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21 Maggio 2018

La rivincita del pessimista

Tempo di lettura: < 1 minuto


di Federica Mammina

“Sei troppo pessimista”. Questa è una delle frasi che mi sono sentita ripetere più spesso nella mia vita. E in effetti un fondamento di verità c’è perché sono una di quelle persone che di fronte alle sfide, alle situazioni nuove e agli obiettivi pensa che la percentuale maggiore di probabilità vada a braccetto con il fallimento. Insomma, riconosco in me una certa tendenza al pessimismo leopardiano. Non per niente è il mio poeta preferito.
Bisogna riconoscere prima di tutto che il pessimismo e l’ottimismo sono atteggiamenti innati, attitudini che fanno parte del corredo di cui siamo dotati alla nascita, che dobbiamo imparare a gestire prima che gestiscano noi. Ciò che mi ha sempre colpito però è la condanna senza riserve che accompagna l’individuare un atteggiamento pessimista in qualcuno e di contro la bonaria indulgenza nel riconoscere un atteggiamento ottimista. Ma abbandonare l’abituale schema che ci porta ad attribuire necessariamente una valenza negativa al pessimismo e positiva all’ottimismo solo sulla base del segno positivo o negativo che precede i pensieri, potrebbe farci accettare anche l’ipotesi che un sano pessimismo produca realismo e che uno squilibrato ottimismo generi immobilismo.

“Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa l’ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente”
Giovanni Sartori

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

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Redazione di Periscopio



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