LA RIFLESSIONE
La polis democratica e gli anatemi del vescovo Luigi Negri
La democrazia odia la perfezione e ama la perfettibilità. Per questo attribuisce importanza al metodo dell’ascolto, del dialogo, della mediazione, dell’apprendimento individuale e collettivo permanente. La democrazia è il regime che sostiene gli individui nell’organizzare le loro vite e le loro scelte come meglio preferiscono. La democrazia richiede qualità diffuse che gli antichi chiamavano virtù: onestà, competenza, fiducia, solidarietà, verità.
La differenza epocale introdotta dalla democrazia moderna, laica e plurale è che queste virtù sono sempre a rischio, perché il regime democratico non è autoritario, paternalistico o pedagogico. Culture, religioni, ideologie, gruppi, associazioni, individui, sono tutti alla pari. La vita quotidiana di una società democratica è una fatica di Sisifo continua. Il masso del bene comune che si spinge in alto, può essere in ogni momento precipitato in basso da controspinte negative. Ma anch’esse sono legittime e normali. Una buona società e una cultura civica sono il risultato di inclusione e connessione fra le varie soggettività che abitano la polis. Ma si tratta di un processo precario perché la democrazia deve tenere in equilibrio due spinte che rischiano, in ogni momento, di lacerarla: la sua innata e originaria logica espansiva e universale; e la continua differenziazione prodotta dalla società degli individui che si basa sul rispetto dell’unicità e dell’originalità di ogni uomo e ogni donna. Uguali ma diversi. Il collante tra queste spinte è la coscienza del limite e del rispetto del valore dell’altro e della reciprocità.
Questa rapida sequenza di concetti e principi mi è venuta alla mente leggendo il messaggio pastorale del vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri. Affermazioni apodittiche; linguaggio truculento; visione demonizzante della modernità; negazione della libertà di scelta; idea della donna come persona irresponsabile e colpevole. Insomma, monsignor Negri esibisce su ogni tema che affronta uno stile aggressivo, non interessato al dialogo, ma solo a dire (stavo per scrivere comandare…) agli abitanti della polis democratica e laica come si deve vivere rettamente e quali sono i principi e i valori assoluti e indiscutibili da rispettare.
Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci

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Fiorenzo Baratelli
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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)