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In principio la Rete non fu Verbo, ma solo canale: mezzo tramite il quale trasmettere contenuti concepiti e sviluppati secondo le logiche dei media tradizionali. Così abbiamo assistito alla fase in cui i quotidiani semplicemente riversavano in pdf i propri materiali cartacei e in seguito visto nascere goffi prototipi di giornali digitali dai contenuti tendenzialmente statici. E’ servito un po’ di tempo affinché le potenzialità di internet fossero comprese appieno e si dispiegassero in innovativi progetti editoriali realmente capaci di esaltarne le più specifiche connotazioni.

Oggi, immediatezza, interattività, multimedialità sono i tratti distintivi del giornalismo online. Così come lo sono la possibilità di personalizzare i percorsi di lettura e l’opportunità di archiviare e attingere notizie, interrogando con facilità infinite banche dati pregne di una quantità inimmaginabile di informazioni in continua espansione. La rete, da mero contenitore si è fatta contenuto. Ma non solo nel senso indicato da Mc Luhan quando segnala che il mezzo è il messaggio poiché condiziona in maniera determinante la fruizione da parte dell’utente; la rete è contenuto soprattutto perché ha imposto nuove logiche e nuovi modelli di informazione a livello di produzione e ha quindi indotto la definizione di un nuovo standard giornalistico. E in quanto contenuto, ormai prevalente fra i giovani, la rete impone il proprio verbo, condizionando anche i media tradizionali e costringendoli a riconsiderare se stessi alla luce delle nuove abitudini.

Di questo fenomeno, al di là degli aspetti sostanziali, sono un’esteriore e appariscente spia l’adozione, da parte dei vecchi media, di format grafici che emulano, o talvolta solo scimmiottano iconograficamente, gli attributi propri dell’online. La rete fa tendenza. E ora, dopo avere affermato le proprie peculiarità in termini di status e dignità di prodotto, può tornare a fungere simultaneamente anche da canale senza snaturare se stessa e senza porre a rischio l’acquisita identità. In quanto canale, la rete e gli strumenti che ne sono propaggine (computer, smartphone, tablet eccetera) assecondano i bisogni attuali, anche fungendo da supporto a prodotti editoriali semplicemente trasferiti in formato digitale.

I libri costituiscono l’esempio più eclatante di questa rigenerata attitudine: i contenuti restano di base statici ma si arricchiscono di una serie di funzioni interattive, che vanno dal banale segnalibro elettronico alla possibilità di scrivere commenti a margine del testo o di ottenere simultanee traduzioni oppure esplicazione dei significati, all’opportunità di condividere la propria esperienza con altri utenti/lettori o semplicemente con se stessi, attraverso la reticolare diffusione del contenuto sui vari supporti che ciascun utente possiede. Analogamente i quotidiani hanno sostituito i primordiali pdf del giornale con le attuali versatili edizioni digitali, linfa che alimenta le speranze di rilancio del settore. La leva virtuosa è quella degli abbonamenti alle versioni elettroniche di un prodotto che, siffatto, abbatte i costi di stampa e di distribuzione, consegue il vantaggio di essere replicabile all’infinito senza aggravi economici e risulta accessibile anche dal più remoto luogo della Terra, purché connesso a internet.

Fra i giovani l’abitudine di leggere online si sta affermando come tendenza diffusa e irreversibile. Questo dovrebbe indurre a riconsiderare le ragioni che finora hanno determinato l’esclusione dalla vetrina digitale di alcuni segmenti del mercato giornalistico. Per le sue intrinseche caratteristiche la rete si è infatti affermata precipuamente come vettore di comunicazione della cronaca, nella sua immediatezza: gli eventi trovano istantanea visibilità nello spazio sconfinato di internet. Ma essendo internet nel frattempo divenuto anche il caffè del ventunesimo secolo potrebbe risultare ora il luogo appropriato pure per l’approfondimento, un ambito in precedenza escluso poiché considerato incongruente. Invece, proprio a modello di ciò che sta facendo l’industria editoriale con il libro, anche la concezione giornalistica del tradizionale ‘periodico’, che per sua natura richiede un ampio respiro, potrebbe trovar espressione in rete, giovandosi di alcune peculiarità del mezzo, pur senza sfruttarne appieno tutte le risorse.

L’approdo online dell’informazione periodica che, specie all’estero, ha già segnato qualche punto a proprio favore, avrebbe il merito di dare spazio a ciò che più è carente nel panorama dell’informazione online: l’approfondimento – declinato nelle principali forme che gli sono proprie: opinione, inchiesta, intervista – inteso come espressione del tentativo di fornire un’interpretazione ai fatti che vada oltre la volontà di rappresentarli nella loro immediatezza. D’altronde la ricerca di significato – il senso più profondo degli avvenimenti che risiede al di sotto della superficie delle notizie – è compito precipuo del giornalismo che si esercita quando al dovere di raccontare si affianca la volontà di riflettere. Trasferire anche in rete questa propensione contribuirebbe a compensare un deficit che le nuove generazioni (quelle più avvezze all’utilizzo dei mezzi digitali) attualmente scontano più delle altre: la diffusa assenza nei media online di un filo di spiegazione, di un tentativo di mettere ordine alle cose del mondo fornendo al cyberlettore una chiave di comprensione.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada


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