“È facile amare le persone lontane, molto facile pensare alla gente che muore di fame in India. Ma prima dovete vedere se regna l’amore in casa vostra e in quella del vostro vicino e nella strada in cui abitate, nella città in cui vivete, e solo dopo guardate fuori.” Madre Teresa di Calcutta
Madre Teresa era un esempio, di quelli che non esistono più, Madre Teresa era saggia. Madre Teresa era una piccola grande guida, Madre Teresa era una luce, di quelle che non brillano più. In questi giorni di guerra, minacce, assalti, attentati kamikaze e bombe, le scuole dei bambini non osano più insegnare la bellezza, la bontà e la pazienza.
La stampa parla di giovani vite in fumo, perse, fagocitate dalla violenza, dal nonsenso e dal colore nero, ovunque campeggia questa funebre tonalità. Il “Je suis Charlie” si mescola con il “Je suis palestinien” o il “Je suis Syrien”. Quando finirà questa improvvisazione? Ormai guardiamo con paura oltre le porte dei nostri vicini, aldilà dei confini e delle frontiere, l’altro e il diverso diventano sospetti. Tutti. Non cogliamo più l’amore nelle strade delle città in cui viviamo, la gioia di un amico che arriva con una torta di mele, di un fidanzato innamorato che ci porta dei fiori, di un mondo fatto anche di solidarietà, quella dei nostri quartieri, delle nostre periferie umide e abbandonate. Guardiamo fuori, solo, oltre i nostri orizzonti, ci fanno guardare fuori, ci spaventano con la paura, perché un popolo spaventato, terrorizzato e allertato se ne sta più tranquillo, lo si controlla meglio. Chiudiamoci allora un po’ di più, in certi momenti, non parlo certo di frontiere o d’isolamento ma penso al guardarci dentro, allo starci vicino, in sacrosanto silenzio. Amiamoci di più, stringiamoci in un grande girotondo, anche per guardarci in faccia. Lasciamo stare i bambini, lasciamoli giocare e correre spensierati e liberi per i prati. Basta ipocrisia. Un po’ di silenzio, allora, per favore. Solo un po’ di silenzio. Al verde di un giardino fiorito, all’ombra di cieli senza nuvole.
Fotografia di Simonetta Sandri, Giardino dell’Hermitage, Mosca
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Simonetta Sandri
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