LA RIQUALIFICAZIONE DI CEMENTO
“Spero che questa Giunta abbia il coraggio di bloccare il nuovo mostro della Darsena”
Marzia Marchi – Ambientalista
Gentile direttore,
Trovo veramente curioso che ogni intervento di cosiddetta riqualificazione urbanistica si traduca inevitabilmente in una nuova colata di cemento!
L’avevo scritto in occasione della fantomatica piazza Verdi che da parcheggio, una volta riqualificata si è trasformata in immenso dehoors per i bar circostanti. Costi pubblici e guadagni privati!
Pertanto, spero davvero che questa Giunta abbia il coraggio di bloccare il nuovo mostro della Darsena, ovvero il parcheggio multi piano dell’ex Mof. Una struttura che qualcuno definisce agile perché in acciaio e reversibile!!! Ovvero un manufatto di acciaio che dovrà contenere migliaia di auto e di corriere! Ms che colata di cemento serve per sostenere questa strutturina agile? E dunque, quando l’ex assessore Fusari parla del più importante progetto di riqualificazione urbanistica di Ferrara, ha una visione ben limitata della città se riqualificare significa invitare auto ad avvicinarsi al centro, cioè aumentare mobilità inquinante in prossimità delle mura, in strade mal conformate per grande traffico e in una zona densamente abitata.
Mentre la Darsena giace arenata nel suo fango mefitico, senza barche e ora anche senza alberi. La stessa zona, già stuprata dall’orribile torre inutilizzata che svetta sul fallimentare Darsena City, aveva bisogno di ben altro intervento di riqualificazione che non un nuovo mostro a complicarne lo skyline.
Il mercato dell’auto è in crisi e la mobilità automobilistica dovrà prima o poi cedere al passo ad una mobilità sostenibile, ovvero metropolitane leggere e soprattutto biciclette.
Proprio davanti all’ex Mof è stata inaugurata in pompa magna la ridicola striscetta di 100 metri di pista ciclabile che nasce e sparisce nel nulla. Ecco, la riqualificazione urbanistica nell’ambito di un piano periferie avrebbe dovuto progettare una rete di viabilità ciclistica che dalla periferia conduce al centro in sicurezza.
Ma è più comodo seguire il percorso dannatamente tracciato in questo Paese: coniugare lo sviluppo al consumo di suolo. Non dovrebbe scendere un solo chilo di nuovo cemento sul nostro martoriato territorio, invece si continuano a progettare autostrade, vedasi l’altro scellerato progetto Cispadana, tanto per rimanere a casa nostra.
Sulla qualità ambientale di questa Giunta ho la stessa scarsa fiducia che avevo nei confronti di quella precedente, ma spero che, se non altro per ragioni di contrapposizione politica, non si dia avvio all’ennesimo scempio architettonico dell’ormai ex quartiere Giardino. Poi i mostri restano! Come l’orrendo stadio, sovradimensionato rispetto al contesto e tra un po’, temo, anche rispetto allo scopo!

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)