da: Laura Rossi
In concomitanza con la Festa del Libro Ebraico, la Collezione dello scultore Mario Piva, in via Cisterna del Follo 39 (Ferrara), ospiterà venerdì 24 aprile 2015 alle ore 16,30 la scrittrice-regista israeliana Dova Cahan
Al tavolo dei relatori la Prof.ssa Silvana Onofri, nota insegnante d’arte del Liceo Ariosto, promotrice di importanti eventi artistici-culturali, fra cui: Giorgio Bassani, i Giardini dell’ Ariosto, Palazzo Prosperi-Sacrati etc.
Breve presentazione di Laura Rossi, operatrice artistico-culturale e neo-presidente dell’ Associazione “Italia-Israele, arte, cultura e società” con sede legale a Ferrara e che sarà presentata pubblicamente a breve periodo.
Le letture di qualche brano saranno affidate alla nota attrice-cantante Cristina Chiaffoni di ritorno da Budapest, dove ha girato alcuni spot pubblicitari con l’attore Antonio Banderas.
Fra gli invitati eccellenti: la Comunità ebraica di Ferrara, la Comunità di Asmara e Romania e altri.
L’autrice Dova Cahan è nata a Bucarest (Romania) nel 1947 e all’età di appena 7 mesi giunse ad Asmara (Eritrea), dove ha vissuto fino al giugno del 1967. Con la Guerra dei Sei Giorni si trasferisce in Israele per proseguire gli studi e per cercare di realizzare una nuova vita e integrarsi in quello Stato ideale di suo padre, attivista sionista romeno che dovette abbandonare la Romania dopo l’avvento del comunismo per rifugiarsi come profugo in Eritrea.
Dova, pur avendo una cultura di base italiana, non ha mai pensato di lasciare Israele. Ha partecipato a festival e tenuto conferenze in Israele, Romania e Italia.
Questo libro è dedicato alla figura di suo padre, Herscu Saim Cahan: un uomo che ha combattuto e compiuto azioni durante la Shoah, assieme ad altri: “avevano cercato di salvare gli ebrei, offrendo loro rifugio e rendendo possibile la partenza per la Palestina. Oggi, in Romania viene ricordato tra gli esseri umani degni di questo nome”.
Un libro coinvolgente: i ricordi della sua famiglia, della sua infanzia, della sua giovinezza. “Le cose terribili della Shoah erano per me lontanissime dalla realtà di una ragazza che aveva trascorso la sua infanzia ad Asmara: sì, sapevo dell’ Olocausto e di ciò che era accaduto a mia zia Mina. Mia madre non ha mai voluto dirmi se in Romania avesse dovuto portare cucita sugli abiti la stella gialla”.
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