LA RIFLESSIONE
Prima Guerra Mondiale,
le ragioni per ricordare
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Ci sono vari motivi per commemorare la Grande Guerra di cui ricorre il centenario. Un impegno civile orientato in senso pacifista: ricordare l’ecatombe fratricida dei soldati, in molti casi sepolti l’uno accanto all’altro nei cimiteri di guerra, e l’esperienza drammatica della popolazione civile per far sì che non si ripetano. Si aggiunge la motivazione europeista: l’Europa unita come alternativa alle guerre che hanno insanguinato per secoli il nostro continente, fino ad arrivare ai due terribili conflitti del Secolo Breve, senza dimenticare che sul fronte italo-austriaco hanno combattuto quasi tutti i paesi che oggi fanno parte dell’Unione Europea. Si può poi ricordare anche la narrazione memoriale che vuole la Prima Guerra Mondiale come l’ultima delle guerre risorgimentali italiane, che ha completato l’unità nazionale, trascurando la complessità degli eventi e delle esperienze umane nelle regioni di confine come il Trentino o il Friuli Venezia Giulia.
Abbiamo dunque a che fare con un quadro composito di motivazioni eterogenee, a cui bisogna aggiungere l’elemento di una memoria oramai senza ricordo, perché non è più possibile attingere alle testimonianze di coloro che hanno avuto esperienza diretta della Grande Guerra. Infine, senza nulla togliere al legittimo sforzo commemorativo, spesso da queste memorie manca la storia, con tutte le sue complessità e ambiguità. Il pur doveroso racconto delle esperienze e delle sofferenze sembra a volte prendere il sopravvento sull’analisi delle cause e degli effetti, che sono stati enormi dal punto di vista politico e sociale: la scomparsa degli imperi e la nascita o trasformazione di nuovi stati, la rivoluzione bolscevica e la guerra civile che ne è derivata, le crisi politiche in Italia e nella Repubblica di Weimar da cui si sono sviluppati i regimi dittatoriali che hanno trascinato nuovamente l’Europa nella tragedia. È proprio qui che i musei, come quello del Risorgimento e della Resistenza, assumono un’importanza fondamentale: i monumenti e i luoghi della memoria, come le trincee o i cimiteri di guerra, non hanno una specifica funzione didattica, il loro ruolo è evocare e la loro dimensione è simbolica. Al contrario i musei, in ragione della loro funzione pedagogica, richiedono una riflessione attenta ai contenuti: gli oggetti che raccolgono ed espongono sono sì dei segni, ma anche entità concrete con una propria storia e una propria capacità di comunicare significati. Intrecciando diverse forme di apprendimento, i musei devono quindi assolvere al compito di costruire la solida intelaiatura di un racconto storico il più completo possibile, affiancando la scuola, perché se è vero che i ragazzi sono i destinatari principali dell’appello a ricordare, è alle loro coscienze critiche che bisogna fare appello, non solo alle loro emozioni.
Anche di questo si è parlato sabato nel corso della presentazione della “Guida ai documenti della I Guerra Mondiale”, conservati nel Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara. Daniele Ravenna, dirigente del Mibact, ha segnalato come il percorso “a tutela della memoria storica della Prima Guerra Mondiale” da parte delle istituzioni statali inizia con la legge 78 del 2001, quando per la prima volta “si sono fissati una serie di principi per affermare che esiste un patrimonio storico della Grande Guerra, formato da tutto ciò che è testimonianza materiale”, dai documenti ai monumenti, dalle trincee ai cimiteri di guerra, fino ad arrivare ad oggi, “al tema del centenario”. “Celebrazioni e tutela del patrimonio stanno procedendo insieme”, grazie anche alla collaborazione tra il Comitato scientifico della Presidenza del consiglio presieduto da Franco Marini e il Mibact. Secondo Ravenna, la caratteristica principale delle celebrazioni è “la valorizzazione delle diversità e delle specificità delle tante realtà italiane, sono quindi tantissime le iniziative in preparazione sul territorio”, a cui il ministero dei Beni culturali partecipa attraverso le Soprintendenze. A livello centrale, “la Presidenza del Consiglio ha promosso l’iniziativa Cento monumenti per il Centenario, che si propone di restaurare cento monumenti ai caduti in tutta Italia, mentre noi del Mibact abbiamo avviato due azioni: il censimento dei monumenti, con il quale abbiamo già realizzato circa seimila schede che saranno fra poco disponibili in rete, e il portale www.14-18.it, progettato per ospitare il materiale delle istituzioni pubbliche e dei privati, diventando così una grande banca dati nazionale sulla Prima Guerra Mondiale”.
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Federica Pezzoli
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