LA SEGNALAZIONE
Le cento meraviglie della rara Ferrara
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Écrire: tracer un cercle à / l’interieur duquel viendrait / s’inscrire le dehors de tout cercle…
(Maurice Blanchot)
[Scrivere: tracciare un cerchio / entro il quale essere / considerati al di fuori di ogni cerchio…]
di Andrea Nascimbeni
Che Ferrara fosse bella, Carlo Bassi ce l’ha sempre detto… Nei molteplici frammenti di un discorso amoroso – per dirla con Roland Barthes – Carlo non perde occasione per magnificare la città dalle cento meraviglie, in cui è nato 92 anni or sono e nella quale ritorna appena può, con la purezza d’animo di fanciullo, con l’incanto di chi contempla, ma con lo sguardo acuto e sapiente dell’urbanista. Occhio e cuore, sempre nuovi, consentono a Carlo questa nuova impresa: “Misurare – sono parole sue – il fascino persistente che segna quella che per me è sempre una mitica realtà urbana, dopo tante vicende e tante sofferenze, anche recenti che gli occhi che guardano purtroppo testimoniano”.
Lungi dal pensare Ferrara immobile, chiusa nella sua storia, silenziosa e altera, orgogliosa dei grandi vi hanno vissuto, porta il Nostro a credere e professare che essa è viva. Che ci si muova nel castrum, nell’addizione di Ercole o in quella di Ciro Contini; che ci si trovi immersi nella sacralità metafisica di via Campofranco, in cui la presenza della figura umana non reca turbamento né distrugge l’aura mistica delle voci angeliche delle Clarisse del Corpus Domini; che ci si perda nelle sue strade, come ci si smarrisce in una foresta, avvolti in quella «bruma luminosa che a Ferrara fascia, ingloba»: poco importa. Si tratta di un vedere col cuore in cui Carlo è maestro insuperabile. Sono emozioni che affiorano sempre, in una trama che permea una vita intera e che la lontananza sublima in una dimensione poetica.
Ma Ferrara non è solo ‘bella’ ma anche ‘rara’. Questa accentuazione sull’aspetto della rarità, corollario già noto agli antichi (omnia praeclara rara, tutto ciò che è prezioso è raro), sposta l’asse semantico e svela ciò che molti sanno ma pochi dicono: suggestioni e tensioni di fronte a ad un unicum che coniuga in modo mirabile esterni ed interni e al quale non ci si accosta se non con ‘intelletto d’amore’.
uesta accentuazione
Se ‘intelletto’ contiene ‘letto’ e ‘contabilità’ rimanda ad ‘abilità’, come diceva Jean Starobinski in ‘Le parole sotto le parole’, Carlo Bassi argomenta che a Ferrara “l’aggettivo ‘rara‘ si addice perfettamente”.
E a noi, affascinati da queste visioni, non resta che acconsentire.
Carlo Bassi, Ferrara Rara. Perché Ferrara è bella, Archivio Cattaneo Editore in Cernobio

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Redazione di Periscopio
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani