LA SEGNALAZIONE
Alla riscoperta di Umberto Boccioni, il futurista
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di Federico Di Bisceglie
Nei primi anni del Novecento la storia dell’arte mondiale fu caratterizzata da una serie di movimenti ideologico-artistici che influenzarono tutto il corso degli eventi successivi: le avanguardie.
Sono avanguardie artistiche il Cubismo, con i due principali esponenti riconosciuti in Braque e Picasso, il Surrealismo, l’Espressionismo, ma il movimento avanguardistico per eccellenza, il più complesso e più ‘estremo’ fu il Futurismo. Filippo Tommaso Marinetti il 20 febbraio 1909 pubblica il manifesto del movimento futurista sul giornale francese “Le Figaro”, esponendo in undici punti una serie di idee e progetti che saranno destinati a mutare profondamente la visione del mondo e a diffondere le idee futuriste fra le persone.
Il Futurismo è sostanzialmente una frattura radicale con il passato, sia dal punto di vista ideologico che dal punto di vista pratico. Ciò che l’avanguardia futurista esalta maggiormente è l’idea del dinamismo e del ‘nuovo’, frutto di una società in progressivo mutamento, che ambisce a qualcosa di diverso rispetto alle idee del passato, che secondo i futuristi ingabbiano la progressione dell’umanità. Secondo la concezione futurista la frenesia della città rappresenta in maniera autentica la condizione dell’uomo, ne delinea gli aspetti migliori. Secondo il manifesto dell’architettura futurista, stilato da Antonio Sant’Elia nel 1914, la figura dell’architetto deve essere profondamente cambiata e i materiali impiegati devono essere: cemento armato, legno, vetro, e quindi porsi in netta contrapposizione con l’architettura e le forme dei palazzi antichi. Il più rivoluzionario dei manifesti futuristi è però quello sulla pittura, stilato nel 1910 da Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo e Umberto Boccioni. Proprio lui è in assoluto il più produttivo e il più radicalmente futurista tra i firmatari, sebbene la sua produzione artistica sia limitata alla durata di dieci anni.

Le tappe della formazione e della realizzazione artistica di Umberto Boccioni sono diverse e talvolta non nettamente riconoscibili. La mostra “Umberto Boccioni (1882-1916): genio e memoria”, organizzata a Palazzo Reale a Milano in occasione del primo centenario della morte del pittore futurista (dal 23 marzo al 10 luglio), ripercorre le tappe della vita dell’artista prematuramente scomparso a causa di una caduta a cavallo nel 1916, attraverso l’esposizione di quasi 300 opere. Quelle di produzione giovanile, all’interno delle quali sono riscontrabili gli stilemi tradizionalmente riconosciuti futuristi, e quelle di produzione più tarda, che denunciano una tendenza alle caratteristiche di opere ascrivibili al cubismo. Frutto di un progetto di ricerca curato dal Gabinetto dei Disegni della Soprintendenza del Castello Sforzesco, la mostra è prodotta e organizzata da Castello Sforzesco, Museo del Novecento e Palazzo Reale, con la casa editrice Electa.
Questa esposizione costituisce un’importante manifestazione culturale, per approfondire e riscoprire le radici di un movimento e di un’artista assolutamente fondamentale per la storia dell’arte. Un’occasione unica per scoprire i più importanti dipinti e sculture dell’artista, ma anche dei principali protagonisti della cultura a lui contemporanea, insieme a un’eccezionale selezione di 60 disegni di Boccioni provenienti dal Castello Sforzesco di Milano, che rappresentano il vero cuore dell’esposizione. Inoltre in mostra si potranno ammirare opere provenienti da importanti istituzioni museali e collezioni private di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca di Brera, le Gallerie d’Italia di Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, il Metropolitan Museum of Art di New York, e la Getty Foundation di Los Angeles, il Musée Picasso e il Musée Rodin di Parigi, il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Tutte le info sul sito di Palazzo Reale

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Redazione di Periscopio
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