La sconcertante attualità di ‘Filumena Marturano’
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STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
Filumena Marturano, regia di Cristina Pezzoli, Teatro Comunale di Ferrara, dal 6 al 10 dicembre 2000
Filumena Marturano è uno dei personaggi più straordinari di tutto il teatro italiano. Nata dalla penna del grande Eduardo De Filippo nell’aprile del 1945, Filumena rappresenta in qualche modo la donna-prototipo dell’emancipazione: quella autentica. E al femminile è la regia di questa nuova messa in scena allestita in occasione del centenario eduardiano: Cristina Pezzoli. La quale così commenta la propria rilettura: “Penso in primo luogo alla recitazione, ma anche allo spazio scenico e alla possibilità di sottrarlo ad un certo realismo, di provare a simbolizzare nella scenografia, con ‘leggerezza’, certi nuclei tematici profondi di scrittura: il ‘ring’ su cui si battono Filumena e Domenico assistiti dai loro ‘secondi’ Rosalia e Alfredo, nel primo atto; il ‘trasloco’ in cui incessantemente vagano tutti i personaggi del secondo atto, come se la casa perdesse la sua rassicurante identità per trasformarsi in un labirinto in cui nessun posto appartiene più per davvero a nessuno e dove non è possibile per nessuno fermarsi; l’happy end del terzo atto in cui si ricompongono, con pudore, i conflitti senza enfasi ma con struggente tenerezza e Filumena che corona con il matrimonio il suo sogno di “dignità”, come una buffa Cenerentola che arriva al ballo del principe con le scarpe nuove troppo strette”.
A distanza di molti decenni dal debutto, con l’indimenticabile Titina De Filippo nel ruolo della protagonista, la compagnia “Gli Ipocriti” ripropone il celebre dramma con l’interpretazione di Isa Danieli e Antonio Casagrande, attorniati da uno stuolo di comprimari di riguardo e assistiti per le scene e i costumi da Bruno Buonincontri, dalle luci di Cesare Accetta e con le musiche di Pasquale Scialò. Cristina Pezzoli ha il coraggio di allestirne una versione in qualche modo ‘tradizionale’, sebbene priva di vacue imitazioni e curandone quasi maniacalmente i particolari. “C’è ancora tanto da raccontare di questo testo, se si supera la “sindrome da confronto” che può originare solo il fantasma sterile e deleterio del tentativo di variazione virtuosistica”: afferma la regista di questa edizione del Centenario (della nascita di Eduardo De Filippo) di “Filumena Marturano”. Infatti, è impensabile porre termini di paragone.
Macchinose ma al contempo ingegnose ed efficaci le scene di Bruno Buonincontri, originali nel loro arrangiamento ‘contemporaneo’ le musiche di Pasquale Scialò, adeguate le luci di Cesare Accetta. Ma alla fine a spuntarla su tutto è lo strepitoso copione del grande Eduardo, un testo ancora di un’attualità sconcertante, denso di valori umani che oggigiorno, purtroppo, si ritrovano quasi solo a teatro.

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Riccardo Roversi
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani