Pochi giorni fa Gino Paoli ha compiuto 80 anni, la stessa età che avrebbe oggi Piero Ciampi, nato cinque giorni dopo.
“Ha tutte le carte in regola”è l’album tributo che Gino Paoli dedicò, nel 1980, a Piero Ciampi, pochi mesi dopo la sua scomparsa.
Ciampi, livornese, è stato un artista dalla controversa personalità, geniale e maledetto, capace di liriche assolute e di vuoti di vita, ruvido e allo stesso tempo dolce, oltre al suo lirismo e alla fragilità interiore. Le donne sono state importanti nella sua esistenza, anche se ha perso quelle che gli hanno regalato una vita.
Il merito principale di Paoli è stato quello di aver portato Ciampi alla Rca di Melis, che ne percepì l’enorme potenziale, pur essendo consapevole dell’inaffidabilità del personaggio. Andando contro il parere di tutti, lo tenne per lungo tempo in azienda, ammettendo che si trattava di una sua debolezza. Melis credeva che quella “piccola luce”, che lui emanava, fosse importante per tutti gli altri autori, per fare vedere che la canzone non era soltanto svago o competizioni canore, ma poteva entrare in zone di comunicazione più elevate.
Le canzoni di Ciampi sono melodiche, tradizionali e allo stesso tempo innovative, fuori dagli schemi della tipica canzone italiana basata strofa e inciso. Si distinguono per il particolare sarcasmo dei testi, che spiazza chi le ascolta e sorprende chi le comprende. Non manca l’autoironia, la capacità di strappare un sorriso e allo stesso tempo immalinconire. Il tutto è reso “canzone” grazie alle composizioni musicali di Gianni Marchetti e Pino Pavone.
Per realizzare questo lavoro Paoli si affidò a validi strumentisti quali Gianni Guarracino (magistrali i suoi interventi con la chitarra elettrica e quella classica), Antonio Esposito, Fabrizio d’Angelo alle tastiere, Franco del Prete alla batteria, Rosario Iermano alle percussioni, Elio d’Anna sax e Aldo Mercurio basso e chitarra basso.
“Ha tutte le carte in regola” è qui proposta in versione reggae, le parole sono scandite con partecipazione da Paoli, che interpreta il brano con maestria, consapevole che parla di un grande amico e di un artista. La musica è di Gianni Marchetti (scomparso nel 2012), che con lui creò un sodalizio artistico e umano, come pochi nell’ambito della musica italiana. Marchetti era attratto dalle “poesie cantabili” di Ciampi, spesso scritte su tovaglie di carta, e quest’ultimo riusciva a esprimerle al meglio proprio grazie a musiche non convenzionali.
“Don Chisciotte”, scritta con Gianni Marchetti, porta anche la firma di Pino Pavone, autore, amico e collaboratore, che ha vissuto in prima persona il dramma umano e artistico di Ciampi. In questo brano l’artista livornese si confronta con il simbolo del perdente per antonomasia e lo fa con la forza e il vigore delle parole, affrontando i potenti e i prepotenti, armato della sola chitarra, consapevole che può sempre rifugiarsi nel cuore della sua Dulcinea. E guai a chi la tocca!
“Livorno”, scritta interamente da Ciampi, è un capolavoro assoluto, che riassume in poche strofe la profonda disperazione di chi, abbandonato da tutti e da ogni cosa, cammina solo per la sua città in cerca di qualcuno, con la speranza di incontrarlo casualmente dietro ad ogni angolo. Ciampi vive la notte, in un susseguirsi di speranze, che svaniscono con l’apparire di una nave, metafora della morte.
“Tu no” è la canzone dell’amore necessario, del tempo passato e ricordato, dell’amore ricambiato di Gabriella, ma oramai perduto a causa dell’egoismo dell’artista, delle sue distrazioni e del dolore dato. E’ la canzone del lirismo del dolore. In tanti hanno cantato questo brano, e l’hanno fatto anche molto bene, ma rimane ineguagliata l’interpretazione dello stesso Ciampi, eseguita a occhi chiusi e a braccia conserte a “Senza Rete”, la nota trasmissione RAI, nell’estate del 1970.
“Io e te Maria”, canzone scritta da Ciampi e Marchetti, è un soliloquio poetico in forma di serenata, una delle più orecchiabili armonie dei due autori, intercalata da cambi armonici e di tempo. Questo brano non ha nulla di tragico, anche se parla dell’assenza della donna amata, di Maria, che non c’è, ma si immagina che troverà comunque quello che rappresenta: l’amore.
In “Sporca estate” Ciampi canta l’innocenza, confessa la mancanza dei figli e si lascia andare ad alcune amare considerazioni sulla sua vita, dove ha ed è stato “rimorchiato”, sino a essere definitivamente scaricato. Vorrebbe incontrare i suoi figli per portarli a cena sulle stelle, ma loro non ci sono. Un testo lineare reso unico da quell’espressione figurata, che punta verso il cielo.
“Ma che buffa che sei” è una canzone che Ciampi ha dedicato a una donna che ha amato, dove alterna frasi estremamente dure a definizioni altrettanto dolci. In pochi versi sono stravolti concetti e sentimenti, passando dalla deplorevole violenza del pugno dato alla sua donna, al profondo dispiacere per il gesto e infine al sottile compiacimento di essersi sostituito a Dio nel modellarne il naso.
Completano l’album i brani: “Il merlo”, “Il vino”, “Disse non Dio, decido io”.
Piero Ciampi disse: “Per sapere cos’è la solitudine bisogna essere stati in due, altrimenti bisogna che qualcuno ti racconti cosa sia la solitudine”. Gino Paoli ci racconta la solitudine dell’artista livornese, con un disco tributo di indubbio valore, realizzato con ottimi strumentisti e tanto amore. L’album è disponibile su iTunes.
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William Molducci
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