In tempi di novità epocali e cambiamenti veloci conosco un tipo umano capace di adattarsi senza problemi. Vorrei delinearne l’identikit ricavandone le caratteristiche dall’osservazione sul campo e dalla conoscenza di una storia che conosco. Mi riferisco al weberiano ‘tipo ideale’ del militante o dirigente comunista italiano che ha avuto la fortuna di una lunga vita sempre spesa al servizio della causa.
A metà degli anni cinquanta era con Stalin. Negli anni sessanta con Krusciov. Negli anni settanta con Breznev. Negli anni ottanta-novanta con Gorbaciov ed Eltsin.
In Italia, stessa sincronia tra leader del momento e fedeltà conseguente. Negli anni cinquanta-sessanta con Togliatti. Poi con Longo, Berlinguer, Natta, Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Bersani… Renzi.
E le posizioni che cambiano su questioni importanti? Per esempio riguardo alle leggi elettorali? Non c’è problema. Il nostro fedele e immarcescibile militante è il medesimo che si batté contro la cosiddetta ‘legge truffa’ di De Gasperi del 1953 e oggi si spella le mani nell’applaudire la nuova legge elettorale di Renzi.
Costui ci chiederebbe stupito: dove sta la contraddizione? E’ vero, c’è coerenza. Non nella difesa del merito (un abisso separa la legge del 1953 da quella appena approvata…), ma nell’obbedire sempre al leader del momento.
C’è chi ha ricordato, sconsolato, che non è vero che la storia sia maestra di vita. E invece per questo tipo umano lo è. Basta stare sempre con chi comanda qui e ora. E, badate, costui non lo fa per meschino opportunismo, ma per sincera convinzione. E’ la persuasione dell’ottusa ortodossia, secondo cui è scismatico e fa il gioco dell’avversario chi osa criticare il ‘dominus’ che ha vinto. Salvo cambiare repentinamente all’apparir del nuovo… capo.
Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara.
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Fiorenzo Baratelli
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