianità. E’ l’energia che si respira in “La metà del letto” (Barbera Editore), di Matteo Bianchi, collaboratore di varie testate giornalistiche e tra i fautori, nell’estate 2014, della prima edizione di Festival#Giallo Ferrara, una tre giorni di incontri tra scrittori, fumettisti, disegnatori. A conferma che la cultura è eclettica e multidisciplinare e priva di prerogative anagrafiche. Poco più di cento poesie il cui filo rosso, come suggerisce il titolo, è la ricerca dell’altra metà, intesa come femminilità che c’è in ciascuno. A partire dalla tenerezza, dalla dolcezza, dalla generosità, dalla gioia, che non sono requisiti di ‘genere’, anche se il pudore, soprattutto maschile, li imbriglia spesso sul nascere. Bianchi osserva, indaga e scrive di amicizia, amore, di come nascono e si interrompono rapporti e sentimenti universali su cui tutti noi continueremo in eterno ad interrogarci senza giungere mai a una risposta definitiva. Ma racconta anche il terremoto che nel 2012 ha piegato l’Emilia Romagna e Ferrara. Per lui, classe 1987, alla sua quarta pubblicazione, selezionato tra le voci dell’Atlante on line di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, Ossigeno Nascente, «la poesia, oggi, deve incidere nel nostro intelletto e nel nostro cuore grazie a una forma efficace, deve trasmettere un ideale, deve condurre alla velocità del suo stesso ritmo non solo a una riflessione, ma a un’azione. Che sia una carezza, una stretta di mano, una presa di posizione. Basta che sia autentica».

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Camilla Ghedini



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